PILLOLE DI STORIA SARDA #pilloledistoriasarda
LE CERNITRICI
In questo primo maggio, Festa dei lavoratori, vorrei non si dimenticasse una categoria di lavoratrici, che operava nelle miniere sarde: le cernitrici. Si trattava di donne e bambine, ed il loro
lavoro consisteva nella scelta del minerale, separando quello buono da quello sterile, inutile alla produzione. Lavoravano per dieci, dodici ore al giorno, all’esterno dei pozzi, in baracche di frasche, esposte alle intemperie, alla polvere e, d’estate,
al sole cocente. Il loro salario era mimino, di molto inferiore a quello degli uomini, nonostante svolgessero le loro stesse mansioni ed un turno di lavoro identico. Erano umili, ubbidienti e silenziose, raramente creavano problemi . Sapevano che se qualcuna di loro sbagliava,
il caporale, spesso violento ed incline agli abusi, purtroppo anche fisici, le avrebbe licenziate in tronco.
Spesso nello svolgimento del loro lavoro restavano vittime di “incidenti”, tragedie che spezzarono le loro vite. In Sardegna se ne ricordano in particolare due:
quello più tragico accadde a Montevecchio, a Guspini, la più grande miniera europea di piombo e zinco di allora. Erano le ore 18 e 30 del 4 maggio 1871 quando un serbatoio di 80 metri cubi d’acqua per la vicina laveria, cedette precipitando sul sottostante dormitorio, facendone
crollare il tetto, che investì 15 donne; 11 di loro morirono sul colpo, questi i loro nomi: Armas Antioca, anni 32, Arbus, Gentila Rosa, anni 15, Guspini, Murtas Luigia, anni 27, Arbus, Vacca Luigia, anni 15, Arbus, Vacca Rosa, anni 50, Guspini, Melis Anna, anni 11, Arbus,
Aru Elena, anni 10, Arbus, Atzeni Anna, anni 12 Arbus, Pusceddu Caterina, anni 10 Arbus, Peddis Anna, anni 14, Arbus, Pusceddu Anna, anni 14, Arbus. 4 rimasero invece ferite: Diana Giuseppa, anni 18, Gonnosfanadiga, Stori Giusta, anni 37, Nurri, Pitzus Luciana, anni 13, Guspini,
Montis Maria, anni 12, Guspini.
La seconda tragedia che si ricorda accadde quarantadue anni dopo, il 18 marzo 1913 alle 7 del mattino nella miniera di ‘Genna Arenas’ a Buggerru. La tramoggia che conteneva il minerale grezzo in un silos non resse il pesante carico è una griglia
cedette proprio mentre una ‘squadra’ composta da otto donne, tre ragazzi ed un caporale si avviava alla laveria. Il materiale crolló sulla squadra uccidendo quattro cernitrici: Maria Saiu, di 36 anni, Anna Pinna, di 24 anni attivista nella Lega Minatori,
Laura Lussana, di 20 anni e Anna Rosa Murgia di 15 anni. I feriti furono tre: Mariangela Zoccheddu, di 33 anni, Assunta Algisi, di 33 anni e Luigi Cadeddu di 14 anni. Il caporale si salvò.
In occasione di questa ricorrenza, questo vuole essere il mio contributo, affinché non si dimentichino le battaglie fatte dalle donne, Sarde e non solo, nostre nonne e nostre madri, per la conquista dei loro diritti sul lavoro e ai tanti sacrifici fatti e subiti per ottenerli.
A loro nessuno ha mai regalato niente, tutti i loro diritti se li sono conquistati con dure battaglie Buon primo maggio ❤️
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PILLOLE DI STORIA SARDA #pilloledistoriasarda
LE DONNE IN MAGISTRATURA.
L’ingresso delle donne in Magistratura, ha una data ben precisa: Il 9 febbraio 1963, ben quindici anni dopo l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana, e 16 concorsi per uditore
giudiziario, con un totale di 3127 vincitori, dai quali le donne erano state escluse, in virtù dell'articolo 7 della legge 1176 del 1919, nel quale in una sua parte escludeva le donne da tutti gli uffici pubblici che implicavano l'esercizio di diritti e di potestà politiche.
Già la Corte costituzionale nella sua pronuncia n. 33 del 1960, aveva dichiarato illegittima quella parte dell’articolo 7. Il Parlamento si mosse soprattutto a seguito della proposta fatta nell’agosto del 1960 da un gruppo di deputate democristiane, guidate
PILLOLE DI STORIA SARDA #Pilloledistoriasarda#EvaMameli
Oggi con l'aiuto dell' enciclopedia delle donne, vi voglio raccontare la storia di una grande donna Sarda.
Il 12 Febbraio 1886 nasce a Sassari, da una famiglia alto borghese, Giuliana Luigia Evelina Mameli, detta Eva,
quarta di cinque figli: la madre è Maria Maddalena Cubeddu, il padre Giovanni Battista è colonnello dei carabinieri. Eva frequenta un liceo pubblico, tradizionalmente “riservato” ai maschi, e in seguito, s’iscrive al corso di Matematica presso l’Università di Cagliari, dove si
laurea nel 1905. Alla morte del padre, si trasferisce con la madre a Pavia presso il fratello maggiore, Efisio, uno dei futuri fondatori del Partito Sardo d’Azione, e già docente universitario. A Pavia Eva, frequenta il Laboratorio crittogamico di Giovanni Briosi, che si occupa
PILLOLE DI STORIA SARDA
I SARDI E LA SHOAH #Pilloledistoriasarda#Shoah#Sardegna
Per quanto riguarda le deportazioni, la Sardegna è stata una delle Regioni che ha pagato un altissimo tributo di deportati, politici e militari: furono circa 12.000 i soldati sardi IMI
(Internati militari italiani) rinchiusi nei lager, fra i 750-800 mila militari e civili fatti prigionieri dai nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Ai 12.000 deportati sardi IMI occorre aggiungere circa 290 sardi, tra politici ed ebrei. Studi recenti hanno appurato
che la Sardegna, soprattutto alla fine del XIX secolo, ospitò funzionari, commercianti e imprenditori ebrei, oltre a intellettuali e docenti poi colpiti dai provvedimenti razziali del 1938. Si trovano dunque nominativi di deportati razziali nati nell’Isola o che con essa hanno
PILLOLE DI STORIA SARDA
Il 3 novembre 1494 Muore in esilio Leonardo Alagon, l’ultima speranza per l’indipendenza della Sardegna. Leonardo Alagon nasce a Oristano nel 1436, figlio del nobile Artaldo Alagon y Luna, signore di Pina de Ebro, Sástago e di altri paesi dell’Aragona, e
di Benedetta Cubello, sorella del marchese di Oristano Salvatore Cubello, (discendente in linea maschile dal giudice Ugone II di Arborea). Il marchese Leonardo sposò Maria Linan de Morillo, dalla quale nacquero quattro maschi Artaldo, Giovanni, Antonio, Salvatore, che non ebbero
eredi, e due femmine Eleonora e Maria che sposò Pietro De Altarriba ed ebbero discendenza fino a oggi.
Nel 1470, a seguito della scomparsa del marchese Salvatore Cubello, la titolarità del feudo passò all'erede designato con atto testamentario, il nipote Leonardo Alagon,
PILLOLE DI STORIA SARDA
SERVITU' MILITARI IN SARDEGNA
Sette servitù militari e cinque poligoni. Ecco cosa c’è ancora in mano alle Forze armate dopo accordi e intese firmate tra Ministero della Difesa e Regione Sardegna dal 2007 al 2017. Attualmente lo 0,5 per cento del territorio
dell’Isola è impegnato dalle servitù militari, quelle aree vicine a strutture militari o obiettivi sensibili in cui viene limitato il diritto di proprietà privata e dove è vietato costruire, installare linee elettriche o piantare alberi, mentre nello 0,9% della Sardegna si
estendono i poligoni. Molto spesso parlando di servitù militari si intende l’intero complesso delle strutture e delle aree in cui sono presenti le Forze armate, quindi sia aree in cui non è possibile entrare o costruire, ma anche quelle interdette solo in alcuni periodi, come ad
@Fen_church@gattopardopievi@onevoicetosing ora però basta, questa storia sta durando anche troppo. Chiunque legga il thread, vista la dovizia di date ecc, capisce che quel testo non è prodotto da me, e niente ho fatto per farlo così intendere. Ho riportato una parte di
articolo ben più vasto di Claudia Zedda. Se avessi voluto farlo passare per mio, lo avrei smembrato e ricostruito, cosa che non ho fatto. Il thread, come tutti quelli che faccio, vogliono essere degli stimoli ad approfondire l’argomento trattato. In tanti sanno che Claudia Zedda
è un’istituzione su queste tematiche, quindi andranno a vedersi i suoi libri per approfondire, non credo di averle arrecato alcun danno. Gli amici che mi seguono sanno con quale spirito sono nati questi thread, siete in pochi a non averlo capito. E con ciò con questa storia