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Mar 6, 2023, 13 tweets

Renata Viganò, autrice de L’Agnese va a morire, definì la mia morte come «la più ignominiosa disfatta della loro sanguinante professione». Si riferiva ai fascisti della Compagnia Autonoma Speciale, guidati dal capitano Renato Tartarotti. #Thread #8marzo @JohannesBuckler 1/13

Ero a casa di mio zio, insieme ad altri due partigiani, quando i fascisti mi hanno arrestato. Inizialmente mi avevano rinchiuso nelle scuole di San Giorgio, poi mi hanno portato a Bologna. Speravano di ottenere da me informazioni sulla Resistenza. 2/13

Prima di essere interrogata, ho ripensato a tutta la mia vita. Per quel poco che è durata, fino ad oggi. Sono nata a Bologna l’8 aprile 1915, da una famiglia benestante. C’era papà Angelo, capomastro edile, poi la mamma, Argentina di nome, e mia sorella Nastia. 3/13

Quando cominciai a interessarmi di politica? Quando il mio ragazzo Federico fu dato per disperso. Era militare a Creta quando, dopo l’8 settembre, fu fatto prigioniero e imbarcato su una nave diretta in Germania. Poi il naufragio al Pireo, di Federico non seppi più niente. 4/13

Cominciai allora ad aiutare soldati sbandati, aderendo in seguito al Partito Comunista. Non ci volle molto per entrare nella Resistenza, col nome di battaglia Mimma. Con me, anche l’amico Dino Cipollani, giovane partigiano di Argelato, nome di battaglia Marco. 5/13

E ora sono in carcere. Posso immaginare i pensieri dei miei aguzzini. «È un compito facile, in fondo è solo una donna: questione di qualche ora al massimo e sapremo tutto ciò che c’è da sapere sui suoi compagni.» 6/13

Già, proprio forti questi fascisti. Soprattutto quando sono tanti e hanno di fronte a loro una donna sola. Questione di qualche ora, hanno pensato. Una cosa facile. 7/13

Ma è passato un giorno, poi due, poi tre, quattro, cinque, sei e sette. 7 giorni in cui mi hanno picchiata e torturata. Allora hanno cominciato a realizzare la capacità di sopportazione di una donna. Continuavano a chiedermi i nomi dei miei compagni, io niente. E giù botte. 8/13

Così, per sette giorni. Poi, non contenti, mi hanno accecata. Ero ancora viva quando mi hanno portata davanti alla casa dei miei genitori, pensando di convincermi a parlare. Ma io sono rimasta in silenzio. 9/13

È stato un attimo. Ho sentito solo i primi colpi di mitraglia. Poi più niente. Così sono caduta. Io morta, loro sconfitti dal mio silenzio. Sconfitti da Irma Bandiera, nome di battaglia Mimma, una ragazza di ventinove anni. Era il 14 agosto 1944. 10/13

Il mio corpo lo ritrovarono vicino allo stabilimento della ICO, una fabbrica di materiale sanitario. Lasciato in vista dai fascisti per una giornata intera, come monito.
Poi mi portarono all’Istituto di Medicina legale di via Irnerio, e venni sepolta alla Certosa. 11/13

Hanno dipinto il mio volto sulla facciata delle scuole elementari Luigi Bombicci a Bologna. Aggiungendo una scritta: "LA COERENZA È COMPORTARSI COME SI È, NON COME SI È DECISO DI ESSERE. Una frase di Sandro Pertini. 12/13

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