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Dec 12 25 tweets 7 min read Twitter logo Read on Twitter
Era il 21 giugno 1944, un mercoledì, quando Concetto Pettinato, direttore della Stampa, uscì con un articolo dal titolo: “Se ci sei, batti un colpo”.
A chi era rivolto quell’invito?
Al governo della Repubblica di Salò che era praticamente impotente nei territori formalmente suoi. Image
“Con le ordinanze scritte sulla carta non si va avanti. Si ha ormai bisogno di vedere, di sentire, di toccar con mano il Governo della Repubblica, perché in certe situazioni l’uomo crede solo alla presenza reale”. Insomma.
“Se ci sei, batti un colpo”. Image
Nessuno sentì mai quel colpo.
E come poteva arrivare da un “Governo fantasma” ormai tenuto in piedi dall’alleato tedesco?
Dopo l’8 settembre 1943 tutto era andato a catafascio.
Le Forze Armate certo, ma anche la rete ferroviaria e quasi tutti i servizi pubblici.
Come le Poste, per esempio.
Eppure anche senza ferrovie e automezzi persino nell’antichità riuscivano a consegnare notizie e documenti.
Il “cursus publicus” era il servizio imperiale di posta organizzato per la prima volta dall’Imperatore Augusto. Image
Avevano persino una carta stradale del mondo allora conosciuto.
La “Tabula Peutingeriana”, datata nella seconda metà del IV secolo (ca. 375 d.C.), ci mostra tutte le vie consolari e imperiali.
Con partenza sempre da Roma troviamo la Nomentana e la Tiburtina. Image
E poi l’Appia, la Prenestina, la Labicana, l’Ostiense, l’Aurelia, la Trionfale, la Flaminia e la Salaria.
Tutto era segnato sulla carta.
Tutto il percorso praticato dalle staffette postali agli ordini dei magistrati del “cursus publicus”.
E nel Medioevo? Image
La corrispondenza da parte delle università, delle corti, dei tribunali, dei conventi, ecc. ecc. era affidata ai privati.
L’Italia era divisa in feudi e l’attraversamento da parte dei corrieri era condizionato dai potenti locali che si fidavano solo di organizzazioni accreditate.
Come la Compagnia dei corrieri bergamaschi della Serenissima, per esempio.
Recapitava posta in tutta Europa.
In Austria, in Germania, e in Grecia fino a Costantinopoli.
Tutto ciò diede vita alle “Poste Tassiane” ufficialmente riconosciute e apprezzate dall’Europa e dal Papa.
A dirigerle il bergamasco Francesco Tasso (Francesco I de Tassis) nato a Camerata Cornello in provincia di Bergamo, che in seguito sarà alla corte dell'Imperatore Massimiliano I, il quale lo nominò «Maestro di Posta», chiedendogli di riformare il sistema di corrieri del regno. Image
I messaggeri (i postini), per recapitare lettere o fornire notizie preziose, usavano cavalli veloci.
Il prezzo del servizio?
Dipendeva dal numero di stazioni postali attraversate. Per esempio fra Roma e Anversa erano 98.
Tra Roma e Parigi erano 106.
Tra Praga e Vienna erano 16. Image
Dal Santuario di Loreto a San Giacomo di Compostela 193.
Anche nei secoli successivi venne usato il cavallo.
A consegnare la posta erano i “corrieri”.
E nelle diverse zone erano postiglioni, messi, valletti, camaggi ecc.
Nel nostro variegato Paese la Posta era in mano al potere.
Il primo sovrano ad avere un servizio postale fu Emanuele I di Savoia e Piemonte nel 1604, due secoli e mezzo prima del 1852, quando il Regno di Sardegna adotterà un provvedimento che riserverà allo Stato la privativa dei servizi della posta a cavallo e della “posta lettera”.
Con il Regno d’Italia la legislazione postale venne estesa ai territori acquisiti dalla corona sabauda, con legge del 5 maggio del 1862.
Le Regie Poste iniziarono a utilizzare sempre di più le ferrovie.
E molti “postini” scesero da cavallo per inforcare la bicicletta.
Il diritto di privativa da parte dello Stato non mutò con il cambio dei mezzi di trasporto.
Un privilegio fondamentale per evitare una qualsiasi concorrenza nella consegna della posta.
Ma nel dissesto generale del 1944-1945 il disservizio postale si posizionò ai primi posti.
Gli Alleati avevano il controllo totale dei cieli colpendo ripetutamente ferrovie e strade importanti dell’Alta Italia.
La Repubblica Sociale fu costretta a sopprimere il servizio di posta aerea e la consegna di pacchi.
Erano esclusi quelli destinati al militare alle armi.
Erano esclusi anche i pacchi per i prigionieri internati in Germania e i prigionieri di guerra.
Il servizio postale” ufficialmente “sembra funzionare". In realtà la consegna avviene occasionalmente.
Con affrancature spesso assenti. “Zona sprovvista di francobolli” viene scritto.
Gli enti pubblici, le banche, i giornali e istituti vari sono costretti a provvedere personalmente pagando la “tassa di porto”.
E i privati?
Il Gazzettino di Venezia, il 15 dicembre 1944, pone una domanda: “Perché non viene usata la bicicletta per la consegna della posta?”
“Colleghiamo con i corrieri ciclisti, sfruttando il sistema delle staffette, Venezia a Padova, Padova a Verona, Verona a Brescia, Brescia a Milano.
E via dicendo.
Se ogni staffetta percorre quaranta chilometri, nel giro di poche ore può arrivare ovunque.
Il 23 novembre 1944 il dottor Carlo Stupar, fiumano, aveva costituito a Venezia la s.r.l. Corrieri Alta Italia (Cor. Al. It).
Nel febbraio 1945 la Repubblica Sociale autorizzerà la Corrieri Alta Italia ad effettuare il trasporto della corrispondenza, su una linea. Image
Esattamente sulla Torino - Vercelli - Novara - Milano - Bergamo - Brescia - Verona - Vicenza - Treviso - Padova - Rovigo - Ferrara - Venezia - Trieste.
Molte le disposizioni che regolano il funzionamento del servizio che tengono conto del fatto che il Nord è occupato dai tedeschi Image
Loro hanno l’ultima parola su tutto e la paura comune è che il partigiano possano infiltrarsi e usare il servizio a proprio uso e consumo.
Per questo i corrieri ciclisti, al momento dell’assunzione, devono firmare una dichiarazione piuttosto impegnativa. Image
“Io sottoscritto…dopo aver preso conoscenza delle norme che regolano il trasporto della corrispondenza da parte della Società Corrieri Alta Italia…dichiaro di essere consapevole che una qualsiasi deroga a tali norme, costituisce grave violazione delle vigenti norme di guerra”.
Il 28 aprile 1945, all’indomani della Liberazione, il servizio cessa.
Come ripristinare un nuovo servizio in poco tempo?
Il 21 maggio 1945 gli Alleati autorizzano la Corrieri Alta Italia a riprendere l’attività interrotta.
La vita riprende e sulle strade riappaiono i ciclisti. Image
Con le strade non più battute dai bombardamenti ai ciclisti si affiancano moto e auto.
Il 30 giugno 1945 La Corrieri Alta Italia cessa la sua attività, con un bilancio non certo esaltante.
Esaltante lo è stato il suo servizio, quando una lettera di un caro era una ragione di vita
Image
Image
Sull’esempio della Corrieri alta Italia nasceranno analoghi organismi.
Perchè gli uomini non rinunciano mai a comunicare e a ricevere notizie.
Anche quando tutto intorno è morte e disperazione. Image

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Dec 14
Oggi è il 23 marzo 2017.
Non è la prima volta che vengo ad Auschwitz.
Sono stanco, e non solo per i miei 83 anni.
Sono ormai trent’anni che cerco di portare alla luce le responsabilità di quell’azienda nello sterminio di milioni di esseri umani. Image
Era il 26 ottobre 1942 e sono certo che Kurt ripensò al suo passato.
Era stato assunto da quell'azienda come disegnatore tecnico e di strada ne aveva fatta parecchia.
Dopo nove anni era stato promosso ingegnere del reparto D.
E proprio in quel reparto aveva dato il meglio di sé. Image
Grazie al suo ingegno la sua ditta si stava aggiudicando tutti gli appalti.
Quel giorno era particolarmente euforico.
«Le mie idee sono davvero rivoluzionarie, posso supporre che mi concederete un bonus per il lavoro che ho fatto» aveva scritto in mattinata al suo direttore. Image
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Dec 10
C’è chi descrive la realtà nella sua interezza.
E poi c’è chi fa solo propaganda, che è una descrizione parziale e spesso falsa della stessa realtà. La propaganda mira a influenzare le opinioni e il comportamento altrui, a vantaggio di qualcuno, per determinati obiettivi. Image
Quante tecniche esistono per creare falsi messaggi, e per fare della propaganda credibile?
A decine.
Si va dalla "conventio ad tacendum", dove si scelgono le notizie da dare e quelle da nascondere, al “ricorso alla paura” per creare qualche ipotetico nemico immaginario. Image
Del “ricorso alla paura” fu maestro Goebbels, che riuscì a convincere milioni di tedeschi che qualcuno voleva la loro morte.
(Si servì anche delle idee e dei libri di Theodore N. Kaufman, uomo d'affari e scrittore ebreo americano) Image
Read 25 tweets
Dec 8
"Il fascismo sta cercando di rialzare la testa.
Posso dirlo con cognizione di causa perché io il fascismo l’ho visto in faccia.
Lo abbiamo visto in faccia.
E lo abbiamo sconfitto".
Per questo oggi l’Italia è antifascista.
Per legge, non per opinione. Image
La Resistenza di noi donne non fu marginale.
Eravamo crocerossine certo, staffette, assistenti, ma abbiamo subito arresti, torture, violenze, deportazioni e fucilazioni.
Migliaia le donne partigiane.
4.653 quelle arrestate e torturate.
2.750 deportate, 2.900 uccise.
E c’ero io Image
Ricordate i vostri 18 anni?
Immagino di sì, e spero siano stati sereni.
E' un’età importante.
L’affetto dei vostri genitori, gli amici, le giornate in biblioteca a studiare, le serate in discoteca.
O una passeggiata a cavallo.
Un momento della vita particolare, indimenticabile. Image
Read 18 tweets
Dec 5
Quando entrai alla reale Scuola militare di Brienne-le-Château avevo solo 10 anni e l’incontro col direttore non fu certo tra i più amichevoli.
“Preferirei non annacquare la qualità del nostro corpo studentesco ammettendo qualcuno che non viene dalla Francia continentale”, disse. Image
Fu allora che mio padre andò su tutte le furie.
«Il ragazzo resta qui», gli urlò, «gli è stata assegnata una borsa di studio reale. Voi gli darete un’istruzione, come da accordi».
Capii in quel momento che per me non sarebbe stato un soggiorno sereno.
Parlavo pochissimo il francese e non ero certo ricco come i miei compagni.
Per questo mi presero di mira fin da subito.
Non provenivo dall’alta aristocrazia francese.
Mi sentivo italiano, toscano e parlavo la lingua materna, l’italiano appunto.
Read 22 tweets
Dec 2
L'unica certezza è che non era sua intenzione.
Quella di riprendere i contatti col mondo esterno, intendo.
Ma in quel 5 marzo 1931, verso le quattro del pomeriggio, fu costretta a fare quello che non aveva mai fatto nei 24 anni precedenti.
Aprire la porta e chiamare aiuto.
"Cameriera, vieni qui! Corri! Mia sorella è malata. Chiama subito un dottore. Penso che morirà". Accorsero in tanti nella sua camera, nella suite 552 dell’Herald Square Hotel.
A cominciare dal direttore.
Poi arrivò il medico del vicino Hotel McAlpin.
E infine il becchino. Image
Sua sorella, miss Mary E. Mayfield, giaceva sul divano coperta da un lenzuolo.
Ed era ormai morta.
Quello che videro in quella stanza fu qualcosa di sconvolgente.
C’erano pile di giornali ingialliti in ogni angolo.
Scatole vuote di cracker, gomitoli, e carta d’imballaggio.
Read 25 tweets
Nov 30
Basta sfogliare l’Annuario Pontificio 2023, che include Papa Francesco, per sapere che ci sono stati 266 regni dei pontefici.
Se non l’avete letto vi confiderò un segreto.
Ci sono stati 266 regni dei pontefici, ma non ci sono stati 266 Papi.
Poffarbacco, e come mai? Image
Perché nell’elenco io compaio ufficialmente per ben tre volte, tutte riconosciute come valide.
Non solo.
Voi pensate che Benedetto XVI sia stato l’unico Papa a dimettersi.
Invece si dimisero anche Clemente I, Ponziano, Celestino, Gregorio XII e…il sottoscritto. Image
Non solo.
Lo sapevate che nel 1046, caso unico, quattro Papi occuparono contemporaneamente il trono di San Pietro?
Furono Silvestro III, Gregorio VI , Clemente II e…il sottoscritto.
Dimenticavo.
Sono Papa Benedetto IX, nato Teofilatto. Image
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