🙁Ma perché stare male a scuola, quando si potrebbe stare bene?
🙂Oggi gli sforzi devono andare nella direzione di includere tra i fattori che orientano le decisioni (le valutazioni di sistema), sia a livello locale (PTOF) sia a livello globale (INVALSI), anche una qualche misura del #benessere.
🙂Un contesto che promuove il benessere è di fatto un contesto che favorisce uno sviluppo equilibrato, apprendimenti efficaci ed espressioni creative, tutti pilastri per una cittadinanza attiva, produttiva e, aggiungiamo, orientata all’innovazione.
🙂Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante, in quanto evidenzia la spinta verso la costruzione di un atteggiamento proattivo e non riproduttivo (o peggio passivo) nei confronti della realtà in cui siamo chiamati a vivere.
🙂Per la teoria dell’autodeterminazione al benessere, contribuiscono positivamente la soddisfazione del bisogno di sentirsi competente (“lo so fare!”), in relazione (“guarda cosa ho fatto!”) e autonomo (“ho scelto io di farlo!”), ...
... così come la promozione dell’autonomia (“puoi scegliere come fare!”) da parte di genitori e insegnanti, e negativamente la promozione del controllo (“fai quello che ti dico!”).
🙂Per la teoria delle concezioni implicite dell’intelligenza/competenza, contribuisce positivamente la concezione malleabile (“posso migliorare!”) e negativamente la concezione rigida (“non posso fare più di così!”).
🙂Passando alla teoria degli obiettivi di riuscita, il perseguire obiettivi di approccio (“voglio provare a farlo!”) contribuisce positivamente alla condizione di benessere, mentre il perseguire obiettivi di elusione (“voglio evitare di farlo!”) contribuisce negativamente.
🙂Infine, circa la teoria dei valori, l’adesione a valori caratterizzati da finalità collettive (“collaborare è meglio!”) influisce positivamente sul benessere, mentre l’adesione a valori caratterizzati da finalità individuali (“competere è meglio!”), influisce negativamente.
Valutare e promuovere
“ben-essere” nella scuola
cross-COVID
Felicità raggiunta, si cammina
per te su filo di lama.
Eugenio Montale
La felicità è infinita, perciò comprende anche la disperazione. La soddisfazione esclude la disperazione. Il linguaggio della felicità è universale. Il linguaggio della soddisfazione, privato e personale.
Natalia Ginzburg
Quindici anni fa prevedevamo tutto, tranne una cosa: che il mondo sarebbe entrato in una fase di belle époque. Adesso ci siamo dentro in pieno. C’è il boom economico, un’aria di cuccagna, ognuno bada ai suoi interessi.
– Lei legge libri gialli?
– Sì, signore, ne leggo due o tre al mese.
– E non si vergogna?
– Neanche un po’, neanche meno di un po’.
– Ma non è serio!
– No, non è serio per niente. Ma nella vita non si fanno soltanto cose serie. Conosco un filosofo che gioca a briscola. Conosco un matematico che va a vedere tutti i film western.
Conosco un monsignore che legge libri di teologia in sette lingue e la sera gioca con un trenino elettrico.
Il mio amore per Dante e per la Commedia non data dagli anni di scuola, ma è conseguenza casuale del mio lavoro editoriale e lo devo a Riccardo Bruscagli alle prese con un suo commento scolastico del poema, per il quale sognavamo l'audio integrale: chiese Ivano Marescotti.
«Marescotti?» domando io, malcelando diffidenza, mentre Bastiano, barista del film Asini, mi sbeffeggia nella mente in romagnolo. «Una delle voci dantesche migliori che abbia mai sentito», mi tranquillizza il professore.
Ovviamente mi fido. Chiamo e incontro l’attore. È Bastiano quando ci presentiamo, e Bastianissimo quando ispezioniamo i sotterranei di Zanichelli: non c’è ancora, allora, una sala insonorizzata, e decidiamo di registrare negli archivi, in mezzo a faldoni e libri.
Manipolare gli antichi: il finto razzismo dei Romani
Più di una volta mi è stata posta la domanda: «Ma (anche) i Greci e i Romani erano razzisti?». È impossibile rispondere in modo netto, sia perché le generalizzazioni sono sempre sbagliate, sia perché l’epoca greco-romana occupa oltre un millennio di storia.
Me la sono sempre cavata con un po’ di mestiere: è pur vero che gli Ateniesi han sempre vantato la loro autoctonia, e i Romani signori del “villaggio globale” esaltato nei secoli il loro ceppo originario latino-sabino. Ma difficilmente si trattava di atteggiamenti “razzisti”.
🥇Non c'è nulla che indichi che l'avvenire della letteratura sia minacciato, anche se la posizione relativa che ricopre all'interno della vita culturale non è più la stessa da molte generazioni.
📚Che l'avvenire della letteratura non sia attualmente minacciato, contrariamente a quanto tende ad affermare una leggenda ricorrente, è un'ipotesi che si può ricavare da una constatazione banale: mai nella storia dell'umanità si è letto quanto oggi.
«Oggi sono ancora intorno a noi, i morti, ma talvolta mi viene da pensare che forse spariranno presto.»
«Adesso, al punto in cui siamo, con il numero dei vivi che in soli trent’anni è raddoppiato sulla terra e che con la prossima generazione giungerà a triplicarsi, non abbiamo più motivo di temere quello che un tempo era il potentissimo popolo dei morti.»
Sono le parole con cui Sebald descrive un cimitero in Corsica, raccolte in “Tessiture di sogno” (@adelphiedizioni, Milano 2022, trad. A. Vigliani).