Ho visto un video nel quale il Signor Presidente del Consiglio si vanta della crescita della spesa sanitaria procapite, indicandola come segno di maggiori e migliori investimenti.
Beh, facciamo che la spesa oggi sia 100 e ci siano 100 persone. La spesa procapite è 1. Se domani
la spesa resta 100 ma le persone diminuiscono a 98, la spesa procapite diventa 1.02.
Se le persone restano 100, ma la spesa aumenta per inflazione a 104, la spesa procapite sale a 1.04.
Se la spesa sale per inflazione a 104 e le persone scendono a 98, la spesa procapite è 1.06.
Se la spesa scende a 98, ma le persone scendono a 95, la stessa procapite cresce comunque a 1.03.
E possiamo continuare con calcoli più raffinati, e scenari più complessi.
La spesa procapite potrebbe infatti aumentare nonostante una riduzione dei servizi! Se alcuni servizi
vengono eliminati, quelli che rimangono potrebbero diventare più costosi, per il fatto che sono meno distribuiti. Ad esempio, se si riducono i servizi di assistenza primaria, i pazienti potrebbero dover ricorrere a strutture più costose (come gli ospedali) per trattamenti che
prima ricevevano a un costo minore.
Insomma, non basta dire che la spesa procapite è cresciuta, Signor Presidente. Servono informazioni aggiuntive per capire a cosa sia realmente dovuta la crescita, e se tale crescita è un bene.
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Tra il 1996 e il 2022, c'è stato un cambiamento statisticamente significativo nella distribuzione della ricchezza netta in Italia.
La curva di Lorenz si è spostata a destra, indicando una maggiore disuguaglianza.
Il Gini passa da circa 0.63 a 0.67 (H_0 uguaglianza rigettata).
La cosa "buffa" è che per quanto più diseguale nel tempo, l'Italia in termini di ricchezza netta resta uno dei paesi meno diseguali. Francia, Germania, UK, Svizzera, USA (ça va sans dire), sono tutti più diseguali e concentrati in termini di ricchezza netta (non di reddito!).
La cosa interessante è che le curve di Lorenz e i loro Gini ci raccontano una storia che già sappiamo.
Il ceto medio italiano si è impoverito, e i poveri tendono a essere relativamente più poveri.
Ma l'Italia è un paese che non cresce e non innova, e quindi anche i suoi ricchi
Torna carsica la polemica pelosa sui numeri della povertà in Italia.
Polemica in cui l'opposizione del momento accusa il governo del momento di non fare nulla per aiutare i più poveri.
Sulla misurazione della povertà, attività fondamentale per cercare di gestirla, esiste
una ricca letteratura, purtroppo chiaramente ignota alla classe politica.
Per capire i numeri della povertà in Italia, occorre capire come ISTAT si muove per quantificarla.
ISTAT calcola 3 statistiche principali: povertà assoluta, povertà relativa, rischio di esclusione sociale.
La povertà assoluta è una valutazione che considera esclusivamente la situazione economica, senza tener pienamente conto delle dimensioni del nucleo familiare o del contesto geografico. È una misurazione che si trova quasi solo in Italia, non comune altrove.
Inizio il thread come promesso.
Dato che ci metterò un po' a collezionare e mostrarvi le perle, per il momento chiudo i commenti.
Appena finito con le sciccherie, li riapro.
Si inizia subito con l'assoluta modestia di Giorgia e l'imparzialità di Sallusti.
Ah, ovviamente non posso mettere tutto, per non violare il diritto d'autore, quindi mi limiterò ai passaggi più psichedelici, assurdi e trash. Perché sì, questo libro è un capolavoro del trash. Complimenti agli autori!
Non sentite il tepore di un caminetto, i violini in sottofondo e un'abbondante salivazione?
E la povera Giorgia coi piedi gonfi?!
Vi risparmio i commenti sulla tappezzeria damascata.
Ciao @Cr1st14nM3s14n0, ecco la lunga risposta promessa.
Quando si ha a che fare con un sistema complesso bisogna distinguere il livello al quale lo si approccia.
Prendiamone tre, forzando un po': teorico, empirico, gestione del rischio (se serve, se il sistema ne genera).
A livello teorico devi puntare al modello che meglio descrive il sistema nelle sue componenti principali e, per quanto possibile, in quelle minori. E non è detto che il modello sia o debba essere esso stesso complesso/complicato/difficile (scegli tu).
Prendi tanti automi cellulari: il modello di sviluppo è spesso banale e deterministico, ma generano cose di difficoltà allucinante anche nel semplice caso unidimensionale.
Il problema è che ricostruirlo dalle realizzazioni non è banale, e spesso finisci con un modello
Il primo Governo che voglia davvero iniziare a ridurre povertà e disagio sociale dovrà far funzionare (non solo annunciare) un database unico dell'assistenza sociale, con l'aiuto del terzo settore.
Chi è in condizioni di necessità deve essere noto allo Stato, e ricevere
automaticamente gli aiuti, senza dover ogni volta chiedere e certificarsi. Dove? Su un banale conto corrente gratuito, senza tessere e tesserine riconoscibili, senza file alle Poste stile anni 30.
Il database unico aiuterebbe anche a prevenire abusi, a sapere esattamente chi
riceve cosa da chi (Stato, associazioni, etc.), in modo da rendere l'assistenza più efficace, raccogliendo dati utili a sviluppare e ottimizzare politiche sociali sensate, senza spiccioli (neanche soldi) a pioggia come oggi.
Naturalmente un database unico di questo tipo deve
Ho questa storiella che voglio raccontarvi perché la trovo emblematica.
Premetto che il protagonista della storia ha fatto benissimo a sfruttare una legge dello Stato italiano, che gli ha permesso di fare gratis quanto vi sto per dire.
Ben per lui e complimenti per il buon gusto.
Sono stato a Torino per lavoro e svago.
Ho affittato un bellissimo appartamento nel Quadrilatero Romano, in un palazzo storico.
Appena arrivo il palazzo appare nuovo, meraviglioso. Negli androni si sente quasi l'odore di vernice.
Il padrone di casa mi avvisa che avrebbe avuto
cinque minuti di ritardo, e mi dice di prendermi un caffè nel bar prospiciente e di metterlo in conto. Pur apprezzando molto il savoir faire, non lo farò.
Arriva nei tempi dichiarati su una bella Levante.
Persona gentile e affabile, mi fa fare il tour dell'appartamento e