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Oct 20 22 tweets 7 min read Twitter logo Read on Twitter
20 ottobre 1944, ore 7,58.
Dall’aeroporto di Castelluccio dei Sauri, vicino Foggia, si alzano in volo 36 bombardieri “B-24 Liberator” del 451° stormo “Bomb Group dell’USAAF”.
Gli obiettivi sono nel nord Italia.
Oggi uno in particolare: le acciaierie Breda di Sesto San Giovanni.
Un obiettivo secondario.
In quel periodo i bersagli militari importanti sono solo 3: lo stabilimento petrolchimico di Mestre, la raffineria Aquila di Muggia e la fabbrica d’aerei Reggiane, gruppo Caproni, di Reggio Emilia.
Gli altri tutti secondari.
Come le acciaierie Breda. Image
Il 451° stormo si avvicina all’obiettivo.
La formazione di attacco prevede 36 aerei a ondate di 18, composte di aerei in fila x due disposti a punta di freccia.
Oggi sono 35.
Uno è tornato alla base per problemi meccanici.
Gli altri procedono alla velocità di 160 miglia orarie
Gli aerei della prima ondata hanno raggiunto l'initial point (IP), un punto a circa 4 Km. ad ovest del bersaglio.
Da qui ha inizio la corsa d'attacco.
Si dirigono verso gli stabilimenti Breda.
Ma qualcosa va storto.
L’aereo di testa ha un corto circuito al pulsante di lancio. Image
A causa del corto circuito il "B-24" capo formazione è costretto a sganciare il suo carico di bombe fuori bersaglio, subito imitato dai piloti degli altri aerei.
Le bombe cadono in aperta campagna nella zona di Saronno.
Avanza allora la seconda ondata.
Ma c’è qualcosa che non va.
La seconda ondata ha raggiunto l'I.P. , ma ha sbagliato la rotta d’attacco.
E’ deviata.
Il leader della formazione si accorge dell'errore, ma è ormai troppo tardi.
La corsa d’attacco è ormai in fase avanzata, impossibile ripeterla.
Bisogna prendere una decisione. Image
La seconda ondata ha deviato di 22 gradi verso destra invece che verso sinistra, mancando così gli stabilimenti.
Impossibile tornare al punto di partenza e ritentare. Non essendoci obiettivi militari nelle vicinanze viene deciso di ritornare alla base.
La missione è fallita.
La missione è fallita, certo, ma c’è il problema del carico.
Le bombe non possono essere riportate a casa perché già innescate.
L'atterraggio dei bombardieri carichi di bombe è praticamente impossibile.
Bisogna sganciare.
Basterebbe dirigersi verso le campagne di Cremona.
O sull’adriatico, sulla strada di casa.
Ore 11.26.
Il comandante decide diversamente.
L’ordine è immediato, assurdo, senza nessuna motivazione.
Ordina agli altri aerei di sganciare immediatamente sulla città.
Da 10.000 metri, alle bombe bastano tre minuti per arrivare a terra. Image
Ore 11.29.
Le condizioni meteorologiche sono ottimali, ma sotto non ci sono obiettivi militari, ma solo abitazioni civili. Esattamente dopo tre minuti dallo sgancio gli abitati di Gorla e Precotto vengono investiti da tonnellate di esplosivo.
Ed è l’inferno.
«… una bomba provocò una strage che avrebbe cambiato la vita del quartiere per sempre: quella centrò la scuola elementare "Francesco Crispi" uccidendo 184 bambini con i loro insegnanti ed alcuni genitori che al suono delle sirene d'allarme erano accorsi per portarli in salvo». Image
«Dario Franchi è un alunno di 1° elementare alla Crispi. 7 anni, ripetente non per colpa sua. La maestra lo picchia sempre col righello e la mamma l'ha detto alla direttrice. E’ buono il Dario, ma ha paura di tutto. Degli aerei soprattutto. Si tappa sempre le orecchie, poverino» Image
«Io e mio marito lavoravamo in una legatoria e Margherita, pur avendo solo 8 anni, si preparava ed andava scuola da sola. Era una donnina giudiziosa la piccola. Anche quel giorno l’avevamo salutata prima di andare al lavoro convinti di rivederla felice al ritorno» Image
«Mi chiamo Ester e quel giorno la mia insegnate stava spiegando un problema quando scattò l’allarme. Mentre tutti i bambini scappavano nel rifugio io riuscii a scappare fuori correndo verso casa. Lo spostamento d’aria colpì me e la mamma che morì col suo bambino». Image
«Mia sorella Margherita è ricordata con le altre piccole vittime, ma lei aveva 14 anni e dopo la quinta elementare faceva l’apprendista da una sarta, proprio vicino alla scuola. La misero tra i morticini, ma era ancora viva quando mio padre la trovò. Morì per le ferite». Image
«Mi chiamo Graziella e all’epoca avevo sette anni e frequentavo la seconda elementare. Quel giorno mamma mi accompagnò a scuola, Avevamo fatto una pagina piena di D maiuscole quando sentimmo l’allarme. Solo una maestra si è salvata quel giorno». Image
«Mi chiamo Francesco e ricordo che quel giorno il cielo era sereno, pulito, senza un alito di vento. Ho visto le bombe venire giù rovinosamente. Genitori disperati han perduto la casa e i loro figlioletti. Mi viene alla mente che le bombe mi sono scoppiate vicino» Image
«Ero ferma davanti alle macerie della scuola crollata, ci sono stata ore, e il mio bambino era là sotto. Soltanto alla domenica mio marito l'ha trovato all'obitorio, nudo ma bello. Lo ha riconosciuto dai capelli biondi. A fianco a lui c'erano dei sacchi con pezzi di bambini». Image
«Una bomba da 500 libbre si infilò nel vano scale, mentre gli alunni e le maestre stavano ancora scendendo per recarsi nel rifugio, senza avere possibilità di scampo.
Morirono 184 bambini, 19 insegnanti, la direttrice della scuola, 4 bidelli e un’assistente sanitaria». Image
Le testimonianze che avete letto sono contenute nel libro di Achille Rastelli “Bombe sulla città” edito da Mursia.
“Un libro di storia, ma anche un documento unico sulla storia di Milano e dell'Italia”. Image
In occasione del 75° Anniversario del bombardamento, il Sindaco Giuseppe Sala ha avanzato una richiesta ufficiale di scuse all’attuale Console Generale U.S.A. per il Nord Italia, Elizabeth Lee Martinez.
La risposta?
Niente scuse, solo condoglianze.
75 anni dopo. Image
Questa è la storia dei Piccoli Martiri di Gorla.
Per ricordare tutti i bambini, e non solo, costretti a vivere loro malgrado in zone di guerra.
Vorrei scrivere come sempre: "Per non dimenticare", ma la storia, maestra di vita, ha sempre avuto una scolaresca piuttosto disattenta. Image

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Oct 19
Qualche ora fa vi ho raccontato la pianificazione del bombardamento di Dresda.
leggete qui
Dal Bomber Command (Comando Bombardieri), alla contrarietà del vicecomandante Robert Saundby.
Il 13 febbraio però è arrivato.threadreaderapp.com/thread/1714946…
Ore 22.04.
Iniziarono i Lancasters, con bengala a luce bianca e grappoli di target indicators, segnali luminosi a luce verde.
Inconfondibili per i radar aerei.
Due minuti dopo i Mosquitoes del 627° squadrone piombarono sulla città.
Uno centrò lo stadio Sportplatz. Image
Il punto di mira scelto.
Da quel momento, con bombe da 3.600 libbre, 244 bombardieri avevano rotta e sganci prestabiliti. “Fatto il lavoro” si sarebbero allontanati per una tregua.
Con l'intento di far uscire allo scoperto la maggior parte della popolazione e i soccorsi. Image
Read 25 tweets
Oct 19
Qualcuno ha detto che esistono tre tipi di bugie.
Quelle grandi, quelle piccole e le statistiche.
Per esempio, “un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media”.
Detto che la statistica è una cosa seria...
Alla domanda, quale città tedesca ha subito il peggior bombardamento nella II guerra mondiale, la statistica ci tiene ad informarci che è stata Wuppertal-Elberfeld, distrutta per il 94%.
Amburgo, per esempio, fu distrutta per il 74%, Düsseldorf per il 64% e Colonia per il 61%.
Image
Image
Eppure nessuno ha mai avuto dubbi sulla notte più tragica della II Guerra Mondiale.
Sulla città tedesca che più di tutte ha subito l’apocalisse dei bombardamenti.
Per tutti, ma non per la statistica, che la colloca solo al ventiseiesimo posto per percentuale di città distrutta.
Read 25 tweets
Oct 16
Eccentrico io?
Solo perché ho spedito un vaglia telegrafico a Mark Twain all’indirizzo del mio vecchio laboratorio di New York?
Lo so, quel vaglia l’ho spedito nel 1942 pur sapendo che Mark Twain era morto nel 1910?
Quindi?
Eccentrico io.
Forse perché, come scienziato e inventore, e malgrado sia riuscito a collezionare ben 700 brevetti in 27 paesi diversi, centrati soprattutto sulla trasmissione dell’elettricità, sono morto povero in canna in una stanza d’albergo?
Certo, avevo le mie manie, ma chi non ne ha?
Già allora tenevo i camerieri a tre metri per timore dei germi.
E non stringevo mai le mani.
Lo so.
Allevare colombi nella stanza d’albergo dove vivevo strideva un po’.
E mangiavo sempre un numero di bocconi multiplo di tre. (soffrivo di disturbo ossessivo compulsivo)
Read 25 tweets
Oct 14
Quando arrivarono nella nostra terra fecero esattamente quello che avevano fatto con i nativi americani.
Ma i nativi americani erano anche guerrieri e con loro la cosa andò per le lunghe.
Con noi aborigeni la cosa fu molto più veloce.
La nostra distruzione, intendo.
Image
Image
Tutto era iniziato nel 1770 quando l’esploratore James Cook era sbarcato a Botany Bay.
Diciotto anni dopo il nostro territorio era stato ritenuto colonizzabile.
«Terra Nullius», avevano dichiarato.
Dal diritto romano "terra che non appartiene a nessuno".
Già. Image
“Terra che non appartiene a nessuno”, inabitata. Peccato che noi eravamo lì da almeno 60.000 anni. Certo, un milione e mezzo di esseri umani in quella terra sconfinata parevano pochi.
Ma era la nostra terra.
Anche se per la nostra cultura non esisteva la “proprietà privata”.
Read 23 tweets
Oct 10
Come tutto è cominciato?
Con un licenziamento.
Lo so, non un granché come inizio, ma quell’allontanamento diede decisamente una svolta della mia vita.
Forse è il caso di cominciare dall’inizio
Dal giorno della mia nascita, avvenuta il 17 gennaio 1955 a Szolnok, in Ungheria.
Papà era un macellaio e mamma una contabile. Quando mi innamorai della biologia?
Alle scuole elementari.
In terza media vinsi un concorso locale, finendo terza a livello nazionale.
In seguito vinsi il premio Jermy Gusztáv per lo studente migliore nel campo della biologia.
Tramite una borsa di studio dell'Accademia ungherese delle scienze, nel 1978 entrai a far parte del Centro di ricerca biologica di Szeged.
Fu qui che iniziai a lavorare con i virus.
Avevo cominciato a studiare un nucleoside modificato raggiungendo dei buoni risultati. Quando…
Read 19 tweets
Oct 6
È venuto il momento di dire quello che penso.
Johannes mi perdonerà, ma mi sono veramente rotto! Posso sapere perché diamine mi tirate continuamente in ballo?
Io non ho niente a che vedere con certi comportamenti.
Smettetela di usarmi sempre come termine di paragone negativo.
Lo so, la cosa viene da lontano.
Secondo gli antichi egizi il dio Anubi, signore della morte e dell'oltretomba, il dio degli imbalsamatori, aveva la mia di testa.
Mica quella di un pappagallo, o di una mucca.
Perché non l’hanno raffigurato con una testa di qualche altro animale? Image
Persino Charles Dickens ha pensato a me.
Nel romanzo “Racconto di due città” quale soprannome ha dato a Sydney Carton, il personaggio centrale, giovane ubriacone brillante, ma depresso e cinico?
Ecco, appunto. Image
Read 18 tweets

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