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Jan 27, 2023, 23 tweets

PILLOLE DI STORIA SARDA
I SARDI E LA SHOAH
#Pilloledistoriasarda #Shoah #Sardegna
Per quanto riguarda le deportazioni, la Sardegna è stata una delle Regioni che ha pagato un altissimo tributo di deportati, politici e militari: furono circa 12.000 i soldati sardi IMI

(Internati militari italiani) rinchiusi nei lager, fra i 750-800 mila militari e civili fatti prigionieri dai nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Ai 12.000 deportati sardi IMI occorre aggiungere circa 290 sardi, tra politici ed ebrei. Studi recenti hanno appurato

che la Sardegna, soprattutto alla fine del XIX secolo, ospitò funzionari, commercianti e imprenditori ebrei, oltre a intellettuali e docenti poi colpiti dai provvedimenti razziali del 1938. Si trovano dunque nominativi di deportati razziali nati nell’Isola o che con essa hanno

avuto rapporti di elezione. I casi finora noti sono: ELISA FARGION nata a Cagliari nel 1981, arrestata a Ferrara nel 1944, deportata ad Auschwitz e uccisa nelle camere a gas.

VITTORIA MARIANI nata a Porto Torres nel 1904, arrestata nel 1944 alla frontiera svizzera, liberata a Bergen Belsen, campo di concentramento nazista situato nella bassa Sassonia, a sud-est della città di Bergen, vicino a Celle.

ZAIRA COEN RIGHI nata a Mantova nel 1879, sposata con un ingegnere sardo, insegnante al Liceo “Azuni” di Sassari, estromessa dalla cattedra in seguito alle leggi razziali, trasferitasi a Firenze fu arrestata e portata a Fassoli e ad Auschwitz dove finì in camera a gas nel maggio

1944. Un solo sardo risulta essere stato arrestato per motivi politici sul territorio isolano, gli altri vennero arrestati in continente o all’estero. La loro destinazione non fu univoca: verso Mauthausen, Dora ecc:. Un terzo dei deportati sardi passa per Dachau, un altro

per i campi di Fossoli e Bolzano. I deportati vengono spostati secondo le esigenze produttive in base alle quali sono impiegati e prima della liberazione, mentre il fronte procede, si succedono brutali trasferimenti, verso i campi all’interno del Reich. Il triangolo rosso

designava gli oppositori del nazismo, i resistenti e in genere “i pericolosi per il Reich”. Circa la metà era composta da militari, fra i civili la maggior parte era composta da lavoratori dell’industria ma c’è manche un sacerdote, DON MARIO CROVETTI, nato a Sassari il 3 aprile

1916, parroco di Roncoscaglia, in provincia di Modena dove fu arrestato ai primi di luglio del 1944 per "aiuto ai partigiani". E’ scomparso nel 2003, era il decano dei sacerdoti italiani reduci dai lager. Il motivo delle deportazioni aveva una matrice comune, tutti vengono

considerati “pericolosi per la sicurezza del reich” da eliminare con il lavoro forzato: partigiani, loro congiunti, collaboratori, soldati che si sono rifiutati di combattere per la Germania, civili presi nei rastrellamenti. Tutti gli altri deportati sardi erano dissidenti

politici, invisi al Reich e dunque da internare. Il più vecchio era del 1874, il più giovane del 1928. GAVINO GAVINI, maresciallo d’artiglieria sassarese, venne arrestato a Verona per aver danneggiato biciclette e pianoforti che doveva caricare su un treno per la Germania.

Deportato a Mauthausen il 19 dicembre 1944, morirà pochi mesi dopo. BARTOLOMEO MELONi era un ingegnere ferroviario di Santu Lussurgiu, che a Venezia compì diversi sabotaggi dei treni deviando verso la Jugoslavia i convogli dei deportati perché lì fossero liberati dai partigiani

di Tito: arrestato e torturato, morì nel 1944 a Dachau. COSIMO ORRÙ, medaglia d’oro della resistenza , magistrato di San Vero Milis in servizio a Busto Arsizio, membro del Cln, prima internato nel campo di Flossenburg e poi in quello di Litoměřice nell’attuale Repubblica Ceca

dove poi morì, dopo avere subito atrocità e torture di ogni tipo. E ancora MARIO ARDU, di Lanusei maresciallo d’artiglieria che dopo l’8 settembre abbandonò la divisa e si arruolò con i partigiani. Arrestato dai fascisti, finirà a Hersbruck, dove morirà dopo essere stato oggetto

di esperimenti da parte dei medici nazisti. GIOVANNINO BIDDAU, operaio partigiano di Ploaghe, morto a Flossenburg, mentre il figlio Natale riuscirà a salvarsi. E ancora il colonnello sassarese PAOLO TOLA, morto a Bergen Belsen, il finanziere GIOVANNI GAVINO TOLIS di Chiaramonti

ha incontrato lo stesso tragico destino a Mauthausen, come anche PIETRO MELONI di Sestu e ANTONIO CABRAS di Cagliari. E come il maresciallo ORLANDO SELIS di Usini. O GIOVANNI ANTONIO VACCA, avvocato antifascista di Ovodda, mai più tornato da Buchenwald.

Altri Personaggi da ricordare:
MODESTO MELIS, di Gairo, trasferitosi nel 1938 nella nascente Carbonia, per fare l’operaio, finirà a Mauthausen. Racconterà la sua esperienza in un libro: “Da Carbonia a Mauthausen e ritorno”. E’ morto il 9 gennaio 2017 a 97 anni.

SALVATORE CORRIAS, di San Nicolò Gerrei, della Guardia di Finanza, partigiano, deportato a Dachau e poi fucilato a Moltrasio (Como) dai fascisti della RSI. Medaglia d’oro al merito civile alla memoria. E’ riuscito a salvare, muovendosi nella Guardia di Finanza fra la frontiera

italo-svizzera, centinaia di ebrei e di perseguitati politici. Nel tardo dopoguerra è iniziato un lavoro per tenere viva la memoria di quanto accaduto. Lo hanno fatto gli stessi protagonisti di quelle terribili pagine di storia. Come Gigi Rizzi di Ploaghe, il gallurese Giuseppe

Fideli, Modesto Melis, don Mario Crovetti. Per anni hanno portato la loro testimonianza diretta, soprattutto agli studenti. Oggi non ci sono più e il loro testimone deve passare a ciascuno di noi,

perchè non si perda memoria di fin dove può arrivare la crudeltà dell’uomo.
FONTI:
fondazionesardinia.eu
I SARDI E LA SHOAH, di Francesco Casula

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