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Nov 8 25 tweets 6 min read Twitter logo Read on Twitter
Erano membri di una piccola comunità religiosa cristiana, ma in Iran quella è una religione considerata impura, e così erano fuggiti da quel Paese.
Lui, la moglie e le loro due bambine di 7 e 11 anni. Destinazione Australia.
Pensando ad un futuro migliore,
Erano finiti in quel deserto, precisamente nel centro di detenzione per migranti di Woomera.
Sì, proprio quella, la Zona Proibita.
Grande come l’Inghilterra, dove si erano svolti tra il 1955 e il 1963 dei test nucleari condotti proprio dal Regno Unito. Image
E gli aborigeni che abitavano quella zona?
Presi di peso e trasferiti in altre regioni.
Comunque loro quattro erano scappati da un inferno, l'Iran, ed erano finiti in un altro inferno.
Forse peggiore.
Un centro per rifugiati gestito da una compagnia privata.
Dopo un anno e mezzo ancora attendevano di sapere del loro destino.
Stavano male, malissimo, dal punto di vista psicologico, soprattutto l’undicenne.
Lei si stava lasciando andare: non mangiava più, non si pettinava più.
Si bagnava e si sporcava di notte e di giorno.
Avrebbe avuto bisogno di un supporto psicologico, ma a Woomera chi aveva bisogno di quel tipo di assistenza doveva aspettare.
Visita medica ogni sei mesi.
Lo psichiatra aveva scritto nel rapporto che dovevano avere assistenza quotidiana trasferendoli subito in un altro centro.
Dopo tante insistenze il Dipartimento per l’immigrazione li aveva trasferiti dal deserto dell’Australia alla periferia di Melbourne.
Ma dopo due settimane nessuno li aveva ancora visitati.
Per quel Paese la gente come loro non aveva nessun diritto.
Nessuno.
Quella sera stavano mangiando in sala mensa mentre la piccola di 11 anni era nella cella.
La piccola non mangiava da giorni.
Era debole.
Non abbastanza da non poter arrotolare il lenzuolo. Fortunatamente troppo debole per fare un nodo che potesse resistere al suo peso.
Venuto a conoscenza dell’accaduto un avvocato dell’Asylum Seeker Resource Centre era corso a vedere la bambina.
Ma niente da fare.
Non gli era stato concesso nemmeno di vederla.
Non conosco che fine ha fatto quella famiglia.
Forse è ancora in uno di quei centri.
Non so.
Questa è una delle tante storie uscite dai centri di detenzione per richiedenti asilo australiani.
Il centro di Woomera è stato chiuso nel 2003 dopo continue violazioni dei diritti umani.
Violenze, abusi sessuali, minacce fisiche e psicologiche.
I richiedenti asilo di Woomera furono trasferiti in un nuovo centro costruito a Baxter, in una zona desertica.
Con le stesse leggi assurde, le stesse condizioni.
Il centro protetto da un muro di cemento e da una recinzione elettrificata.
Le celle senza finestre. Image
Come prescriveva la legge, gli uomini e donne richiedenti asilo venivano separati.
Vietate le visite, nessuna scuola per i bambini.
Con continue violenze.
Il centro non aveva strutture di primo soccorso.
La detenzione con durata indefinita.
Image
“Non aveva”, perché anche il centro di Baxter è stato chiuso.
Grazie a me, e alla mia storia.
Sì, perché sono stata rinchiusa in quel centro per dieci mesi.
Come c’era finita in quel posto una bionda tedesca come me?
Mettetevi comodi, perché è una lunga e triste storia.
Mi chiamo Cornelia e come detto sono nata in Germania, ma trasferita con tutta la famiglia in Australia.
A Sydney precisamente, dove ho studiato e dove ho iniziato, nel 1993, a lavorare come assistente di volo. Lo so, ora l’ho capito, che è stata quella setta a distruggermi.
Ho saputo dopo del perché ci chiedevano, per entrare nella setta, di comunicare i nostri segreti più profondi. Quando qualcuno minacciava di andarsene veniva ricattato.
Dovevamo inoltre chiudere con le nostre famiglie e dare loro una parte dei nostri soldi.
Fu durante quel periodo che scoprii di essere malata. Un continuo avanti e indietro dagli ospedali.
La diagnosi?
Prima un disturbo bipolare, poi la schizofrenia.
Non sopportavo gli ospedali e quando mi portarono nel reparto psichiatrico del Manly Hospital, mi diedi alla fuga.
Che avrei dovuto fare?
Avevo paura della setta e quando la polizia mi fermò dissi che mi chiamavo Anna e che ero tedesca, anche se avevo la cittadinanza australiana.
Così mi classificarono "una tedesca via di testa".
E incarcerata nel Centro correzionale femminile di Brisbane.
Avevo comportamenti strani, è vero, ma provate voi a stare mesi senza i farmaci che mi avevano prescritto per la schizofrenia.
Uno psichiatra tentò di dire che avevo quella malattia, ma per loro continuavo ad essere solo una persona entrata illegalmente in Australia.
E l’entrata illegale significava una cosa sola.
Un centro di detenzione dell’immigrazione.
Nel mio caso proprio il centro di Baxter.
Accadde nell’ottobre del 2004.
Dato il mio comportamento finii presto in isolamento. Con me nel centro c’erano iraniani, afgani e iracheni.
Alcuni di loro erano lì da anni.
Ogni loro richiesta respinta.
Non capivo.
Come non capivo perché mi avevano rinchiuso in una cella e mi facevano uscire solo quattro ore al giorno. Non capivo.
Che ci facevo in quel posto?
Perché trattavano le persone in quel modo?
Non c’è molto da aggiungere alla sua storia.
Lei si chiamava e si chiama Cormelia Rau, con cittadinanza tedesca e australiana, finita nel centro di detenzione dell’immigrazione di Baxter.
Finita all’inferno.
Uscita mesi dopo grazie ad un articolo sul The Age di Melbourne.
L’articolo si intitolava "La donna misteriosa al Baxter potrebbe essere malata".
Furono i genitori, che la credevano ormai morta, a riconoscerla e far sì che la figlia venisse liberata.
Cornelia ha ricevuto $ 2,6 milioni di risarcimento per detenzione illegale. Image
Dopo questa storia, l’ennesima, anche il centro di Baxter è stato chiuso.
Dal 2001 l’Australia ha sostenuto una politica di deportazione dei richiedenti asilo nell’isola di Manus (Papua Nuova Guinea) e a Nauru, la cosiddetta “Pacific Solution” (Pacifica come Oceano)
Image
Image
Migliaia di persone sono state per anni deportate, compresi i bambini, e trattenute a tempo indeterminato in condizioni precarie, subendo gravi abusi e trattamenti disumani.
Un gruppo di medici che ha visitato i campi di detenzione ha parlato di condizioni simili alla tortura. Image
La politica di deportazione dei richiedenti asilo sta fallendo.
Il centro di detenzione sull’isola di Manus è stato dichiarato illegale e verrà chiuso.
L’Australia pagherà 70 milioni di dollari di risarcimento alle 1.000 persone trattenute.
Rimane Nauru
Speriamo ancora per poco. Image

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Nov 10
So la fatica che hai fatto, Johannes.
Poche informazioni, niente biografia, niente ritratto, la mia figura dimenticata, scomparsa nel nulla.
E quella data poi.
La mente va sempre alla rivoluzione industriale, o alle prime leghe emiliane.
Ma tutto ebbe inizio molto tempo prima.
«Lo so. Qualche secolo prima.
Torniamo al 1333, un anno importante per Firenze. Con i suoi centomila abitanti festeggiava il compimento di un’opera straordinaria come la cerchia muraria.
Mancava ancora il campanile al nuovo duomo, ma la sua costruzione stava per iniziare». Image
Dante era morto e Giotto era su con gli anni, ma non erano gli artisti i protagonisti della vita pubblica di Firenze.
Erano altri.
Il loro motto?
“In nome di Dio e di ghuadagno”.
Li chiamavano “gli uomini dai piedi polverosi”, perché erano sempre in giro per il mondo: i mercanti. Image
Read 25 tweets
Nov 7
Johannes, ci sei?
Sotto trovi il link della nostra conversazione di ieri dove mi hai accusato di essere un «cattivo figlio, cattivo fratello, cattivo marito e pessimo re».
Come mai allora per l’immaginario collettivo sono da sempre un personaggio mitico?
bit.ly/47j17B1
«A dire il vero ho detto che malgrado letteratura e cinema ti abbiano descritto come un buon sovrano, alcuni hanno parlato di te in altri termini.
Punto.
Comunque continua.
Sei rimasto a quando venisti a sapere che tuo fratello Giovanni era sul punto di usurparti il trono».
Vero. Giovanni, quel caro fratello a cui mio padre aveva riservato il suo più grande affetto.
E’ così.
Non aveva occhi che per lui.
Che dovevo fare?
Ho lottato per difendere quello che mi spettava.
Puoi farmene una colpa?
E poi erano tradizioni di famiglia tutti quei litigi.
Read 22 tweets
Nov 6
Sono solo dicerie.
Messe in giro per screditarmi.
In fondo tutti conoscono la mia storia.
Film, libri, persino cartoni animati hanno raccontato le mie gesta.
Tutti concordi nel ritenermi un buon sovrano.
Era lui che era malvagio e usurpatore.
Mio fratello Giovanni, intendo. Image
«Scusa Riccardo, sono Johannes.
Non vorrei contraddirti, ma qualcuno ha riassunto con ben altre parole la tua vita e il tuo regno.
Ti ha descritto diversamente.
Precisamente come un «cattivo figlio, cattivo fratello, cattivo marito e pessimo re».
Image
Image
Ma che dici.
Non hai visto i film su Robin Hood, l’eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri?
Viene raccontato molto bene l’amore che il popolo aveva per me.
Tutti aspettavano il mio ritorno, lottando contro mio fratello Giovanni.
Lui sì che era cattivo. Image
Read 25 tweets
Nov 4
L’Ing. Marcello entrò trafelato in cancelleria: “Debbo darti una notizia straordinaria. Domani il nostro Ciocca farà finalmente la sua esibizione e tu sei invitato a venire con noi”.
Non fui stupito di quell’invito.
Lui aveva preso in simpatia gli ingegneri italiani.
Nel 1930, agli inizi del Piano Quinquennale, il suo governo aveva affidato a molte imprese italiane lavori di vitale importanza.
Alla RIV per esempio, che fabbricava cuscinetti a sfere.
E poi al gruppo dell’Ing. Omodeo, specializzato in opere idrauliche.
Image
Image
I tecnici italiani erano arrivati con le rispettive famiglie.
Alla RIV dirigeva i lavori l’Ing. Ugo Gobbato che si era portato dall’Italia gli ingegneri Ciocca e Piccin.
Come il resto della popolazione, vivevano in condizione di disagio, ma gli italiani avevano qualche libertà. Image
Read 23 tweets
Nov 3
La notizia venne pubblicata sulla Gazzetta Piemontese il 31 maggio del 1867.
Titolo del trafiletto: “Disgrazia”.
Si annunciava la morte di Francesco Verasis Asinari, conte di Castigliole d'Asti e conte di Castiglione Tinella.
Una morte “…venuta turbare la gioia delle feste”. Image
“Disgrazia” quella morte, ma non è che la vita del Conte fosse stata tutta rose e fiori.
Anzi.
Fin dalla nascita.
Quando rimase orfano di padre.
Certo, il tutore non era niente male, essendo Camillo Benso di Cavour.
Come so tutte queste cose?
Perchè quel Conte sono io. Image
Vittorio Emanuele II quando giravo a corte mi chiamava “Castiùn”.
Fare una splendida carriera non mi fu difficile, complice l’ingente patrimonio che avevo ereditato. Francesca Trotti di Santa Giulietta fu la donna che sposai durante la Prima Guerra d’Indipendenza.
Read 20 tweets
Nov 2
Il 13 agosto 1913 fu un giorno memorabile.
Quando io, Halim Eddine, fui incoronato re d’Albania.

Ismail Qemal Bej aveva chiesto l’indipendenza dell’Albania l’anno prima e gli albanesi avevano chiesto a me, nipote del Sultano, di raggiungere il Paese per essere incoronato re Image
E così avevo fatto.
Ero arrivato in città su un cavallo bianco.
E quei cinque giorni furono per me indimenticabili. Salito al trono con il nome di Otto I mi avevano persino assegnato un harem con 25 fanciulle.
Tra un piacere e l’altro dichiarai guerra al Montenegro.
Perché ho parlato di soli cinque giorni?
Vabbè, non so come dirvelo.
Giudicate voi. Questa la mia storia.
Sono nato in Germania il 16 ottobre 1872.
A otto anni ero già un fenomeno.
Nel senso che esordii come domatore di leoni in un circo.
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