Oggi qui sullo #Stretto è l'anniversario del #terremoto del 1908. Studiando le cronache del tempo appare chiaro come la catastrofe cominciò soltanto, col sisma (circa 7.1, 37 secondi). Poi la stupidità umana, l'inadeguatezza dei soccorritori e l'incompetenza fecero il resto.
Pensate che quasi da subito ebbe pieni poteri il generale, prossimo alla pensione, Francesco Mazza, che resterà esempio d'insipienza e incapacità: si stabilì su una nave e non scese mai a terra, e la sua unica preoccupazione fu procurarsi un pasticciere a bordo. Però...
...applicò con zelo la legge marziale, di fatto facendo perseguitare chiunque si trovasse attorno alle macerie, anche per cercare familiari scomparsi: diverse esecuzioni sommarie avvennero per questo. Le priorità furono il recupero dei forzieri delle banche, e non i soccorsi.
D'altronde, i "sepolti vivi" furono tantissimi. I soldati italiani andavano in giro senza attrezzi e senza criterio, e in quella fase nacque il mito, ancor oggi vivido, dei prodigiosi marinai russi, che invece giravano in squadre organizzate ed equipaggiate e salvarono tanti.
I collegamenti con Roma, col governo, col resto d'Italia si azzerarono, e si cominciò a capire quel che era accaduto solo molte ore dopo. Il primo messaggio sul tavolo di Giolitti giunse da un ambulante postale, che a piedi era arrivato, in 3 ore, alla stazione di Scaletta...
...e di lì trasmise a Riposto, che inoltrò a Siracusa che ritrasmise a Roma due sole parole: "Messina distrutta". Non fu creduto. Solo dopo le 17 del 28 (il sisma era stato alle 5,20 del mattino) giunse la prima comunicazione ufficiale, dalla torpediniera Spica salpata da Messina
Il racconto del comandante della Spica Belleni è agghiacciante: dallo Stretto cominciò a toccare ogni porto, Scilla Bagnara Palmi, trovando ovunque distruzione e torme di superstiti sotto choc sulle spiagge.Solo a Nicotera potè sbarcare, e sospirò:"Il resto d'Italia vive ancora!"
A Reggio Calabria si accusò il prefetto Raffaele Orso d'essere fuggito, invece era rimasto sotto le macerie, ma incolume, e appena fu soccorso incaricò un brigadiere della Finanza - le linee di comunicazione erano tutte interrotte - di correre a cavallo alla prima stazione utile
Il volenteroso Landuzzi dovette arrivare, a cavallo, fino a Gerace, dove spedì il telegramma per chiedere aiuto. Il messaggio arrivò a Roma alle 21. Ore e ore di silenzio da Messina e Reggio, letteralmente "spente", che non allarmarono nessuno.
I giorni successivi furono di delirio, per i sopravvissuti che mancavano di tutto e sepolti vivi di cui si sentivano i lamenti. Processi successivi avrebbero raccontato cose atroci: come la coppia di portinai che non consentì i soccorsi di un ragazzo vivo sotto le macerie...
... per "favorire l'interesse altrui", una volta sterminata del tutto quella famiglia. Un racconto delle ruberie e appropriazioni delle proprietà, una volta morti i legittimi proprietari, Messina lo fece il prof Salvatore Pugliatti nella sua lezione di congedo. Da brivido.
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