𝕃𝕒 𝕊𝕥𝕠𝕣𝕚𝕒 𝓮 𝓵𝓮 𝓘𝓭𝓮𝓮 Profile picture
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May 6, 2023, 19 tweets

Il 20 febbraio del 1958 il Parlamento italiano approva la legge N° 75 con la quale viene abolita la regolamentazione della prostituzione, contestualmente punendo il suo sfruttamento e sopprimendo le case di tolleranza.
È la Legge Merlin.
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La regolamentazione pubblica della prostituzione ha origini antichissime, ma la sua forma contemporanea nasce nel 1802 con l'esigenza da parte di Napoleone di tenere sotto controllo la diffusione delle malattie veneree nell'esercito francese.
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Ben presto è traslata anche nell'ambito civile in Francia, mentre in Italia nel 1860 Cavour emana il “Regolamento del servizio di sorveglianza sulla prostituzione” che, con poche successive modifiche, resta in vigore appunto fino al 1958.
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Esso determina le condizioni a cui deve sottostare l’esercizio della prostituzione per essere "tollerato" dallo Stato: poteva essere esercitata solo in case apposite (appunto dette "di tolleranza") sottoposte al benestare della polizia e a controlli igienico-sanitari.
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Le stesse prostitute devono essere registrate presso appositi elenchi presso le questure. Questo comporta l'ufficializzazione dello stigma morale, rendendo praticamente impossibile per quelle persone uscire da una situazione di sfruttamento e isolamento sociale.
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La società borghese del tempo infatti sanziona moralmente i rapporti sessuali fuori dal matrimonio solo se coinvolgono le donne delle sue famiglie, figlie e mogli, ma riconosce ai maschi il diritto di "sfogare" le proprie pulsioni sessuali all'esterno delle stesse.
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Le prostitute provengono quindi in grandissima parte dalle classi più basse, spesso senza una famiglia alle spalle, e che scelgono il "mestiere" in alternativa alla miseria, specie da quando l'automazione industriale ha ridotto le possibilità di occupazione femminile.
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Gli obblighi di registrazione e la costruzione di una narrazione "scientifica", che descrive la prostituzione "pazzia morale e amore del vizio", creano quindi una barriera per impedire alle donne "borghesi" di esercitare l'altro tipo di prostituzione, quella saltuaria.
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Nel corso del XX secolo la sempre maggiore forza delle sinistre socialiste porta ad una ridefinizione della normativa.
La prostituzione regolamentata dallo Stato viene abolita nel 1927 in Germania, nel 1946 in Francia.
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La “Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui” ONU del 1949 invita i paesi membri a rivedere le proprie legislazioni per renderle compatibili con i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
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In Italia già il ministro DC Scelba ha nel 1948 bloccato il rilascio di nuove licenze per le case di tolleranza, ma la convenzione ONU fa tornare di attualità la proposta di legge di una delle poche donne elette all'Assemblea Costituente, la socialista Angela "Lina" Merlin.
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Merlin è militante socialista fin dal 1919, diplomata maestra e laureata in lingue straniere è direttrice del periodico “Difesa delle lavoratrici”. Nel 1926 è allontanata dell’insegnamento perché non giura fedeltà al regime e condannata a cinque anni di confino in Sardegna.
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Dopo aver militato nelle resistenza viene eletta all'Assemblea Costituente nel 1946 e prima donna eletta al Senato nel 1948 dove deposita subito un disegno di legge contro la regolamentazione della prostituzione, senza riuscire a farlo arrivare alla discussione in aula.
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Ci riprova la legislatura seguente nel 1953, ma l'opposizione è ancora forte.
Infine il 29 gennaio 1958, la Camera dei deputati lo approvò con 385 sì e 115 no.
A favore Dc, Pci, Psi, Pri, contrari il Partito monarchico, Msi, Pli e Partito di unità socialista.
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«È bastato in Italia un colpo di piccone alle case chiuse per far crollare l’intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli: la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei postriboli che queste tre istituzioni trovavano la loro più sicura garanzia».
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Così scrive Montanelli in un suo libro contro la legge Merlin nel 1958 a riprova di come la discriminazione sociale della prostituta e la subalternità della donna sia consustanziale ad un certo tipo di società e ad un certo tipo di ideologia conservatrice di destra.
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Gli attacchi alla legge ultimamente non giungono solo da destra.
Anche una sinistra "libertaria", in nome dell'autodeterminazione delle donne e del proprio corpo, inizia a criticare la legge in quanto impedirebbe il pieno riconoscimento della prostituzione come lavoro.
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Ma la legge ancora resiste e la Corte Costituzionale, con la recente sentenza 141/2019, riafferma come la dignità umana sia un valore assoluto che sovrasta anche quello della libertà sessuale, chiudendo quindi, per ora, le porte ad una liberalizzazione della prostituzione.
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Per approfondire: una (lunga, 44 minuti circa) intervista di Enzo Biagi a Lina Merlin del 1969.
Oggi mettiamo alla prova le novità del Twitter!
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