Nuovo interessante caso di giovani qualunque che ce l’hanno fatta. Lei, Martina Gritti, EMIGRATA a Melbourne, vede troppi giovani arrivare lì disorganizzati, senza visto. Mica come lei che a 27 anni già guadagna 100 000 dollari l’anno (dollari australiani? Già qui non si capisce). Ma è davvero solo una storia di merito o c’è anche una situazione più che da privilegiata di partenza?
Martina Gritti è figlia di Michele Gritti, vice presidente di Air Liquide, leader
mondiale nella produzione e distribuzione di gas ad uso industriale, alimentare e medicale. Con il padre e i suoi due fratelli si trasferisce in Argentina, Francia e poi a Melbourne, dove immaginiamo che per la burocrazia e le esigenze economiche sia stata parecchio utile la famiglia.
Senza nulla togliere all’impegno di Martina Gritti, risulta anche essere impiegata come “Head if marketing” nell’azienda Fifth Harvest, il cui co-founder a Melbourne è suo fratello Marco. L’azienda promuove una sorta di filosofia sostenibile e slow food nel campo alimentare con la creazione di coltivazioni verticali.
Se poi lavora anche per altre società, buon per lei.
Risulterebbe poi essere anche nipote di Alessandra Gritti, uno dei personaggi più ricchi e influenti della finanza italiana, ceo di Tip e dal 2021 presidente di Eataly (dove Martina ha lavorato nel marketing nel 2016)
Ora, Martina Gritti sarà senz’altro una persona capace, ma prima di venderci l’ennesimo esempio di italiana che si è rimboccata le maniche e, da emigrata qualunque, spiega agli italiani incapaci come guadagnare 100 000 all’anno in Australia, beh, prima magari contestualizzerei meglio la vicenda. E non mi pare una vicenda da interviste e titoli di giornali.
Direi poi che se guadagna 100 000 dollari australiani all’anno sono 60 000 euro all’anno. Che a Melbourne è uno stipendio medio, e comunque vanno considerati i costi della vita molto alti e tutta una serie di questioni che l’articolo non tratta. averagesalarysurvey.com/it/stipendio/m…
Infine, aggiungo che Martina Gritti incensa il valore del tempo libero che per gli australiani è sacro. Forse il Corriere non se lo ricorda, ma nel primo articolo elogiativo a lei dedicato 5 anni fa, la prodigiosa Gritti si lamentava degli australiani scansafatiche che vanno a casa finito l’orario di lavoro. Si vede che ora ha voglia di tornare a casa pure lei.
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Forse perché faccio la giornalista e ho un approccio diverso, ma quello che non mi convince mai delle tesi a tutela delle vittime di violenza è che se una donna denuncia, il suo passato non conta. E se tirato fuori è per screditarla. Può essere vero, ma non necessariamente.
I trascorsi penali, specie se hanno punti di contatto con la denuncia in corso, contano. In qualsiasi inchiesta giornalistica o processo l’attendibilità della fonte o del testimone contano. Questo, con qualche cautela in più, non può non valere anche per le denunce di violenza.
Vittimizzazione secondaria e legittima, corretta indagine sull’ attendibilità della presunta vittima sono due cose molto diverse e confonderle fa male a tutti, donne e giornalismo.