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Nov 28 25 tweets 6 min read Twitter logo Read on Twitter
“Te hominem esse memento” continua a ripetergli l’auriga dietro di lui.
“Ricordati che sei solo un uomo”.
Strani questi Romani.
Forse per evitare che l’Imperatore Aureliano, mentre viene acclamato dalla folla romana, si monti troppo la testa nella gloria di questo momento?
Grazie Johannes per avermi dato la parola.
Per raccontare, in questo momento particolare, quello che sono stata.
Un consiglio prima.
Oggi voi non avete l’auriga, ma un naso da pagliaccio in tasca farebbe comodo a qualcuno di voi.
Quando uno comincia a montarsi la testa...
Detto ciò, Roma è in festa.
Ci sono tutti, popolani e patrizi ad assistere al trionfo dell’Imperatore Aureliano sul suo carro imperiale per la via Sacra di Roma.
Ma tutti guardano me, e le catene d’oro che mi trattengono.
Non ho mai abbassato lo sguardo, neppure per un attimo.
Che ci faccio, nel 274 d.C., incatenata dietro l’Imperatore?
Cosa ho fatto, io, Zenobia, regina di Palmira, imperatrice d’Oriente, discendente di Cleopatra, perché la mia sconfitta debba essere celebrata con un trionfo tanto sontuoso?
E’ una storia lunga Johannes.
Iniziata nella periferia dell’Impero, precisamente a Palmira, nella provincia romana di
Palmira, proprio quella città, chiamata “la sposa del deserto”, che alcuni anni fa è stata profanata da quei fanatici dell’ISIS. Image
Nel III secolo era una città splendida, tanto da competere con la stessa Roma per la bellezza dei monumenti e per la ricchezza.
Le case erano tutte a peristilio, quel cortile contornato da colonne sulle quali si poneva il tetto.
E poi il teatro, e i templi in stile ellenico. Image
Come detto siamo nel III secolo,il secolo della crisi di Roma, il periodo dell’Anarchia Militare,dove è facilissimo conquistare la porpora imperiale, ma praticamente impossibile mantenerla a lungo.
In mezzo la lotta in Oriente contro i Parti del Re Shaour I, della stirpe sasanide
L’Imperatore Valeriano, che non era un militare, ma un amministratore, aveva subito una clamorosa sconfitta contro i sasanidi, venendo tra l’altro catturato.
L’aiuto dato da Settimio Odenato, principe di Palmira, all’imperatore romano, gli era valso il titolo di “dux romanorum”.
Palmira era un entità indipendente, seppur sottomessa a Roma.
Autonominatosi “re dei re” Settimio Odenato aveva continuato a combattere i Parti, spina nel fianco di Roma, costringendoli al declino.
E allargando il suo regno fino alla Siria, la Cilicia, l’Arabia e alla Mesopotamia
Ma sai, suo moglie era molto più ambiziosa.
Voleva molto di più.
Ad ostacolarla non c'era solo suo marito, Settimio Odenato, ma anche il figlio maggiore Hairan, avuto da una precedente moglie.
Le venne in aiuto il nipote di Odenato, Maconio, che odiava il re per averlo esiliato.
«Scusa Zenobia se intervengo. Tutto vero quello che dici.
Il re Odenato, la moglie che voleva di più, il nipote (qualcuno dice che fosse il cugino, ma non importa). Hai tralasciato un piccolo particolare.
Che poi tanto piccolo non è.
La moglie che voleva di più, eri tu».
"Ma che stai a guardà er capello?"
Sì, quella moglie ero io, quella che oggi è incatenata per le vie di Roma.
E’ vero, avevo progetti ambiziosi, ma era forse un male?
Quando Maconio si autoproclamò imperatore, dopo aver ucciso Odenato e il nipote o cugino, io lo feci uccidere.
Il mio sogno?
Svincolarsi una volta per tutte dal controllo di Roma. E così mi autoproclamai Imperatrice dei Romani, regina dei re di Palmira, discendente della dinastia egizia dei Tolomei.
Tutto in un colpo solo.
Non male vero?
Non fare quella faccia Johannes. Image
Mi rappresentate come una donna bellissima, carnagione scura, denti bianchissimi, grandi e penetranti occhi neri e lunghi capelli corvini.
Troppo buoni, ma ero molto altro.
Parlavo il greco, l’aramaico e l’egiziano.
Il latino poco, ma tanto lo si parlava solo in ambito militare.
Mi piaceva andare a cavallo, cacciare e bere vino. Senza mai eccedere comunque.
Durante le campagne belliche non solo stavo in mezzo ai miei soldati, ma li guidavo personalmente.
Il termine “regina guerriera” è nato proprio da questo.
I primi territori a cadere furono l’Arabia e la Giudea. Ma il mio grande capolavoro fu la conquista dell’Egitto, che era sotto il controllo di Roma.
E’ pur vero che a Roma avevano altro a cui pensare. Image
Quando alla fine toccò all'imperatore Claudio il Gotico, lui comprese che non poteva perdere il “granaio del mondo”.
La sua morte improvvisa mi aiutò.
La guarnigione romana stanziata in Egitto passò dalla mia parte.
Entrai trionfante ad Alessandria, la mia “città ancestrale”.
La mia sfortuna?
La salita al trono di Aureliano nel 270 d.C.
Lui era un vero generale.
Con un Impero diviso in tre, fu costretto inizialmente a riconoscermi il titolo di “Augusta”, imperatrice d’Oriente.
Ancora non sapevo che lo aveva fatto solo per prendere tempo.
Sistemate le cose in Occidente si sarebbe ripreso quello che avevo sottratto a Roma.
E così fece.
Mentre la mia immagine finiva sulle monete coniate ad Alessandria d’Egitto, Aureliano mandò in Egitto il fido Marco Aurelio Probo.
Non gli fu difficile riconquistare quei territori. Image
L’anno seguente fu lo stesso Aureliano a muoversi col suo esercito.
Riconquistò ad una a una tutte le città, impedendo però ai suoi uomini di saccheggiarle.
Di città in città spinse il mio esercito fin dentro le mura della città da cui tutto era cominciato: la mia Palmira. Image
Aureliano poteva contare su un esercito straordinario. L’unica speranza era ottenere l’aiuto di un nemico di Roma: il re Shapur I.
Ci voleva un ambasciatore formidabile.
E chi meglio di me, Zenobia.
Ma mentre cercavo di raggiungerlo, i cavalieri di Aureliano mi intercettarono. Image
E con la promessa di misericordia, i cittadini di Palmira decisero di arrendersi.
Promessa mantenuta, ma fui portata ad Ermesa per essere processata.
Scaricai la colpa sui miei generali e sui miei consiglieri, che vennero condannati a morte.
Ma la mia sorte era comunque segnata. Image
Sono stata portata a Roma e ora sono qui, incatenata sulla Via Sacra.
La forza di Roma ha avuto la meglio, ma seppur per un breve periodo sono riuscita a sconfiggere il più grande Impero dell’antichità.
Non conosco il mio destino, ma tanto mi basta. Image
Diverse le versioni sul destino da Zenobia.
Secondo alcune fonti morì durante la traversata.
Per altre si lasciò morire una volta arrivata a Roma.
Per altre ancora morì per una brutta malattia.
O uccisa da Aureliano per decapitazione.
Per gli amanti del lieto fine c’è pura la versione che vede l’Imperatore Aureliano innamorarsi di lei.
Vinto dal suo fascino le assegnò una villa a Tivoli assegnandola in sposa ad un senatore.
Qualunque sia stato il suo destino lei rimarrà sempre Zenobia, "la regina guerriera" Image

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Nov 30
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Nov 22
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