1) 2004 - il direttore dell’#Unrwa, Hansen, ammette davanti alle telecamere che 1/3 del personale è #Hamas e non ci trova nulla di male.
2) 2014 - Hamas rifiuta i testi scolastici dell’Onu 1/
e utilizza i fondi dell’Unrwa per far stampare i propri testi basati su sharia e jihad. Ragioniamo: gli insegnanti (TUTTI, non solo il 30% indicato da Hansen) insegnano con i testi di Hamas. TUTTI
3) Per anni Hamas scava indisturbatamente tunnel 2/
sotto scuole e ospedali gestiti dall’Unrwa. Nessuno apparentemente sente le vibrazioni dei martelli pneumatici, nota il via vai di operai o i camion che trasportano via i detriti. Nessuno dei dirigenti fa domande tipo “chi sta costruendo cosa?” 3/
Se i dipendenti UNRWA e Hamas non fossero strettamente legati, perché nessuno nota il via vai negli ospedali? O tizi strani nel cortile della scuola? Perché i dirigenti mai una volta dicano “ma cosa ci fa quella botola in mezzo al cortile? Dove vanno quei tipi? 4/
4) Diversi dipendenti UNRWA postano sui social frasi di giubilo dopo l’attacco del 7 ottobre (era già successo durante la guerra nel 2015 e c’era stato uno scandalo anche allora)
5) Israele mostra immagini di 12 partecipanti agli attacchi che vengono identificati 5/
come dipendenti UNRWA. Sono solo la punta dell’iceberg. L’Onu apre un inchiesta.
6) L’IDF porta decine di giornalisti della stampa mondiale a vedere di persona il centro operativo di Hamas (con relativo database) costruito direttamente sotto la sede centrale dell’Unrwa. 6/
7) Il datacenter dell’Unrwa e quello di Hamas sono l’uno sopra l’altro e i terminali dell’organizzazione umanitaria e quella terrorista sono collegati da cavi (solo elettrici oppure comunicavano tra loro?) 7/
8) Vengono ritrovati i terminali di Hamas ma non quelli dell’Unrwa. Un fatto inquietante.
Dubito che anche chi da tempo sosteneva lo stretto legame tra UNRWA e Hamas sospettava che il connubio arrivasse addirittura a centri operativi uno sopra l’altro. 8/
La magnitudine della scoperta è da mal di testa per le implicazioni che comporta. Riflettiamo:
DATACENTER COLLEGATI
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Il lato ancora più oscuro di Khamenei: l’uomo che si è appropriato di un paese attraverso un cocktail di ricchezza
sfrenata e corruzione istituzionalizzata.
Quando il potere è saldamente concentrato nelle mani di un singolo individuo o di una ristretta élite, 1/
@LaRagione_eu
l’assenza di controlli fornisce un terreno fertile per
la corruzione. Un esempio lampante di questa dinamica è rappresentato dall’Iran,
dove l’accentramento del potere da parte dell’ayatollah Ali Khamenei ha generato un cocktail di ricchezza
sfrenata e corruzione 2/
istituzionalizzata. Khamenei è oggi uno degli uomini più corrotti al mondo, grazie a un hedge fund esentasse del valore di miliardi di dollari accumulato attraverso il sequestro di proprietà di minoranze religiose, dissidenti politici e cittadini iraniani residenti all’estero. 3/
Il regime islamico scuote il Medio Oriente mentre all’interno le crepe crescono.
@LaRagione_eu
Con l’elezione di Ebrahim Raisi nel 2021 i fondamentalisti hanno acquisito il controllo di tutti e tre i rami del governo iraniano, noti come 1/
il Deep State (Stato profondo). Si tratta di un gruppo ormai esiguo che detiene tutte le leve del potere, ma in crescente difficoltà. Adesso sono in molti a porsi la questione del ‘dopo’, ma il fronte dell’opposizione è disomogeneo, anche se a grandi linee può essere ridotto 2/
a due gruppi principali: il Consiglio di transizione dell’Iran (che comprende la quasi totalità dei partiti democratici costituzionalisti sia monarchici che repubblicani, sia di destra che di sinistra); il Consiglio nazionale della Resistenza Iraniana, ovvero gli 3/
Il cinema è l’anima dell’Iran. Ho parlato con “Danial”, sceneggiatore e produttore, che vive ancora in Iran, e discusso con lui della situazione interna.
@LaRagione_eu
Si fa chiamare Danial ma non è questo il suo vero nome (per chi vive in Iran parlare con la stampa estera 1/
richiede precauzioni). È uno sceneggiatore e produttore cinematografico, con un passato da islamista ma ora oppositore del regime islamico. Mi dice di non vantarsi del suo passato ma è grazie a esso che afferma di comprendere un mondo di cui non condivide più 2/
nulla. A suo parere, la Repubblica Islamica è infatti soltanto abuso e corruzione.
Il cinema ha un ruolo importante in Iran. È talmente popolare che gli stessi mullah che hanno vietato alle persone persino di cantare e ballare non hanno mai osato proibirlo. I film iraniani /3
Esiste un asse Mosca Teheran o è solo opportunismo?
Ne ho parlato con l’analista iraniano Mohammad Reza Taghizadeh.
@LaRagione_eu
Mentre gli occhi erano puntati su Ucraina e Taiwan (e l’attenzione rivolta alle tensioni fra Stati Uniti, 1/
Russia e Cina dopo l’attacco di Hamas in Israele), l’Iran è emerso come un altro attore nel panorama delle tensioni internazionali. Uno in grado di stravolgere gli
equilibri in Medio Oriente attraverso le sue milizie ‘per procura’: Hamas, Houthi ed Hezbollah. Sebbene l’Iran 2/
abbia fornito armi alla Russia nella guerra in Ucraina, è stato l’attacco di Hamas che ha evidenziato un potenziale asse fra Cremlino, Repubblica Islamica e Cina. Viene da chiederci però se – oltre a condividere l’appartenenza ai Brics – esista un’alleanza concreta fra questi 3/
C’è stato un tempo in cui era Wall Street a indicare la direzione politica del Paese, attraverso laute sovvenzioni alla campagna elettorale del candidato ritenuto più idoneo e con la mobilitazione
dei media. Qualcosa si è
incrinato con l’avvento dei social e 1/
con l’irruzione di Donald Trump sulla scena politica: un uomo che rompe tutti gli schemi, tanto da creare un culto intorno alla sua persona contro il quale non sembra esserci nulla che tenga. C’è da chiedersi se Wall Street sia ancora oggi in grado di avere un peso e se 2/
riuscirà a evitare quel duello fra Biden e Trump che proprio non va giù ai magnati della finanza. Il problema non è soltanto rappresentato da Trump, considerato troppo divisivo, ma anche da Biden, giudicato troppo anziano. In questa prospettiva, milionari distanti come il 3/
Non entro nel merito dell’articolo di Galli Della Loggia ma colgo l’occasione per descrivere la situazione nelle scuole in Uk.
Non è vero che negli altri Paesi i disabili non stiano in classe con gli altri bambini. 1/
Ho insegnato in Uk per 15 anni. Anche se lì esistono scuole speciali, sono solo per casi molto gravi e su richiesta dei genitori. La linea prioritaria
è quella dell’inclusione. Purtroppo in Uk il sostegno è scarso a causa dei limiti di budget. 2/
A differenza che in Italia, il personale che assiste disabili, bambini con difficoltà di apprendimento e stranieri non è qualificato, né stabilisce piani di studio alternativi che invece restano a carico dell’insegnante (che alle elementari è uno solo); 3/