Sapete la differenza che c'è tra diabete di tipo 1 e di tipo 2?
Vi basti sapere che si prevedono 400 milioni di casi di diabete di tipo2 nel mondo nel 2030
A thread
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Queste due malattie hanno nomi simili perchè entrambe riguardano le gestione degli zuccheri ma sono molto diverse. Infatti diabete di tipo 1 è una patologia autoimmune dove il pancreas non è in grado di produrre insulina. E' detto anche diabete giovanile e non ha una cura.
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I soggetti diabetici di tipo 1 (DT1) si iniettano insulina durante il giorno per mimare l'attività del pancreas che non funziona (cellule Beta). Il DT1 oggi può essere gestito molto bene ma in passato era una malattia estremamente debilitante.
Il diabete tipo 2 (DT2) invece colpisce più gli adulti/anziani e riguarda il 6% della popolazione. DT2 i livelli di glucosio sono elevati ma c'è produzione di insulina. Invecchiamento di popolazione e stili di vita hanno portato ad un aumento di casi di TD2.
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Il DT2 è quindi una malattia legata all'invecchiamento ma anche agli stili di vita, infatti spesso i soggetti con DT2 sono sovrappeso e presentano altre patologie che rientrano nella "sindrome metabolica".
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Ma il diabete di tipo 2 si può prevenire?
Assolutamente si!
Esiste moltissima letteratura che mostra come gli stili di vita possano ridurre il rischio di sviluppare DT2 e di conseguenza la sindrome metabolica.
Il DT2 prima di manifestarsi si manifesta come "pre-diabete" in questa situazione non ci sono sintomi visibili ma può essere rilevato da delle analisi. Si stima che 1/3 degli adulti presenti segni del pre-diabete.
Quindi cosa possiamo fare? 1. essere consapevoli del problema 2. essere pro-attivi con la propria salute: alimentazione sana, moto 3. chiedere info al proprio medico
NB: è importante discutere con un professionista le scelte che prendiamo riguardo alla nostra salute: cambio dieta, riduzione peso, attività fisiche etc.
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Il diabete di tipo 2 è una patologia figlia dell'invecchiamento della popolazione.
Parlare di longevità ci obbliga anche a parlare di salute generale della popolazione
No, l’obesità non è una scelta.
Attribuirla unicamente a pigrizia o mancanza di disciplina è una semplificazione che ignora la realtà: la regolazione del peso corporeo è il risultato di un intreccio tra genetica, ambiente e società.
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Gli studi stimano che l’ereditarietà dell’obesità pesi per il 40-70%. Sono già stati identificati più di 244 geni che, se sovraespressi o inattivati nei modelli animali, alterano profondamente l’adiposità.
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Questi geni agiscono su diversi fronti: controllo dell’appetito attraverso i circuiti cerebrali, segnalazioni provenienti da tessuto adiposo e apparato digerente, regolazione della formazione e dello stoccaggio delle cellule adipose, propensione all’attività spontanea
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Sfatiamo un mito: “Medici e farmaceutiche ci vogliono malati”
I fatti dimostrano il contrario. Alcune malattie sono state eliminate: il vaiolo è eradicato dal 1980 e la poliomielite è quasi scomparsa.
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Altre oggi si curano definitivamente: l’epatite C guarisce in oltre il 95% dei casi, l’ulcera da Helicobacter pylori si risolve con antibiotici.
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I vaccini salvano ogni anno circa 4,4 milioni di vite e, solo nel primo anno contro il COVID-19, hanno evitato quasi 14 milioni di morti. Anche i tumori mostrano progressi enormi: negli USA la mortalità è scesa del 34% dal 1991, pari a milioni di vite in più.
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Non ce nulla di male ad iniziare la giornata con latte e biscotti! Ultimamente si è diffusa la carbofobia, la paura ingiustificata dei carboidrati. Zuccheri aggiunti e cibi processati vanno limitati, ma se inseriti nel modo giusto nella dieta non danno nessun problema. 1/n
Demonizzare tutti i carboidrati non trova riscontro nella ricerca: la salute metabolica dipende piuttosto dalla qualità delle fonti, dal controllo delle porzioni e dall’equilibrio con fibre, proteine e grassi.
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Un’alimentazione che include frutta, verdura, cereali integrali e legumi — con circa metà dell’energia totale proveniente da carboidrati — ha mostrato di ridurre la pressione arteriosa e migliorare i marker cardiometabolici in poche settimane.
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Quando il peso diventa oggetto di scherno, non si ferisce solo l’autostima: si accorcia la vita.
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Un’analisi su oltre 18 000 adulti dei grandi studi statunitensi HRS e MIDUS rivela che subire discriminazioni legate al peso aumenta il rischio di morte di quasi il 60 % (HR 1,57 e 1,59), indipendentemente da età, stile di vita, condizioni cliniche e dallo stesso BMI.
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L’effetto è più marcato di quello osservato per altre forme di discriminazione.
Perché succede
• Lo stigma è uno stress cronico: innalza cortisolo, infiammazione e pressione arteriosa.
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No, non sono le creme solari a causare il cancro ma le scottature.
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L’idea che le creme solari “facciano venire il cancro” è infondata. Al contrario, a mettere davvero a rischio la pelle sono le scottature, specialmente durante l’infanzia e l’adolescenza.
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Uno studio pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention ha seguito oltre 100.000 donne per 20 anni, valutando sia l’esposizione cronica ai raggi UV che la presenza di scottature gravi in giovane età. I risultati sono netti:
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No, il pollo non è la nuova carne rossa. Uno studio italiano ha trovato un’associazione tra consumo elevato di pollame e aumento della mortalità, ma è uno studio osservazionale e isolato.