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Apr 26 20 tweets 6 min read Twitter logo Read on Twitter
Ho fatto fisica all’università. Ero l’unica donna di tutto il corso. Quando entravo in aula gli studenti maschi fischiavano e battevano i piedi. Oggi sono nella Royal Society e quando entro in aula tutti si alzano in piedi. Mi chiamo Jocelyn Bell, sono un’astrofisica.

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Sono nata a Belfast nel pieno della seconda guerra mondiale. Mio padre è un architetto che ha contribuito a progettare un planetario qui vicino e quando vado a visitarlo mi suggeriscono di dedicarmi all’astronomia.
Prendo il suggerimento sul serio, ma vado in una scuola dove solo i maschi studiano scienze, mentre le ragazze imparano cucina e punto croce. Ai miei genitori questo non sta bene, protestano e così posso studiare scienze anch’io insieme a due mie compagne.
Mi laureo a Glasgow e faccio il dottorato a Cambridge, con il radioastronomo Antony Hewish. Aiuto a costruire un nuovo radiotelescopio nato per studiare i #quasar, nuclei galattici attivi molto luminosi. Per due anni stendiamo fili su un’area grande come due campi da calcio. Image
Nel 1967 il radiotelescopio entra in funzione. Il mio compito è analizzare i dati prodotti: sono grafici stampati su carta che assomigliano alle registrazioni di un sismografo: 30 metri di carta al giorno. Ogni quattro giorni il cielo viene completamente scandagliato. Image
Sono convinta di non essere abbastanza brava per stare a Cambridge e che prima o poi se ne accorgeranno: oggi diremmo che ho la sindrome dell’impostore. Ho paura di lasciarmi sfuggire qualcosa e verifico tutto minuziosamente. Image
I radiotelescopi ricevono interferenze causate dall’attività umana: quando questo avviene, le oscillazioni stampate sulla carta si allargano leggermente. Ogni volta che vedo un’interferenza che non riesco ad associare a una causa umana nota la registro. Image
Mi accorgo che c’è un punto specifico nel cielo da cui ogni tanto si ripete uno di questi segnali: una macchia di mezzo centimetro su 120 metri di carta. La comunico al mio supervisore Antony Hewish. Lui inizialmente non le dà peso, pensa che sia un artefatto.
Ma il 28 novembre 1967 trovo un’altra volta il segnale, nei dati di agosto. Lo trovo anche nei dati di un altro radiotelescopio. Non è un artefatto. È una sorgente radio che pulsa con una frequenza di 1,3 secondi. Una cosa che stupisce gli astrofisici di tutto il mondo. Image
Molti giornalisti vengono a intervistarci. Ad Antony Hewish fanno domande di astrofisica, a me chiedono quanti fidanzati ho avuto e di sbottonarmi un po’ la camicetta per rendere le foto più interessanti.
Un giornalista del Daily Telegraph abbrevia l’espressione “pulsating radio source” (sorgente radio pulsante) in “#pulsar”. La parola piace e iniziano a usarla tutti.
Dopo molte ipotesi, si capisce che le pulsar sono stelle di neutroni, estremamente dense (il volume di un cucchiaino peserebbe 4 miliardi di tonnellate, come 10.000 Empire State Building).
Ruotano su sé stesse e emettono uno stretto fascio di onde elettromagnetiche, che noi riceviamo a intervalli regolari solo quando puntano nella direzione dei nostri radiotelescopi. Image
Nel 1968 sposo un funzionario governativo, Martin Burnell. Alcuni miei colleghi mi criticano per essere rimasta all’Osservatorio: forse che lui non guadagna abbastanza per mantenermi?
Nel 1974 per la scoperta delle pulsar il premio Nobel per la fisica viene assegnato a Antony Hewish e al suo collega Martin Ryle. Ma non a me. Il grande Fred Hoyle si arrabbia molto per la mia esclusione. Image
Qualcuno ribattezza il premio “No-Bell”. La motivazione ufficiale è che all’epoca ero solo una dottoranda. Ma non so se un dottorando uomo sarebbe stato escluso nello stesso modo.
Io non me la prendo. Non c’è un premio Nobel per l’astronomia, ma sono orgogliosa che la scoperta sia stata considerata abbastanza importante per la fisica.
Dopo il dottorato lavoro alle università di Southampton e Londra e all’Osservatorio Reale di Edimburgo. Nel 2002 divento presidente della Royal Astronomical Society. Image
Nel 2018 mi viene assegnato un premio speciale di tre milioni di dollari per la scoperta delle pulsar. Image
Non voglio questi soldi per me. Li dono tutti a un fondo che permetta di studiare fisica a donne, membri delle minoranze e rifugiati. Le disparità di trattamento sono diminuite rispetto a quando ero studentessa io, ma c’è ancora molto lavoro da fare.

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Apr 20
Qualche anno fa ha fatto scalpore tra gli ufologi l’annuncio che la NASA cercava un esperto di “Planetary Protection”: forse l’ente spaziale aveva finalmente ammesso il rischio di un attacco alieno e correva finalmente ai ripari?

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Niente di tutto questo: la “planetary protection” consiste nel proteggere gli altri pianeti dalla contaminazione che potrebbero provocare le sonde spaziali provenienti dalla Terra. Image
Si vuole cioè evitare di trasferire inconsapevolmente su altri corpi celesti microrganismi provenienti dal nostro pianeta che poi potrebbero essere scambiati per vita extraterrestre.
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Apr 14
Timida e malaticcia, ma leale e appassionata, ci ha fornito un essenziale strumento per determinare le dimensioni dell'universo, eppure il suo lavoro è stato a lungo trascurato da un mondo dominato dagli uomini. È Henrietta Swan-Leavitt, l'astronoma dimenticata.

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Henrietta Swan-Leavitt nasce in Massachusetts nel 1868, prima dei sette figli di un ministro del culto calvinista benestante. Dopo un periodo in Ohio la famiglia torna in Massachusetts, a Cambridge, la sede della prestigiosa Università di Harvard.
Ma Harvard non accetta le donne, così Henrietta si iscrive all’Harvard Annex (più tardi Radcliffe College), un istituto educativo per ragazze. A 17 anni ha i primi problemi all'udito, che peggiorerà per tutta la vita: al momento della morte sarà quasi completamente sorda. Image
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Apr 11
Costruire un sistema spaziale composto da due corpi legati da un filo lungo decine di kilometri: è l’idea concepita negli anni Settanta da due geniali ingegneri italiani, Mario Grossi e Giuseppe Colombo, e realizzata da NASA e CNR attraverso il programma Tethered.

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Due corpi legati da un filo nello spazio si dispongono secondo la verticale rispetto alla superficie terrestre, ma per quello più in alto dei due la forza centrifuga dovuta al moto orbitale prevale sulla forza di attrazione gravitazionale esercitata dalla Terra. Image
Per quello più vicino alla Terra è il contrario: questa differenza, chiamata “gradiente di gravità”, fa sì che il filo che li collega rimanga teso.
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Mar 29
A volte le ricerche scientifiche non arrivano ai risultati previsti a causa di fattori al di fuori del nostro controllo. Ma sono ben pochi gli scienziati che possono dirsi più sfortunati di Guillaume Gentil de La Galaisière, un astronomo francese del Settecento.

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Le Gentil scoprì quelli che oggi conosciamo come oggetti di Messier M32, M36 e M38, nonché la nebulosa in M8, e fu il primo a catalogare la nebulosa oscura nella costellazione del Cigno chiamata anche Le Gentil 3.
Ma è ricordato soprattutto per il suo ruolo in una delle prime grandi iniziative di ricerca collaborativa internazionale: l’osservazione dei transiti di Venere nel 1761 e del 1769.
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Mar 22
Su un’isola nel delta del fiume Dvina, non lontano dalle gelide acque del Mar Bianco che bagnano le coste della Russia settentrionale, c’è un minuscolo villaggio di contadini, con poche decine di abitanti. Qui è nato uno dei più grandi geni nella storia dell’umanità.

(continua)
Michail Vasil'evič Lomonosov nasce il 19 novembre 1711. Suo padre è un contadino intraprendente, che riesce ad ampliare le attività prima alla pesca e poi al commercio, fino a comprare una nave a due alberi con cui vende i suoi prodotti in tutti i porti del Mar Bianco.
Sfortunato in amore, Vasili Lomonosov rimane vedovo due volte e ogni volta si risposa. Ma la seconda e la terza moglie non vanno d’accordo con il giovane Michail. Vorrebbero che aiutasse il padre negli affari, ma lui preferisce un passatempo che loro trovano inutile: la lettura.
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Mar 16
Nella storia dello spazio ci sono diversi casi di tragedie scampate per un soffio. Tra coloro che sono andati più vicino a raggiungere prematuramente i propri antenati ci sono senza dubbio Vladimir Titov e Gennadi Strekalov.

(continua)
Nell'aprile 1983 Titov e Strekalov compiono il loro primo volo verso la stazione spaziale sovietica Saljut 7, ma devono tornare a terra dopo soli due giorni a causa di un problema tecnico che impedisce loro di attraccare.
Il 26 settembre 1983 Titov e Strekalov sono di nuovo sulla Sojuz in rampa di lancio a Baikonur, pronti per il loro secondo viaggio verso la Saljut 7. Questa volta il viaggio si interromperà ancora prima di cominciare.
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