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Solve et Coagula, carpe chaos. Una rivoluzione c'è stata,☝️élite si sono rivoltate contro di noi . Non c'è dx e sx ma solo chi sta in alto e chi in basso.
Jul 20 35 tweets 431 min read
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Era il 1994 .
Addì 20 luglio , il giorno dopo quel 19 di 33 anni fa e dopo le comparsate e le dichiarazioni , ipocrite , di rito e dopo il 27 giugno di 45 anni fa di oggi anno domini 2025.
Viviamo in un mondo libero , così dicono perché la guerra è stata vinta da coloro che l'hanno promossa e diretta in tutti questi anni. In suo nome e per suo conto l'Italia è stata trasformata in un campo di battaglia. Chi parla di pace oggi sbaglia con il comunismo pur sconfitto nel confronto con gli Stati Uniti ; sconfitto dalla fame, dalla miseria, dalla povertà che la sua utopia ha provocato in Russia e in tutte le Nazioni che hanno avuto la sventura di adottarlo come regime. Sbagliano perché gli USA non hanno mai inteso combattere il comunismo, come ideologia dalla quale si potevano sentire minacciati,ma hanno voluto spezzare la potenza russa che " del comunismo " si serviva come di un'arma da affondare nelle carni e negli animi dei popoli dell'Occidente quale rapprentante unico del male per gli affari americani. Crollato il comunismo,resa i inservibile l'arma ideologica , rimane la Russia; che non è solo quella che cerca disperatamente l'aiuto dell'Europa occidentale - negatogli e camuffato per acquisire risorse e vendere propri prodotti - ma compenetrarsi con essa ed elevare l'Europa di cui la Russia fa parte al rango di Potenza Mondiale e competere con Amerche e Asia in ascesa. È la Russia che veglia sulla sicurezza dei suoi confini,che teme la rinascita di una Germania nazista , che paventa il diffondersi del verbo islamico , che si guarda dalla Cina infida come amica e come nemica e che mantiene le armi al piede pronta ad usarle se mai sarà necessario . È la Russia di sempre , da Pietro il Grande a Stalin , quella che ora sembra giacere all'ombra di Gobaciov ma che è viva , vigile e pronta ad emergere alla luce per ribadire il suo diritto alla leadership in e con l'Europa per realizzare il sogno della " Terza Roma " a livello globale. Gli Stati Uniti lo sanno , paventano il pericolo e non abbassano la guardia. I loro apparati difensivi , convenzionali e non convenzionali , sono oggi più all'erta che mai . 2
Non siamo, quindi, volti al passato quando affermiamo che esiste l’esigenza imperiosa di fare luce su tutto qiuello che è accaduto in Italia non solo dagli anni Sessanta in avanti ma andando a ritroso nel tempo perché è negli anni della guerra perduta che noi ritroveremo quel filo d’Arianna che ci consentirà di uscire fuori dal labirinto.
Ciò che è accaduto si potrà ripetere. E’ questo il pericolo da sventare.
Non bastano, per fare questo, le piccole verità giudiziarie che cercano solo esecutori materiali di gesti che rispondono ad una logica di potere, come le grandi stragi da piazza Fontana alla stazione di Bologna; o rivoluzionari alla Renato Curcio e Corrado Alunni.
Non bastano, perché falsificano la verità le accuse di “associazione sovversiva” a carico di ufficiali o funzionari di polizia e dei servizi di sicurezza per giustificare con una loro presunta infedeltà allo Stato il loro ruolo nei “depistaggi” e nelle “coperture” offerte a destra e a sinistra ad eversori veri o, più spesso, presunti.
E’ giunto il momento di finirla di cercare “connubi” e “complotti” ai danni dello Stato fra “terroristi e “servizi deviati” che non hanno mai deviato.
E’ giunto il momento di porre alla base delle proprie ricerche verso una verità che non è irraggiungibile solo che lo si voglia, l’affermazione fatta dal generale Mario Cinti dinanzi alla Commissione d’inchiesta sul terrorismo e le stragi che lo ascoltava come teste sulla strage di Ustica. Più che una affermazione è stata un’esortazione gravida di significato: “…Inoltre mi sento di dire -ha detto l’ufficiale- che il giuramento di ogni soldato è di fedeltà al Paese e a nessun altro. Del Paese facevano parte gli ottantuno morti del DC9…”(A. Purgatori, Nei nastri di Ustica i segreti Nato, Corriere della Sera 1.7.1989).
Del Paese, diciamo noi, facevano parte tutti coloro che sono morti in questi anni durante i quali nessun ufficiale ha ricordato di aver un giorno giurato fedeltà all’Italia e non agli Stati uniti ed all’Alleanza atlantica.
E sono morti nel corso di una guerra ideologica che poteva e doveva non investire il nostro Paese se diversa fosse stata la politica estera dei nostri governi; se non avessero, questi, deciso che la nostra politica doveva essere quella dell’America e per l’America.
Nessuna nazione europea ha conosciuto per durata di tempo e gravità di eventi quello che è accaduto in Italia, dove è stato reso possibile dalla “cupidigia di servilismo” di una classe politica unicamente preoccupata di mantenere il potere assecondando in tutto i voleri della potenza egemone.
L’Italia è una nazione che ha alle sue spalle una storia millenaria, è lontana dagli Stati uniti, eppure non ha fatto, fino ad oggi, neppure quell’atto formale di condanna di una classe militare e politica che si è macchiata di tradimento nei confronti di un intero popolo.
Perché questa accusa sottintendono le parole del generale Mario Cinti ai suoi colleghi che sono da dieci anni impegnati a difendere, una volta di più, gli interessi dell’Alleanza atlantica contro i propri concittadini, contro il proprio Paese.
A farlo, questa volta, non sono solo i soldati “perduti” all’onore e alla dignità dei servizi segreti, ma addirittura l’Arma aeronautica, quella che si chiamava “azzurra” dal colore di un cielo che, nella guerra perduta, l’aveva vista difendere disperatamente le nostre città massacrate dagli attacchi terroristici di un Paese come gli Stati uniti che del “terrore” ha fatto l’arma raffinata delle sue conquiste e del suo potere.
Oggi, l’Arma azzurra che non ha potuto e voluto salvare la vita di ottantuno cittadini italiani uccisi in un cielo nostro dieci anni fa, continua a proteggere gli assassini non in nome del Paese che rappresenta ma dei protocolli segreti dell’Alleanza atlantica, dei patti scellerati che ancora non conosciamo ma che sappiamo essere alla base non solo della vergogna di Ustica ma dei massacri di quarant’anni.
Non siamo giunti per fatalità del destino, non abbiamo vissuto tutto questo perché il Kgb ha fomentato la “rivoluzione” in Italia, o perché i nostalgici del regime “fascista” hanno sognato e tentato di impadronirsi del potere; no, abbiamo vissuto in uno stato di guerra perché la classe politica ha offerto alla nazione lo spettacolo miserando e miserabile di un potere che ruba, che arraffa, che truffa, che depreda, che prevarica, che sfrutta e che, infine, ha rischiato di perdere il confronto elettorale con un Partito comunista che si presentava come l’alternativa dell’onestà e del buongoverno contrapposta al ladrocinio ed al malgoverno dei democristiani e dei loro complici.
E questo non se lo potevano permettere né gli Stati uniti né l’Alleanza atlantica e tantomeno i democristiani che del potere e per il potere vivono e quando qualcuno ha avuto la consapevolezza ( Moro ) che solo il rigore morale dell'ex PCI-Berlinguer poteva rigenerare la DC e forze sane attraverso " il compromesso storico " ...chi ci comanda non lo ha concesso.
E, allora, hanno creato le organizzazioni dell’ultrasinistra, hanno affisso i “manifesti cinesi”, hanno finanziato le organizzazioni marxiste-leniniste, hanno suscitato il “pericolo rosso” e poi, non bastandogli, hanno risvegliato il “pericolo nero” e ancora quello rosso e nero congiunti nell’odio verso la democrazia.
Non è fantapolitica. E’ la politica del tradimento e dell’inganno.
E’ quella politica che ha indotto milioni di italiani a rivolgersi ancora, elettoralmente, ai partiti di centro-sinistra, ai “moderati” che fronteggiavano l’attacco “terroristico”. E’ la politica che ha obbligato i dirigenti del Pci ad allinearsi nella condanna e nella guerra contro i “terroristi” per timore di restare schiacciati fra una popolazione che chiedeva sicurezza ed un potere che dimostrava la politica ideologica comune fra i “terroristi” delle Brigate rosse ed il Pci. E’ la politica che ha visto Giorgio Almirante, questo nefasto istrione, chiedere la “doppia pena di morte” per i “terroristi di destra” completando in questo modo il bastione difensivo della fortezza democratica dentro la quale si asserragliavano i “buoni” lasciando fuori dalle mura i “cattivi”, i “maniaci ideologici”, coloro che la fortezza assaltavano per un fanatismo che non trovava posto e giustificazione dall’estrema sinistra comunista all’estrema destra “neofascista”.
Le prove per configurare anche giuridicamente il reato di tradimento non mancano, non sono poche, non sono labili.
E’ stato detto e scritto che la “Rosa dei venti” era una “legittima organizzazione Nato” ma l’evidenza non è stata accettata proprio da quella magistratura che vuole la verità.
Il colonnello Amos Spiazzi ha detto e ripetuto di aver obbedito agli ordini per tutte quelle attività che lo hanno condotto varie volte dinanzi ai magistrati in veste di imputato meritevole, per la gravità delle sue colpe, di arresto.
Non è stato creduto.
Eppure Amos Spiazzi non ha mai cessato di far parte delle Forze armate perché lo Stato maggiore ed i ministri della Difesa non hanno mai ritenuto opportuno congedarlo; perché loro conoscono quella verità che la magistratura si rifiuta di accettare.
Il generale Dino Mingarelli, al processo di Peteano, in appello, ha dichiarato di aver obbedito agli ordini impartitigli dal suo superiore, il generale di divisione Giovanbattista Palumbo. Costui è morto, ma non è da dubitare che di fronte alla prospettiva di una condanna penale e morale avrebbe detto la stessa cosa indicando in altri suoi superiori gerarchici gli ispiratori delle sue iniziative.
Sono solo due esempi, altri potrebbero seguire.
Gli esperti del “fenomeno terroristico”, compresi i magistrati, non si sono mai preoccupati di raggruppare in un’unica lista i nomi di quegli ufficiali dei carabinieri e dei servizi di sicurezza militari e di quei funzionari di polizia e dei servizi segreti civili che sono stati, a vario titolo, inquisiti in questi venti anni di disordine e di sangue.
Hanno solo contato quanti fra costoro erano iscritti alla loggia P2 e ne hanno tratto la convinzione che “complottavano” contro la democrazia, il regime e lo Stato perché ideologicamente fascisti.
Nulla sembra smuovere la loro sicurezza, neanche il fatto che a nessuno di costoro il governo ha torto un capello, stroncando la carriera solo a coloro che, in sede giudiziaria, hanno alimentato con le loro dichiarazioni le tesi accusatorie di taluni magistrati e mantenendo nei loro incarichi e, talora, promuovendo coloro che, invece, hanno negato anche l’evidenza, dimostrando in tal modo il rispetto delle regole del gioco.
Quelle regole non scritte che impongono al “capro espiatorio” di tacere, di non mettere in imbarazzo i complici, in attesa che il tempo e le manovre sotterranee risolvano la sua situazione e gli consentano di riacquistare ciò che ha perduto, e anche qualcosa di più.
E’ ciò che hanno fatto tanti.
Quando Amos Spiazzi, al suo primo arresto, cercò di scrollarsi di dosso le accuse della magistratura dicendo più di quel che doveva, un suo superiore gerarchico, un ufficiale generale, alla presenza di un magistrato, in sede di confronto, gli disse: “Te lo dico come un padre, stai parlando troppo…”. Il generale non venne arrestato e Spiazzi, da allora, ha taciuto.
Coglie lo sconforto quando ancora oggi ci tocca leggere in sentenze istruttorie che i “fascisti” riuniti in convegno all’Hotel Parco dei principi di Roma, nel maggio del 1965, hanno varato la “strategia della tensione”; e si porta come prova il fatto che in platea vi era Stefano Delle Chiaie, e si tace che alla presidenza sedevano " rappresentanti ufficiali dello Stato ".
Non è così che si otterrà verità. Così si continuerà a negarla.
Noi non crediamo, nonostante tutte le evidenze contrarie, che l’inganno sia il motore della Storia. Crediamo, invece, che per lunghi che siano i periodi durante i quali il cielo si oscura al pari delle menti e delle coscienze degli uomini, la luce possa tornare a risplendere.
E questa volta, se la vista dei politici e dei militari italiani impegnati a “coprire” la strage di altri italiani ad opera di stranieri “alleati” e complici riuscirà a smuovere le coscienze e a far accettare la realtà che vuole lo Stato primo responsabile di una guerra civile che ha insanguinato la nostra terra per venti anni, in nome delle stesse complicità e di quei medesimi patti che lo obbligano a tacere e a coprire quello che avvenne nel cielo di Ustica il 27 giugno 1980, allora quella luce che cerchiamo potrà emergere dai fondali oscuri dell’abisso del mare nel quale riposano ottantuno morti che cercano giustizia; potranno darla a tutti coloro che, in altre circostanze ma per la stessa logica di asservimento ad una potenza straniera e nemica, sono stati anch’essi assassinati in nome del “mondo libero” e dell’Occidente.
Ed allora, quel giorno, quella pace che non abbiamo ancora conosciuto potrà ritornare nelle coscienze di tutti insieme a quella libertà di decidere il nostro destino che una guerra perduta ed una classe dirigente protesa, senza eccezioni, a difendere i propri particolari intersssi contro quelli di sessanta milioni di uomini, ci hanno tolto da mezzo secolo.
Quindi la strategia della tensione che ha colpito l’Italia, e mi riferisco a tutti gli episodi che partono dal 1969 e anche prima, è dovuta all’esistenza della struttura occulta di cui ho detto e agli uomini che vi appartenevano e che sono stati utilizzati anche per fini interni da forze nazionali ed internazionali, e per forze internazionali intendo principalmente gli Stati Uniti d’America.
Quella struttura è sorta e ha agito non per rovesciare l’attuale sistema ma semmai per provocare degli spostamenti all’interno, nel senso che non c’è mai stato un tentativo di attuare un colpo di Stato, ma vi è stato un tentativo di spostare l’equilibrio politico eventualmente mettendo fuori legge le opposizioni di sinistra e successivamente anche di estrema destra, non il Msi.
Vi è sempre stata una preminenza dell’uomo politico sul militare, in particolare per uomini politici intendo riferirmi a uomini della Democrazia cristiana…
La sfera d’influenza e il potere che ebbe in un certo momento Licio Gelli – semplice cittadino senza alcuna carica pubblica – si giustificano nella loro acquisizione e nel loro consolidamento soltanto con riferimento ad una frana di rapporti tra e con organi statuali di varia natura, che nel Gelli aveva un punto di aggregazione operativa che ripeteva, però, la sua forza proprio dall’essere espressione di un establishment.
Non è difficile ipotizzare quanto imbarazzante sarebbe per il potere politico dover ammettere esistenza di una superstruttura militare diretta da forze sovranazionali e operante anche contro *** gli interessi del Paese, ma non del potere ***.
Una super-struttura che vede inglobati civili ideologicamente anticomunisti, ferocemente anticomunisti, privi di senso nazionale e di sentimenti nazionalistici (contrariamente a quel che si crede quando si parla di uomini di “destra”), pronti a tutto e capaci di tutto.
Hanno occultato in vari modi la presenza di questa struttura in tutti i processi per terrorismo e per strage.
Le “strutture parallele” sono molteplici, ma più che altro si basano su esperienze ed osservazioni personali che nessuno può smentire.
Difatti, si limitano a tacere.
Le stragi da piazza Fontana alla stazione di Bologna come mezzi impiegati dal potere ed impiegati da uomini che dal potere traevano ispirazione e protezione.
A condurre l’operazione sono coloro che dicono di “volere la verità”, cioè quegli uomini tesserati o meno a quei partiti di sinistra che non perdono occasione per gridare che la verità non si raggiunge perché i servizi di sicurezza conducono mirate campagne di disinformazione che finiscono puntualmente per vanificare ogni indagine. Non sono solo giornalisti, sono anche magistrati quelli che si prestano ad una campagna di “disinformazione” che favorisce -e loro lo sanno- gli strateghi del terrore e delle stragi.
-Genova. 8 giugno 1976. In un agguato delle Brigate rosse perdono la vita un magistrato e gli uomini della sua scorta, per un totale di tre morti.
-Roma. 16 marzo 1978. Nel sequestro Moro, attuato dai brigatisti rossi, rimangono uccisi sul terreno nove uomini della scorta del presidente della Dc.
-Patrica (Frosinone). 8 novembre 1978. In un agguato ad un magistrato teso da appartenenti alle Formazioni comuniste combattenti, rimangono uccisi quattro uomini.
-Milano. 8 gennaio 1980. Le Brigate rosse tendono un’imboscata a tre agenti di polizia in forza alla Digos; tutti e tre vengono uccisi.
E l’elenco potrebbe continuare.
Ognuna di queste “stragi” conta non un solo “reo confesso” ma decine: pentiti e dissociati ai quali lo Stato ha concesso il “premio” che riserva a coloro che vogliono “libertà” ed in cambio offrono la propria dignità. Per tutti costoro Sergio Zavoli non hanno mai utilizzato, nemmeno una volta, il termine di “stragisti”.
E veniamo alle stragi vere, quelle che sono tali sul piano morale oltre che giuridico e che appartengono di fatto e di diritto allo Stato e a chi lo rappresenta.
Oltre alle stragi senza colpevoli perché lo Stato non può ripagare con la galera a vita chi lo ha servito con tanta dedizione, vi sono altri due episodi di cui, invece, si conoscono gli autori. Ne citiamo due, entrambi di dominio pubblico.
-L’attentato al treno Milano-Genova nel quale rimase ferito l’ordinovista milanese Nico Azzi. Reo confesso, accusatore dei propri complici fra i quali vi è lo “stragista” Giancarlo Rognoni, Azzi va considerato, al pari dei suoi mandanti, uno stragista perché la bomba doveva far “saltare” un treno passeggeri.
– L’attentato, fallito per motivi tecnici, dinanzi al Consiglio superiore della magistratura a Roma, in piazza Indipendenza, che doveva provocare una strage di civili di immani proporzioni.
Rei confessi: Sergio Calore e Valerio Fioravanti.
Vogliamo ricordarne altre? La strage alla Fiera campionaria di Milano del 25 aprile 1969 (venti feriti); quella sui treni dell’agosto 1969 (8 feriti); quella sul treno che conduceva gli operai a Reggio Calabria (sei feriti) nel maggio 1970; quella al carcere di Rovigo che servì a far evadere Susanna Ronconi ed altre sue compagne (un morto: un pensionato).
E poi Nico Azzi, Giancarlo Rognoni, Sergio Calore, Valerio Fioravanti, Franco Freda e, ancora, di Valerio Morucci, Prospero Gallinari, Mario Moretti ecc.ecc. tutti liberi.
E' capitato di leggere articoli sui “dissociati” o di sentirne parlare in televisione. Mai, nemmeno una volta, abbiamo letto od ascoltato che costoro hanno “confessato” le loro “colpe” per ricevere un “premio” che è superiore perfino a quelli concessi ai “pentiti”. Giornalisti, magistrati, politici, ecc.ecc.hanno sempre utilizzato nei loro confronti il termine “assunzione di responsabilità”senza mai dare “vera giustizia al Paese”.
Jun 11, 2023 11 tweets 2 min read
Domani 12 giugno...
C'è il grave rischio che tra tre settimane le forze statunitensi e della NATO tenteranno un combattimento diretto contro la Russia.
Il piano operativo è quello di colpire dallo spazio aereo rumeno nel sud e dagli stati baltici nel nord con il camuffamento dell'esercitazione NATO chiamata "Air Defender 23", e sotto la copertura di aerei da combattimento statunitensi F-16 presumibilmente gestiti da piloti ucraini ma alimentati, diretti e sorvegliati da oltre duecento aerei statunitensi e della NATO tra cui il più avanzato caccia da
Mar 8, 2023 9 tweets 2 min read
#Georgia , "la" Presidente Salomé #Zourabichvili che adesso è in USA... mantenetevi forte che vi dico.
Nata a Parigi, 18 marzo 1952) è una scrittrice, politica e diplomatica francese naturalizzata georgiana.
Ha frequentato alcune delle più prestigiose scuole francesi, tra cui l'Istituto di studi politici di Parigi (Sciences Po), e ha iniziato un master alla Columbia University di New York nell'anno accademico 1972-1973, seguendo anche le lezioni di Zbigniew #Brzezinski (...dico Brzezinski ).
Durante il suo mandato di ministro degli esteri, venne
Jul 11, 2022 7 tweets 2 min read
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Perché Parlamenti , Politici e Rappresentanti di vertice delle Istituzioni europee e Board BCE vanno mandati a casa per sempre , terminati e cacciati.
Tutto il modello economico europeo (germanocentrico = Comitato degli Affari tedesco più volte citato da Prodi , mercantilista) 2/
si basava sul gas russo a buon mercato . Appena iniziata la guerra in Ucraina (armata , fomentata ,finanziata e capturata=corrotta da angloamericani con in testa i neocon belligeranti ed affaristi la cui stella polare è quella di inibire all'Europa di diventare una potenza