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Molti giovani abbandonano l'Italia. In 13 anni sono andati all'estero più di 550.000 cittadini, fascia 18-34 anni. Nello stesso periodo ne sono rientrati circa 172.000. Quindi una perdita secca di

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Grafico di @affari_politici basato su ultimi dati di Fondazione Nord Est Image
377.000 giovani. Ma i numeri potrebbero essere sottostimati, in quanto un precedente report della "Fondazione Nord Est" avanzava l'ipotesi che il fenomeno è più grave di quel che si pensi e difficile da quantificare esattamente. Anche perché oltre ai 18-34enni, quanti

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lavoratori adulti si sono trasferiti definitivamente all'estero? Comunque il dato sui giovani rivela un atteggiamento suicida dell'Italia, in quanto siamo un Paese in pieno declino demografico con alcuni dei peggiori parametri a livello globale. Far fuggire

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una delle parti più vitali della popolazione (mentre tanti altri giovani che rimangono sono sottopagati, scarsamente valorizzati, dimenticati) è un atteggiamento ultra-demenziale... Sul perché di questo lento suicidio collettivo si sono scritte innumerevoli parole, ma per

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una volta vorrei riflettere sulla mancata "reazione" di certe componenti al comando. L'Italia non è un Paese povero... anzi è uno dei più ricchi al mondo, con oltre 10.000 miliardi di € di patrimonio privato. Quindi non possiamo nemmeno usare la scusa che non

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vi è ricchezza. Semmai è distribuita molto male, con una minoranza che concentra nelle sue mani enormi capitali. Quindi qua sorge un'importante domanda: perché la parte più ricca, influente e potente del Paese fa ben poco per fermare questo dissanguamento? Allo stato

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attuale abbiamo 2 motori: 1) Il primo, quello politico-burocratico, con il crollo dei partiti di massa si è praticamente inceppato diventando semplicemente un difensore dello status quo. Negli ultimi 30 anni si sono alternati governi di tutti i tipi, con i partiti più

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vari, e lo sfascio scientifico, culturale, etc, non è stato minimamente risolto. Anzi, dal 2011 le cose si sono aggravate accelerando il declino. 2) Il secondo è quello industriale, economico, finanziario, composto da tantissime PMI, da poche medie imprese e da pochissime

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grandi imprese. Tante lamentale da parte di questo "motore", ma alla fine grandi accordi con la politica, soprattutto nella grande borghesia. Poi vi sarebbe un terzo "motore", la società civile ma questa è ormai quasi disintegrata, atomizzata, anestetizzata, ridotta in

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piccoli rivoli. Quindi torniamo alla domanda iniziale: perché l'élite più ricca e potente, concentrata in gran parte nel Nord Italia, è favorevole al declino italiano? Perché è così ostile a investire in cultura & ricerca? Non crede più nel Paese? Si ritiene una borghesia

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globalizzata in fuga? Perché ritiene la cultura e la scienza inutili - facendo danni sul lungo termine anche alle proprie imprese - perché tanto "siam bravi a fare belle scarpe" (Cit. Berlusconi)? Perché ormai sono in gran parte anziani e non gliene frega più niente del

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futuro? Perché tanto i loro pargoli sono al sicuro all'estero? Perché la voglia di innovazione & potere è cessata, e quindi tanto vale fare i rentier nel dolce tramonto repubblicano? Si parla tanto di contrastare il declino, ma gli apparati politici sono ormai chiusi in

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torri d'avorio con narrazioni stantie, una buona fetta della borghesia non investe nel futuro/territorio, mass media & centri culturali sono decotti. Chi dovrebbe fermare il declino italiano? Il singolo impiegato o precario? Quelli che non arrivano alla fine del mese?

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