Giulio Betti Profile picture
Meteorologist & climate expert at the Italian National Research Council (CNR) e LAMMA. Socio AMPRO. Qui solo opinioni personali. @flash_meteo @CNRsocial_

Feb 3, 2022, 15 tweets

Perché usiamo la temperatura per monitorare lo stato del clima? 1/n
In termini semplici: la temperatura registra il trasferimento di energia da un sistema all’altro ed è associata all'energia cinetica delle particelle. Alta T=alta energia cinetica, bassa T=bassa energia cinetica.

Le stime di temperatura odierne, ottenute da processi di osservazione, spazializzazione e rianalisi, e quelle del passato, ottenute tramite l’utilizzo di vari proxies (pollini, carotaggi, analisi isotopiche…), sono alla base della ricerca sul clima e sui cambiamenti climatici.

Lo «stato termico» del pianeta, degli emisferi, dei continenti e delle singole nazioni/città, è basilare per comprendere come sta evolvendo il clima, in quanto, come detto, la temperatura registra il trasferimento di energia da un sistema all’altro. Image by NASA (2021)

In altri termini la temperatura descrive un «lavoro» che avviene tramite scambio di energia, questo lavoro si manifesta, in fisica dell’atmosfera, in eventi meteorologici; modificando essi nel lungo periodo, si può modificare anche il clima.
link.springer.com/article/10.100…

La temperatura si «auto influenza» andando, sempre per il processo sopradescritto, ad alterare i cicli biogeochimici e dell’acqua (nel medio-lungo periodo).

La forzante antropica (aumento della concentrazione dei gas a effetto serra) comporta un aumento della temperatura la quale, a sua volta, modifica i sistemi climatici e le teleconnessioni le cui variazioni possono intensificare l'incremento termico (retroazioni positive).

La criosfera è il sistema che mostra le più evidenti conseguenze dell'aumento delle temperature globali e regionali.
Columbia Glacier, Alaska. 2009 (sinistra), 2015 (destra). By James Balog

Estensione della banchisa nel mese di settembre si è ridotta del 52% dal 1979 ad oggi (in soli 41 anni). La diminuzione della copertura di ghiaccio comporta una riduzione dell’albedo totale e un maggior assorbimento, da parte dell'oceano, di energia solare (feedback positivo).

Le grandi calotte mondiali mostrano, negli ultimi 20 anni, costanti bilanci di massa negativi (salvo l’Antartide orientale); il contributo della fusione si riversa in mare contribuendo, insieme all’espansione termica, all’aumento del livello medio degli oceani.

Il ritiro dei principali ghiacciai montani, oltre a contribuire all’aumento del livello medio dei mari, comporta una radicale modifica degli ambienti glaciali e periglaciali, dei climi locali (minor albedo), nonché una perdita di risorsa idrica.

In base ai dati ISPRA, i ghiacciai italiani monitorati non presentano un bilancio di massa positivo da oltre 40 anni. Sotto la variazione della massa glaciale in Europa dal 1997.

Infine, il permafrost.
L’aumento delle temperature a latitudini polari (molto maggiore rispetto al resto del globo), sia terrestre che marino, comporta anche un aumento delle temperature del permafrost.

Più il permafrost si scalda, più tende a fondere liberando grandi quantità di Metano (CH4) e rendendo molto vulnerabili vasti territori (Siberia, Canada, Alaksa) a inondazioni e dissesti morfologici.

Il metano liberato è in costante aumento e, sebbene il rilascio ad oggi non sia particolarmente alto, potrebbe diveltarlo a breve a causa dell’ulteriore aumento delle temperature previsto per i prossimi decenni.

Il metano è un potentissimo gas serra che trattiene calore 28 volte quanto non faccia la CO2 nell’arco di 100 anni; il 15-20% del recente riscaldamento termico è da attribuire a esso; un incremento incontrollato causerebbe un’intensificazione del global warming.

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