Se almeno gli attuali governanti leggessero un librino ogni tanto... #sostituzioneetnica
Questo, ad esempio, spiega come i loro "nonni" intrapresero una enorme e altisonante battaglia per la natalità, che persero miseramente. Nonostante la tronfia retorica mussoliniana /1
il tasso di natalità italiano scese dal 30,6 (1922) al 23,4 (1940) per mille della popolazione, con una velocità persino superiore agli anni precedenti. Perché? fondamentalmente per due ragioni: 1) la crescita demografica non è un interruttore della luce, che si può accendere /2
o spegnere a comando. Segue tendenze di lungo periodo che, salvo in conseguenza di eventi bellici, non mostrano inversioni repentine. 2) tali inversioni, in ogni caso, possono essere favorite da un mix di politiche per le quali non esiste una ricetta predefinita. Il fascismo /3
ha ritenuto di favorire la natalità tenendo in casa le donne e fondando le proprie politiche sulla famiglia monoreddito: ha ottenuto l'effetto contrario, perché (apparentemente) questo ha generato maggiore incertezza e quindi minore propensione a fare figli. Non è un caso che /4
ancora oggi i paesi europei in cui la natalità è più alta e i figli arrivano prima siano anche quelli in cui il tasso di lavoro femminile è più alto, con la compresenza di un VERO welfare familiare che consenta entrambe le cose (lavorare con un salario decente E fare figli) /fine
P.s.: un'altra cosa intelligente che il libro fa notare. "La spregiudicata operazione di asservimento della demografia assocerà per lungo tempo nella coscienza collettiva del secondo dopoguerra le misure pronataliste alla cultura fascista, contribuendo a rendere l'azione /1
pubblica italiana in quegli anni più debole versole politiche familiari rispetto ad altri paesi dell'Europa nord-occidentale [...]".
Insomma: più si studia, più si capisce che il fascismo NON ha fatto anche cose buone. Nemmeno per sbaglio. /fine (davvero)
Ieri ero in commissione lauree (media e giornalismo). Un ragazzo ha portato una tesi su come è stato trattato il terremoto del Belice e la (mancata) ricostruzione da parte della stampa e del giornalismo d'inchiesta. Ha ammesso di aver iniziato su consiglio della docente senza /1
averne MAI sentito parlare prima. Ha letto tutto sul tema e soprattutto ha presentato il lavoro con indignazione e un'incazzatura notevole, snocciolando dati (a ogni abitante del Belice è andato 1/3 di quanto è toccato ai terremotati del Friuli, ad esempio). Ha ricordato con /2
rabbia quanta stampa abbia trattato quei terremotati attraverso i soliti, falsi stereotipi, come siano stati accolti dalle manganellate davanti ai palazzi del potere romano e invece quanti lavoratori a Roma li abbiano aiutati e ospitati. La cosa migliore è che ha raccontato /3
@marioricciard18@repubblica Dalla "Stampa" di giovedì 2 agosto 2021:
"E' il vice presidente del Consiglio a prendere la parola nell'aula del Senato, con un discorso a braccio, in cui non concede nulla alle opposizioni, anzi imposta una partita tutta all'attacco: risponde a D'AIema, che ha evocato /1
@marioricciard18@repubblica il pericolo cileno, ribadisce che il governo non ha paura degli esiti dell'indagine parlamentare, perchè semmai dovranno essere altri a preoccuparsi, e lascia intendere che potrebbero venir fuori le prove che qualche parlamentare ha coperto i black block. /2
@marioricciard18@repubblica «Dio non voglia - è il suo ammonimento - che dalle indagini non emerga che le responsabilità di collusione e protezione dei black block siano anche di qualche collega che siede sui banchi del parlamento». E' un intervento, quello di Fini, che rappresenta un segnale /3
#11settembre1973
Un po' per convinzione, un po' per deformazione professionale, ritengo che il ricorso alla conoscenza e all'informazione su ciò che è stato sia il modo migliore per rendere giustizia e contrastare l'oblio. Oggi ricorre l'anniversario dell' "altro 11/09", /1
quello che cambiò il #Cile per sempre, mettendo fine illegittimamente a un esperimento politico inedito per l'America Latina, e che avrebbe avuto conseguenze importanti su scala globale. Per chiunque sia in cerca di informazioni sul ruolo avuto dagli Stati Uniti /2
in quella vicenda, sulle ragioni e sulle modalità del loro intervento, consiglio vivamente di reperire questo libro, frutto di anni di un lavoro incredibile e tenace per ottenere e ordinare fonti originali dell'epoca. L'autore è @peterkornbluh, ricercatore presso il National /3
Oggi ricorre l’anniversario della repressione della Primavera di Praga. Che influenza hanno avuto quegli eventi sulla Ostpolitik di Willy Brandt, iniziata un anno più tardi e destinata secondo molti a mutare la Guerra Fredda in Europa? (thread lungo, colpa di @MariuzzoAndrea)
Nel 1968 Brandt era Ministro degli Esteri del primo governo di Grande Coalizione, nato un anno prima per contrastare la crisi economica. Ne approfittò per favorire prime iniziative clamorose, come la riapertura delle relazioni con la Jugoslavia di Tito.
Soprattutto, diede impulso ai contatti “dal basso” con i paesi dell’est (commerciali, culturali, scientifici), nella convinzione che questi avrebbero promosso l’evoluzione in termini pluralisti delle società del blocco orientale.
Due curiosità storiche, forse poco note, sul referendum del #2giugno1946.
La percentuale più alta in favore della Repubblica fu raggiunta in Provincia di Trento (85%). Certificava l'"amore" mai sbocciato tra la popolazione locale e i Savoia, per le modalità con cui era 1/n
avvenuta l'"annessione" del Trentino all'Italia nel 1919: non il fatto in sé, quanto le procedure di assimilazione amministrativa e soprattutto finanziaria (cambio ritenuto sfavorevole tra moneta asburgica e Lira).
La Provincia di Bolzano NON partecipò al referendum (al pari) 2/n
di Trieste e delle zone che sarebbero passate alla Jugoslavia in seguito sul fronte orientale). Questo perché soggetta a occupazione alleata in attesa di una definizione del suo status che sarebbe giunta solo tre mesi più tardi con l'Accordo De Gasperi-Gruber. Di conseguenza 3/n