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Jul 18 10 tweets 3 min read Read on X
Il turismo come ultima frontiera dello "sviluppo" italiano, mentre il declino accelera. Dopo la pandemia il trend è diventato inequivocabile e non verrà fermato a breve. Anzi, nei prossimi anni ci sarà un'ulteriore spinta alla divisione dell'Italia in 3 macroaree che

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possiamo riassumere così: 1) Un'area nord-orientale che assorbe i giovani in fuga dal Sud, mantiene quel che rimane dell'industria italiana e il settore dei servizi collegati alla globalizzazione. 2) Città d'arte che diventano luna

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Mappa originale di @Ruffino_Lorenzo Image
park invivibili, dedicate ai turisti stranieri, e altre zone turistiche sparse per la Penisola che vivono di rendita. 3) Province/aree interne depresse, in rapido spopolamento, soprattutto in Piemonte, Isole e nel Sud Italia. Come si possa tenere in piedi una nazione con

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queste divergenze interne è un assoluto mistero. Ma il trend della "turistificazione all'estrema potenza" non verrà fermato a breve. In primis perché il turismo globale continua a crescere, grazie all'ascesa delle classi medie dei Paesi emergenti che

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Proiezioni del 2018 Image
viaggeranno sempre di più. Le località più belle a livello mondiale sono sempre le solite (tipo Venezia) e non si possono replicare. Questo flusso "impoverente" farà si che in Italia si investirà meno in nuove imprese, tecnologie e ricerca scientifica, preferendo la

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rendita grazie agli immobili accumulati, sfruttando allo stesso tempo i lavori a basso valore aggiunto. Inoltre la nazione italiana è demograficamente vecchia, con pochi giovani e sempre meno voglia di cambiare le cose. Situazione alimentata pienamente anche da una classe

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dirigente che non crede nella ricerca, nell'elaborazione di nuovi poli culturali, scientifici, etc. La rendita, la tutela del gretto status quo, il crollo demografico e la fuga dei cervelli sono diventati i cardini dell'evoluzione italiana degli ultimi 2 decenni. Non è un

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caso che una delle mode che ha preso più piede in Italia negli ultimi 10 anni sia quella di aprire un'attività nel settore "food", mica quella di investire massicciamente sulle tecnologie di frontiera o sulla ricerca scientifica/culturale. Giustamente qualcuno si farà la

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fatidica domanda: come ne usciamo? Sulla carta esistono mille piani. Nella realtà mancano organizzazioni, forze nuove e poteri effettivi votati al cambiamento. Ripeto: la rendita - l'eredità accumulata - è diventata un elemento centrale del Paese e ognuno difende il proprio

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cortile (chi più, chi meno). Mica si pensa alla rivoluzione o al futuro con slancio. A sistema globale vigente, salvo futuri scossoni nella UE o altrove, i trend sono questi. Se ci sono realtà italiane "rivoluzionarie" in ascesa, segnalatele pure. Magari ci sono novità...

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di 45 nazioni, dai 18 anni in su, con metodologie diverse. Stilando fra l'altro classifiche a dir poco controverse in cui i sauditi risultano super-combattivi, mentre gli italiani sono i peggiori in assoluto. La stessa domanda < Se ci fosse una guerra che coinvolge la

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tua nazione, saresti disposto a combattere per il tuo Paese? > è molto ambigua. Che tipo di guerra? Perché un conto è un ipotetico conflitto sul fronte orientale contro la Russia, un altro invece è la resistenza contro un'invasione. Guerre diverse, reazioni diverse. Inoltre

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