Thread by @Lukyluke311

Alcune informazioni in merito alle armi nucleari tattiche russe, che in luglio torneranno in Bielorussia per la prima volta dagli anni novanta

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Con la fine dell’Unione Sovietica, la Bielorussia 🇧🇾 (insieme a Russia, Ucraina e Kazakistan) diventa quasi automaticamente una delle nuove potenze nucleari dell’Est, dal momento che circa 81 missili balistici intercontinentali SS-25 sono rimasti nelle basi del territorio

dopo la Dichiarazione di Stato Indipendente.

Nel maggio 1992 la Bielorussia sottoscrive il Protocollo di Lisbona, formale adesione al Trattato di Non-Proliferazione delle Armi Nucleari e, con Ucraina e Kazakistan,

stringe accordi per lo smantellamento delle testate strategiche coinvolgendo anche la Russia.

Per raggiungere tale obiettivo, la Russia doveva ratificare il trattato START, ma per un lungo periodo, tuttavia, la legislatura è bloccata da una sorta di stallo burocratico

mentre si continuano a cercare garanzie a livello internazionale per la sicurezza dei territori ex sovietici e, soprattutto, i fondi necessari per poter dare inizio alle costose operazioni.

PDF - Armamenti nucleari nelle ex Repubbliche Sovietiche
archiviodisarmo.it/view/_YYBp2E9T…

Il 4 ottobre 1993 il trattato START è ratificato e Mosca approva finalmente l’adesione all’accordo di non-proliferazione.

Alcune testate sono rimosse dai loro siti in Bielorussia nella metà del ’93, MA NON TUTTE,

in particolare quelle situate a Mazyr e Lida, fino al 1995, quando si comincia a parlare della necessità di una data limite.

Info: A Lida la costruzione del bunker, “Oggetto 1161” era iniziata nel 1986, sopra il cantiere fu costruito un alto hangar,

che non permetteva di vedere le enormi gallerie dall'alto.
Il colossale bunker “Oggetto 1161” non è facile da trovare: in una foresta remota, vicino al piccolo villaggio bielorusso di Khrustovo,
semplicemente impossibile vederlo dal satellite.

Secondo i documenti, l'edificio era un impianto di riparazione per macchine agricole...".

Probabilmente molti bunker / depositi di epoca sovietica non sono ad oggi ancora stati rivelati.
fresher.ru/2018/11/08/sek…

🇧🇾 Lukashenko inizialmente bloccò i processi di riduzione dei siti delle testate nucleari, relativi al versante europeo, per l’intrusione della NATO in territorio bielorusso, ma la questione riguardava prevalentemente l‘aspetto economico dell’operazione.

nuke.fas.org/guide/belarus/…

Le restanti testate nucleari sono così prese in custodia dalla Russia che, grazie ad una apposita concessione, rimangono in Bielorussia per 25 anni, in virtù di quegli stessi accordi internazionali sottoscritti fra nel gennaio-febbraio 1995.

Nel luglio ’96, 63 delle 81 testate “Topol-SS25” sono ritirate, e le rimanenti 18 portate in Russia, tuttavia Alexandr Lukashenko annuncia ufficialmente che il suo paese aveva intenzione di sospendere il ritiro e il trasferimento delle testate nucleari in Russia.

La decisione, secondo la testimonianza dello stesso presidente, era una forzata conseguenza della errata gestione della precedente amministrazione.

Dopo notevoli sforzi diplomatici, i missili riprendono la via di Mosca nel novembre 1996,

facendo della Bielorussia un paese libero da armamenti nucleari.
web.archive.org/web/2011050714…

A distanza di decenni, le strutture di stoccaggio di armi nucleari abbandonate nelle ex Repubbliche Sovietiche sono cadute in rovina e sono state prese di mira da saccheggiatori e vandali. Tutte? Chi può dirlo?

Il mistero dei bunker top-secret, che custodivano gli armamenti nucleari sovietici, rimane tutt’oggi rinchiuso negli archivi russi.

Minimizzare il dispiegamento di armi nucleari russe in territorio bielorusso, “perché non ci sono riscontri satellitari a conferma”,

potrebbe forse rivelarsi azzardato.

Oggi Mosca e Minsk beneficiano di una profonda integrazione militare.

Ufficialmente i Russi posseggono 2 installazioni militari nel territorio della Bielorussia; più specificatamente, il grande complesso radar di Gantsavichy,

situato vicino alla città di Baranovichy e gestito dalla 474esima Unità Radio-Tecnica Indipendente, ed il trasmettitore VLF del 43esimo Centro di Comunicazione della Marina Russa, situato vicino alla cittadina di Vileyka.

Entrambe rappresentano infrastrutture fondamentali per il dispositivo militare russo dato che il trasmettitore VLF di Vileyka è utilizzato per inviare messaggi cifrati ai sottomarini della Marina Russa in pattugliamento nell'Atlantico mentre il radar di Gantsavichy,

del tipo 70M6 Volga, costruito tra il 1985 ed il 2002, è un componente importantissimo e non sostituibile (almeno nel breve e medio periodo) del sistema di difesa anti-missili balistici della Federazione Russa.

Al di là di queste due installazioni strategiche principali, c'è però un enorme network di installazioni secondarie e “potenziali” che è difficile da quantificare.

Per esempio, in base alle clausole dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva,

in caso di aggressione esterna, la Bielorussia darebbe completo e libero accesso a tutte le sue basi aeree alla V-VS, le Forze Aeree della Federazione Russa, che infatti contribuiscono sia economicamente che logisticamente a mantenerle efficienti.

L'intero sistema di difesa aerea bielorusso che controlla sia i sistemi radar che quelli missilistici è completamente integrato con quello russo e idem dicasi per le infrastrutture gestite dalle Guardie di Frontiera, sempre in costante coordinamento con le loro controparti russe.

Dalla ex-Unione Sovietica, la Bielorussia ha ereditato le strategiche infrastrutture della base militare di Maryina Gorka, situata non lontano da Minsk, che in periodo sovietico rivestivano un'importanza fondamentale per la formazione delle Spetsnaz,

le Forze Speciali dell'URSS prima e degli stati post-Sovietici ora, ed è normale per gli “specialisti” delle Forze Armate Russe condurre regolari corsi di aggiornamento ed esercitazioni congiunte con i “colleghi” bielorussi proprio nel suddetto centro. (fonte: A. Gaspardo)