Figlia di un imperatore.
Il promesso sposo ucciso dal fratello.
Ostaggio dei barbari che saccheggiano Roma.
Sposa del loro re.
Augusta e reggente del trono.
La storia di Galla Placidia è la storia della fine di un Impero morente di cui lei è sia protagonista che testimone.
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378
Ad Adrianopoli i Visigoti distruggono l'esercito romano e uccidono l'Imperatore d'Oriente Valente.
L'Impero è nel caos.
Graziano, Imperatore d'Occidente, manda a chiamare in Spagna un vecchio commilitone, Flavio Teodosio, e gli offre il posto di Augusto rimasto vacante.
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Graziano sopravvive poco, viene ucciso nel 383 durante una rivolta delle legioni di Britannia.
Sua madre Giustina e il fratello Valentiniano II, un bimbo da poco fatto co-imperatore, si rifugiano da Teodosio che si impegna ad aiutarli e in cambio ha in sposa la sorella: Galla.
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Il matrimonio serve così a due fini: da una parte consolida il traballante trono di Valentiniano II, dall'altro permette al "uomo nuovo" Teodosio di fondere la propria famiglia con la dinastia dei Valentiniani, ottenendo legittimazione per il suo potere e la sua discendenza.
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Teodosio ha infatti già due figli maschi nati da un precedente matrimonio.
Arcadio lo ha già associato al trono fin da quando ha 5 anni.
Per Onorio ha invece un obiettivo diverso.
Sconfitta la ribellione lo presenta al Senato di Roma come il successore a Valentiniano II.
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La sorte di Valentiano II è quindi segnata.
Sua madre Giustina è già morta da poco in un naufragio.
Valentiniano II viene trovato morto in circostanze mai chiarite a Vienne in Gallia, dove è con l'esercito, impiccato ad un albero.
Teodosio è nel 392 l'unico imperatore.
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Mentre Teodosio è in Italia nasce nel Palazzo Imperiale di Salonicco nel 388 o 389 una bambina cui la madre dà il suo nome e aggiunge uno della famiglia di Teodosio, Placidia.
La bimba cresce affidata a Serena, nipote di Teodosio e moglie di Stilicone, il suo miglior generale.
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Stilicone ha origine barbare, suo padre era un vandalo arruolato come ausiliario nell'esercito romano.
Un altro generale barbaro di origine franca è Arbogaste, il probabile assassino di Valentiniano II, comandante degli eserciti d'occidente quale Magister Militum in Praesenti.
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La penetrazione dei barbari dentro le elite dell'Impero Romano, attraverso la professione militare, è in quegli anni al suo apice. Non possono però accedere alla carica di Imperatore. Arbogaste infatti propone un romano, Flavio Eugenio, come successore di Valentiniano II.
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La società tardoantica è fortemente piramidale. Al vertice ci sono le grandi casate latifondiste che affidano la difesa esterna dello stato e interna dell’ordine sociale a eserciti sempre più costosi in cui la componente barbara è spesso predominante.
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Il popolo impoverito non ha più alcun ruolo né politico né militare e si affida, soprattutto nelle città, alla gerarchia della Chiesa cristiana, che viene così investita di un ruolo politico di gestione della pace sociale attraverso la religione e le opere caritatevoli.
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Gli eserciti sono così l'ago della bilancia fra un elite di ricchi e un popolo ridotto sempre più in condizione servile, in un equilibrio che nella parte orientale riesce a rimanere stabile per secoli e ancora oggi vediamo all'opera in simili situazioni di diseguaglianza.
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Vedete come si delineano già negli ultimi decenni dell'Impero le tipiche classi medievali dei bellatores, i guerrieri, gli oratores, i religiosi, ed i laboratores, la grande massa del popolo sostanzialmente esclusa da ogni ruolo se non quello subalterno di forza lavoro.
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Il "corto circuito" in occidente avviene a causa delle pressioni esterne dei popoli barbari, sospinti a loro volta dagli Unni che hanno invaso le loro terre al di là del limes.
La preponderanza dell'aspetto militare rompe quindi ogni tentativo di sistematizzazione del potere.
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Teodosio mantiene il dominio della sua famiglia su tutto l'Impero sconfiggendo Arbogaste e Flavio Eugenio ma muore poco dopo nel 395 lasciando come successori due ragazzi nemmeno diciottenni che ben presto diventano preda della varie “correnti” di palazzo e militari. -15
Arcadio sposa la figlia di Bautone, generale franco predecessore di Arbogaste. Onorio sposa Maria, figlia di Stilicone che all’altro suo figlio, Eucherio, fa promettere sposa proprio Galla Placidia. Il generale sogna così che un suo discendente possa indossare la porpora.
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Questa assimilazione dentro la famiglia imperiale delle élite militari barbare potrebbe essere una soluzione che permetta all'Impero di sopravvivere.
Stilicone è oramai vero dominus dell'Impero d'Occidente per la sua posizione militare e i legami con la famiglia imperiale.
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Riorganizza l'esercito, incorporandovi direttamente delle armate barbare assieme ai loro comandanti, ma combattendo e intrigando di volta in volta con quelle che sa che non potrebbe controllare, come i Visigoti di Alarico che sconfigge più volte ma lascia sempre scappare.
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Il suo scopo è quello di ergersi come indispensabile eroe dell'Impero, tenere sotto scacco anche la parte orientale, e probabilmente mettere su uno dei due troni il figlio Eucherio.
Quando muore improvvisamente Arcadio a Costantinopoli sembra che l'occasione sia giunta.
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Ma Onorio, uscito da poco dalla minore età, lo precede e, desideroso di assumere realmente il potere e stanco dei continui intrighi di Stilicone, nel 408 fa uccidere lui, il figlio e parte dei suoi ufficiali, scatenando una sollevazione popolare contro le truppe barbare.
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Il risultato è disastroso.
I sopravvissuti alla rivolta si uniscono ai visigoti di Alarico che cala in Italia e assedia Roma.
Intanto le Gallie, la Spagna e la Britannia sono sotto il controllo di legioni ribelli e di bande barbariche.
Onorio resta rinchiuso dentro Ravenna.
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Nel 410 prova ad attaccare Alarico ma il risultato è che il barbaro assedia di nuovo Roma, stavolta espugnandola e saccheggiandola.
È il famoso "Sacco" immortalato ovunque.
Oltre a oro e ricchezze Alarico porta via dalla città anche un altro "tesoro": Galla Placidia.
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Con Galla Placidia che sul suo carro segue la carovana dei visigoti di Alarico verso il Sud Italia, da dove progettano di imbarcarsi per l'Africa, terminiamo la prima parte del thread sulla vita di Galla Placidia, che è lunga e appassionante come una moderna serie TV.
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Il fascismo non è stato solo un movimento politico che ha imposto un regime autoritario.
È stato un vero e proprio culto, una religione civile totalitaria in cui l'italiano poteva trovare una nuova dimensione collettiva nazionale.
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Lo storico Emilio Gentile, ne Il Culto del Littorio, ci guida in un viaggio nella politica fascista come religione civile.
Il fascismo non si limita a controllare, ma ambisce a creare una fede laica, con miti, riti e simboli.
È una storia di come lo Stato diventa sacro.
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il processo di secolarizzazione iniziato con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese non ha comportato una semplice separazione tra politica e religione, ma anche una trasformazione del politico che ha assunto caratteristiche proprie della dimensione religiosa.
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Come finiscono le guerre?
Tra il campo di battaglia che rivela chi è più forte e gli accordi che devono superare la reciproca sfiducia, la pace è un puzzle complesso.
La resa incondizionata è strategia o necessità?
Vediamo assieme i meccanismi dietro la fine dei conflitti.
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How Wars End del politologo USA Dan Reiter, edito dalla @PrincetonUPress, esplora come e perché le guerre si concludono.
Ci sono due concetti centrali: le informazioni che emergono dal campo di battaglia e la certezza che l’avversario rispetti in futuro gli accordi di pace.
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Le guerre sono, in fondo, questioni politiche.
Il Nobel per la Teoria dei Giochi Thomas Schelling le descrive come una sorta di negoziato, dove si discute su dei confini o sul tipo di governo.
La pace arriva con un accordo che risolve la disputa, creando un nuovo equilibrio.
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"Fuori la guerra dalla storia" non è, nonostante quello che ne pensi @mattiafeltri, una "minchiata" di Conte.
È l'auspicio sotto il quale nel 1928 viene siglato il patto "Kellogg-Briand" che è diventato un caposaldo del diritto internazionale: la guerra diventa un crimine.
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Le nazioni firmatarie del patto proposto dai ministri degli esteri di Francia, Aristide Briand, e USA, Frank Kellog, si impegnano a rinunciare alla guerra come mezzo di risoluzione delle loro divergenze, diritto che era sempre stato insito nella sovranità di ogni paese.
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Proprio facendo riferimento a quel patto, ratificato anche da Germania e Giappone, a Norimberga e Tokyo si possono giudicare politici e alti ufficiali tedeschi e giapponesi "colpevoli di avere pianificato e avviato una guerra di aggressione", cioè di "crimini contro la Pace".
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“Il commercio è guerra economica”.
I dazi di Trump riscrivono le regole, rispolverando il Neomercantilismo.
Da Smith a List, fino ai recenti "Kicking Away the Ladder" di Ha-Joon Chang e "The Neomercantilists" di Eric Helleiner, vediamo questo scontro tra mercato e politica.
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Adam Smith, in La ricchezza delle nazioni (1776), attacca il Mercantilismo: i dazi proteggono interessi ristretti, non la prosperità generale.
Il commercio libero, basato sul vantaggio comparato, massimizzerebbe la prosperità globale, arricchendo invece tutti.
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Smith vede il mercato come un motore universale, non uno strumento di potere statale.
Critica i mercantilisti per la loro ossessione di esportare più di quanto si importa.
Per lui, la vera ricchezza è nella produzione e nel consumo, non nella bilancia commerciale.
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Il 4 agosto 1916 gli USA e la Danimarca si accordarono su questo prezzo perché i primi potessero prendere possesso della colonia danese delle Isole Vergini nei Caraibi.
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Il grande successo in Europa dello zucchero di canna prodotto nelle Americhe aveva reso nel XVII secolo estremamente desiderabili le isole caraibiche, dove il clima favoriva la sua produzione e esaltava la sua qualità.
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Il consumo di zucchero in Europa tra il 1640 e il 1750 triplicò e spagnoli, inglesi, francesi, olandesi, tutti vollero partecipare allo sfruttamento di questo nuovo "oro" alimentare, contendendosi le isole caraibiche nelle varie guerre di quel periodo.
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Con la caduta del regime di Assad, e il probabile "smembramento" della Siria in vari potentati legati alle sue fazioni, oltre che a interessi stranieri, si può dichiarare conclusa dopo un secolo la sistemazione del Medio Oriente derivante dall'accordo Sykes-Picot del 1916.
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Cosa è dunque l'accordo Sykes-Picot?
Durante la Prima Guerra Mondiale britannici e francesi, con un accordo segreto, si spartiscono il Medio Oriente sotto il controllo del nemico Impero Ottomano in rispettive zone di influenza.
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Come vedete le zone di influenza sono tracciate in perfetto stile coloniale: in alcune parti con un righello indifferente alle popolazioni che in quelle zone abitano.
Inoltre l'accordo confligge con le promesse inglesi ai leader arabi che si sono ribellati agli Ottomani.
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