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Oct 7 18 tweets 3 min read Read on X
Un anno fa Israele è stata attaccata.
Un anno fa la rabbia palestinese ha trovato sfogo in un'operazione a lungo pianificata.
Un anno fa nel caos centinaia di persone sono morte per mano di milizie palestinesi e dell'esercito israeliano.
Un anno fa non è iniziato nulla. 1/
Il 7 ottobre 2023 è un giorno traumatico per la memoria collettiva israeliana. Un giorno di disfatta, nel quale è esplosa una bolla di arroganza e onnipotenza, o magari anche solo di indifferenza. 2/
Un giorno traumatico per molti lutti, spesso atroci, e per chi ha visto portare via persone care. Molte delle quali nel frattempo sono morte o mai tornate. Sono migliaia di tragedie individuali che non possono non toccare umanamente. 3/
Ed è questa la più grande tragedia: una dimensione umana che dovrebbe avvicinarci tutti e che invece è diventata per alcuni uno strumento di ulteriore violenza e morte.
Chi dileggia o dice "ben gli sta" a chi ha visto morire un parente non sta dalla parte giusta. 4/
Ma chi si è fatto interprete di dolore e offesa per promuovere una vendetta brutale, collettiva, distruttiva, sta sicuramente dalla parte sbagliata.
Il 7 ottobre Israele aveva un'opportunità (totalmente ipotetica viste le persone al potere e la loro ideologia): 5/
Israele poteva fermarsi, difendere i propri confini, onorare il lutto, raccontare l'accaduto e dire al mondo "Forse dobbiamo fare qualcosa per interrompere questa catena di tragedie. Forse la violenza non è la via."
Mi rendo conto dell'ingenuità, eppure ne vedo il pragmatismo. 6/
Invece già l'8 ottobre Israele ha iniziato una rappresaglia che ha totalmente cancellato l'offesa subita. In pochi giorni il numero di vittime palestinesi aveva già ampiamente superato quelle israeliane. Ed il massacro di Gaza aveva inizio. 7/
Non dico il genocidio, non per timidezza, ma perché il genocidio era già in corso da decenni. Non entro nel cuore dell'analisi dell'ideologia sionista, è sufficiente soffermarsi su eventi e fatti, dal 1948 e poi dal 1967.
Decenni di sistematica "cancellazione" dei palestinesi. 8/
Decenni di oppressione, distruzione di segni di civiltà, di abitazioni, di agricoltura. Decenni di abusi psicologici e fisici, di tortura psicologica e corporale. Decenni di isolamento, disprezzo, denigrazione.
Di negazione di diritti basilari. 9/
Nell'ultimo anno abbiamo "solo" assistito ad una versione amplificata, folle, con la bava alla bocca, di quei decenni. Lo sterminio e la distruzione a Gaza non hanno bisogno di altre parole da parte mia. Difficilmente atrocità hanno avuto tale evidenza. 10/
Siamo intontiti dall'orrore ormai.
E in Cisgiordania hanno trovato terreno fertile per perdere ogni inibizione i coloni, i soldati. E nell'opinione pubblica è stato un fiorire (forse meglio un appassire) di sete di sangue, umorismo sadico, parole di morte. 11/
E nel parlamento è stata una gara ad essere più disumani, a promuovere le peggiori persecuzioni, i bombardamenti più intensi mai visti, senza considerazione per le vite umane, se non in minuscola parte, per quel minimo di pubbliche relazioni ancora richieste. 12/
Ora siamo di fronte a scenari ancora molto incerti e potremmo persino non aver visto il peggio. L'intera politica occidentale si è chiusa a guscio a difesa di "valori" dei quali non si capisce la validità, in un vortice di follia suprematista, generatore di violenza. 13/
Il 7 ottobre 2023 è stato un giorno traumatico per Israele e nella sua dimensione umana merita tante piccole solidarietà e comprensioni. Ma ciò che ne è conseguito è il contrario di ciò che chiunque abbia un senso di umanità potrebbe ritenere la giusta soluzione. 14/
E se ci fermiamo al 7 ottobre, ne indichiamo le tante cose brutte e urliamo alla guerra santa contro gli arabi, contro gli antisemiti, contro gli "odiatori", contro gli "amici dei tagliagole" - siamo solo altri tagliagole, amanti di guerre sante molto peggiori. 15/
Io mi commuovo di fronte a immagini di dolore e sofferenza di qualunque essere umano. Mi hanno anche commosso racconti di conversazioni tra sequestratori e ostaggi, nei lunghi mesi di prigionia. 16/
Conversazioni sul cibo preferito, ma anche sulla convivenza, sulla tragicità del momento, sul fatto che ci deve essere un modo per vivere in pace. Sì, conversazioni tra quei "mostri" di Hamas e le loro vittime, reali, ostaggi. Tutti esseri umani. 17/
Solo ripartendo da questi piccoli scambi di gesti, anche teneri, timorosi, anche rabbiosi magari, ma in una discussione tra esseri umani - solo tenendoli bene a mente si può pensare di risolvere qualcosa, tra pari, restando umani. 18/

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Apr 8
Oggi mi è tornato in mente un episodio dalla mia ultima visita in Israele, nel 2017 ormai (la prendo larga).
Ero a Jaffa, da una cara amica di famiglia. Cittadina araba accanto alla quale è stata costruita Tel Aviv e ancora oggi vi abitano molti arabi, cittadini israeliani. 1/
Molti altri sono stati cacciati nel 48, e questa cara amica abita per l’appunto in una stupenda casa che fu di palestinesi (passata di mano più volte prima di arrivare a lei).
Ho molti ricordi da Jaffa, fin dall’infanzia: il mio fornaio preferito, dove andavo da piccolo 2/
a comprare pite fresche, uno spettacolo di profumo, bollenti, appena uscite dal forno, non vedevo l’ora di addentarle.
Abu Hassan, il miglior hummus della città; veniva gente da Tel Aviv. Mi viene l’acquolina a pensarci. Bisognava arrivare presto, verso le 11, 3/
Read 12 tweets
Mar 11
Nel 2015 presentavo la mia tesi di LM in Relazioni Internazionali e scrivevo questa prefazione, che pubblico qui in #thread.
Fa impressione ricordare sentimenti e reazioni simili a quelli odierni, ma oggi è molto peggio. Ma ho intenzione di andare avanti con la mia voce: /1
"Il 30 dicembre del 1987, se la memoria non mi inganna, percorrevo in macchina con i miei genitori le strade che, attraversando buona parte della Cisgiordania, conducevano a nord, non lontano dal lago di Tiberiade e da Nazareth, in direzione del kibbutz Gvat, dove abitavano… /2
…lontani parenti che andavamo a visitare in occasione del mio dodicesimo compleanno.
Lungo la strada ci fermammo a mangiare in un villaggio, nel pieno dei territori occupati, ignorando gli avvertimenti dei parenti che ci avevano sconsigliato di fare quella gita. /3
Read 29 tweets
Mar 6
A casa mia la parola “tzionì” (sionista) è sempre stata una strana bestia.
D’altronde mia mamma, appena ha potuto, a 18 anni, è fuggita dal paese, da “pecora nera” della famiglia. Gli anni che ho vissuto lì sono stati di circostanza, non certo il risultato di una fede. 1/
Da piccolo sentivo usare la parola “tzionì” casualmente (non dai miei), un po’ come in Italia alcuni direbbero “un cristiano” per definire un essere umano.
“Tzionì” era equivalente ad ebreo, magari per dire “buon cittadino”. Oggi so quanto è problematica questa equivalenza. 2/
A casa nostra non si usava mai. Se mia madre diceva “quello è un tzionì!”, normalmente intendeva “un fascista”.
Crescendo vedevo sempre la parola associata ai partiti di destra. Oppure a vecchie immagini di buffi pallidi in pantaloncini nel deserto, i “halutzim”, 3/ Image
Read 17 tweets
Feb 21
Molti soldati israeliani stanno rubando di tutto nelle case distrutte e abbandonate di Gaza.
Piccola cosa rispetto alla sete di sangue, ma enorme danno d’immagine per “l’esercito più morale del mondo”. #thread 1/
haaretz.co.il/opinions/2024-…
Riporta un medico dei riservisti: “Piccole unità, meno disciplinate, hanno rubato telefoni, Dyson, moto e bici. Mi sono vergognato. A un certo punto ho smesso di rimproverare, perché mi facevano passare per piantagrane”.
Il fenomeno è diffuso al punto che non è controllabile. 2/
Un combattente dell’unità Giv’ati mostra con orgoglio al giornalista di Kan11 un grande specchio preso da una casa a Khan Yunis. Nei social circolano video di soldati con magliette da calcio rubate, con pranzetti cucinati rubando i prodotti nelle case. 3/
Read 9 tweets
Feb 19
Mi ha scritto un amico israeliano che non sentivo da anni. Vive lì, a sud di Yafo, da sempre attivista di pace, sul territorio, a contatto con molti palestinesi. Non sapendo quanto fossi informato, mi ha fatto un riassunto. Ve lo traduco qui in #thread 1/
“Ciao Samuele, è bello sapere che ci sono persone nel mondo che hanno il cuore dalla parte giusta. Anch’io come te penso che il fascismo è salito di livello qui in Israele dallo scoppio della guerra. Non stupisce visto che al governo siedono dei “cahanisti”, che sono 2/
ideologicamente simili ai nazisti. Ma è dura rendersi conto che persone “normali” abbiano subito una trasformazione nelle loro posizioni politiche, non più tanto distanti da quelle dei terribili membri del governo.
Quello che è accaduto il 7 ottobre è terribile e crudele 3/
Read 16 tweets
Feb 15
Nella mia assoluta, ma comoda, non violenza faccio questo esercizio d’immaginazione: sono un palestinese di Gaza, non amo Israele, ma non sono un combattente. Ho avuto la fortuna di poter lavorare in situazioni decenti in Israele, qualcuno mi trattava malissimo, 1/
altri mi hanno trattato bene e volevano parlare con me. Qualcuno mi ha detto che il loro governo è pessimo, ma anche il nostro però… io non sono un fanatico, non vado pazzo per gli sgherri di Hamas, ma ogni tanto penso che forse non sono coraggioso abbastanza. 2/
Poi arriva il 7 ottobre. Non faccio festa, perché già aspetto la risposta israeliana. Mi ritrovo presto a dover scappare. Prima muoiono conoscenti, poi perdo parenti, infine muoiono i miei figli, a due passi da me, dilaniati dalle bombe. Fuggo senza sapere perché. 3/
Read 7 tweets

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