Verso il collasso. È inutile usare altri giri di parole o falsi abbellimenti per descrivere i principali trend in corso nel nostro Paese, come testimoniato dall'ultimissimo rapporto Censis. Crisi dopo crisi, sfiducia dopo sfiducia, gli italiani sembrano vagare nel
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vuoto, consapevoli del declino sistemico dell'Italia (stando al campione, ben l'80,1% degli intervistati). Un declino per prima cosa demografico, dove in 20 anni sono scomparsi 3 milioni di giovani con un invecchiamento netto della popolazione. Nei prossimi anni gli
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anziani over 65 continueranno ad aumentare, portando una pressione insostenibile sul sistema sanitario. L'Istat stima che la spesa sanitaria passerà dai 131 miliardi di € di oggi a ben 177 miliardi nel 2050. Il tutto in un contesto di bassi salari, pochi giovani e con
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un'economia arretrata, mentre varie parti del Paese stanno venendo abbandonate (il Sud, le isole, alcune zone del Piemonte, le aree interne). Il netto invecchiamento del Paese si riflette nella classe dirigente, dove l'età media è decisamente alta. Una cosa che però
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vediamo in quasi tutti i campi, dove il peso mediatico, economico e politico è spostato nettamente verso la generazione più anziana. Di fronte a tutto questo i giovani sono ormai avviliti e sfiduciati, fra inattivismo e desiderio di fuga dal Paese. Molti infatti scappano,
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specialmente quelli con titoli di studio elevati che non si vedono minimamente valorizzati (perdita netta di menti con competenze, nuove idee, vitalità, dopo aver speso anni per formarle...). Come reagisce la popolazione nel declino? Con un eccesso di emotività, pompata in
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maniera abnorme e distorta dai mass media, che da una parte alimentano infinite paranoie e interessi morbosi con la cronaca nera/rosa, mentre dall'altra creano una completa confusione e manipolazione sulle crisi profonde e sistemiche. Quindi non stupisce il fatto che
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molti italiani abbiano abbandonato la vita pubblica, l'attivismo sociale/politico, per rifugiarsi nell'orticello famigliare o personale. Un modo per reggere la cupa pressione di questi tempi e per affrontare anche il malessere psicologico che sta dilagando soprattutto
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nelle nuove generazioni. Il vecchio mito del "lavorare sodo" sta crollando, perché il gioco non vale più la candela. Infine altro cambiamento importante: la frammentazione/riduzione delle famiglie e l'aumento della solitudine, soprattutto nei Millenial/Gen Z. Questi trend
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sono solo alcuni dei tanti (economici, sociali, geopolitici, etc) che stanno investendo il Paese, venendo mascherati da una ricchezza ancora diffusa e dal vivere in un eterno presente. Ma il declino prima o poi arriverà al punto di rottura, con netta accelerazione
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finale del crollo (Effetto Seneca di Ugo Bardi). Quando si parla di collasso, non bisogna pensare a scenari apocalittici da film americani, ma al fatto che la Repubblica italiana e questa società non potranno andare avanti così. Il lungo ciclo si sta chiudendo di fronte ai
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nostri occhi. La vera domanda: cosa verrà dopo? Qualcuno ci sta pensando? Perché piaccia o non piaccia arriverà comunque. L'Italia è inserita in un Sistema globale in rapido cambiamento, che se ne frega del nostro vecchio vivere. Miliardi di persone sono in ascesa, noi no.
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Eliminare petrolio, carbone e gas: il prima possibile. Questo è uno degli obiettivi principali per fermare la crisi climatica a livello globale. Teoricamente e tecnologicamente possibile. Politicamente un'impresa estremamente difficile, con ostacoli colossali... Allo stato
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attuale quasi l'82% dei consumi globali di energia derivano dalle risorse fossili. Una percentuale elevatissima, che è stata scalfita veramente poco dall'ascesa delle rinnovabili. Nonostante decenni di raccomandazioni, piani, proteste contro l'oil & gas e incentivi
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governativi per le rinnovabili, il mondo del fossile continua a dominare il settore energetico (fra sussidi/protezioni), tanto da aver piazzato un suo membro a capo della conferenza climatica COP28, organizzata da uno dei maggiori produttori di petrolio e gas (gli Emirati
Tempi sempre più difficili per la "complessità" e il ragionamento profondo. Da una parte un Sistema planetario di 8 miliardi di individui in accelerazione tecnologica-industriale. Dall'altra una tribalizzazione sempre più povera e stupida del dibattito pubblico
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occidentale, dove le stesse élite accademiche/culturali stanno sbandando paurosamente. Più la nostra evoluzione diventa "complessa", con miliardi di variabili in gioco, più l'Idiocrazia sembra avanzare indisturbata. Cosa curiosa, dato che abbiamo le generazioni più istruite
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di sempre, con un'enorme facilità di accesso al sapere (tecnicamente basta uno smartphone connesso a internet). Le cause di questo declino e del rifiuto della "complessità" sono tantissime. E vanno ben al di là della propaganda e delle semplificazioni atte a favorire
Semplificando, il messaggio politico sul clima ha 5 enormi limiti: 1) A seconda delle varie declinazioni predica il "sacrificio". Rinunciare a questo, rinunciare a quello, cambiare quest'altro, diminuire i consumi, etc. Una predicazione fatta all'interno di un Sistema
economico globale che incita all'esatto contrario, dato che deve aumentare i consumi in modo da aumentare la crescita. Quindi da una parte i cittadini sono bombardati dalla pubblicità, 24h su 24, perché devono consumare tutto, dall'altra invece vengono invitati
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a fare rinunce per inquinare meno. Vince spesso il primo messaggio, in quanto è in linea con lo sviluppo degli ultimi secoli (+ consumi, + produzione, + benessere materiale, all'infinito). 2) Spesso il messaggio green passa attraverso la "colpevolizzazione" di questo o quel
Il divario fra i maggiori giornali esteri e gli equivalenti italiani è ormai abissale. Se uno confronta la versione online dei giornali Repubblica/Corriere della Sera con il Guardian, il New York Times, El Pais, Le Monde, etc, vede che i nostri sono ormai dei tabloid
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scandalistici simili alla spazzatura mediatica inglese come il "The Sun" e il "Daily Mail". I siti sono imbottiti, letteralmente imbottiti, di cronaca nera/rosa che insieme alle notizie sportive sovrastano tutto. Quindi abbiamo un mix di morbosità, negatività,
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sciacallaggio continuo e sistematico delle tragedie, combinato con argomenti inutili e pettegolezzi idioti. Tutte le tematiche serie (politica estera, economia, notizie scientifiche, ambiente, problematiche sociali, cultura, etc) sono in secondo o terzo piano. Pure la
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Cosa vuole realmente Israele? Nelle cancellerie occidentali la fatidica domanda aleggia sullo sfondo, mentre tutti ripetono la versione ufficiale: "il diritto alla propria sicurezza e la distruzione di Hamas". Ma dietro le quinte gli interrogativi e i dubbi si stanno
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moltiplicando, vedendo la composizione del governo israeliano. A partire dal premier Netanyahu, detestato da una fetta del Paese, che però grazie alla guerra (e soprattutto alla sua durata) proverà a rimanere al potere, costi quel che costi. Con lo "stato di eccezione"
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può far accantonare per il momento le proteste, le opposizioni ai suoi tentativi autoritari, le accuse di corruzione e quelle di aver favorito Hamas negli anni passati. Oltre che perseguire il disegno di forgiare un nuovo "Medio Oriente"... E qua entrano in gioco le altri
Nell'anno 2065 in Italia ci saranno 54,1 milioni di persone? Solo con scenari molto positivi o con dei cambiamenti epocali nel Paese. Il dato della mappa, presentata da @Rossagnese_ al festival di Limes, probabilmente si basa sulle proiezioni dell'ISTAT che cercano di
delineare i trend demografici dell'Italia nel XXI sec. Trend ipotetici che in passato sono risultati troppo ottimistici, tanto che rispetto alle previsioni del 2011 e del 2017 siamo già arrivati al 1 gennaio 2023 con 58.850.717 abitanti. Decisamente peggio rispetto
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alle previsioni. Avendo toccato il picco della popolazione nel 2014, da allora in 9 anni abbiamo perso quasi 1,5 milioni di persone. Con questo trend in corso, se rimane costante, caleremo nei prossimi 41 anni di circa 6,8 milioni di persone e nel 2065 saremo circa