Andrea Ferrero Profile picture
Ingegnere spaziale. Vicepresidente @CICAP.

May 30, 2023, 12 tweets

Come colmare le distanze intergalattiche, così grandi da non poter essere colmate in tempi ragionevoli nemmeno se si potesse viaggiare alla massima velocità possibile nell’universo, cioè quella della luce?

(continua)

Chi scrive fantascienza ha bisogno di espedienti narrativi che aggirino questa limitazione, per far interagire personaggi che nella realtà sarebbero troppo lontani tra loro. Alcuni di questi espedienti trovano riscontro in speculazioni teoriche legittime, sebbene azzardate.

Esempio: la “propulsione a curvatura” che in #StarTrek permette di superare la velocità della luce. Un’idea simile è stata proposta nel 1994 dal fisico Miguel Alcubierre a partire da una soluzione dell’equazione di campo di Einstein, l'eq. fondamentale della relatività generale.

In base a questa soluzione, una nave spaziale potrebbe muoversi nello spazio contraendo lo spazio davanti a sé e espandendo lo spazio dietro di sé, un po’ come se cavalcasse un’onda (o come se fosse dentro una bolla).

Teoricamente così un’astronave potrebbe arrivare da un punto all’altro dello spazio più velocemente di quanto farebbe la luce, senza violare leggi fisiche. Ciò richiederebbe però di generare un campo con densità di energia negativa, qualcosa che finora non è mai stato osservato.

Ci sono altre ragioni teoriche per dubitare che la soluzione di Alcubierre sia realizzabile nel nostro universo, ma se anche così fosse, ci sarebbero molti altri problemi teorici e pratici probabilmente insormontabili, come la quantità di energia necessaria.

Un altro esempio, che troviamo nel film #Interstellar e in altre storie di fantascienza, è il “wormhole” (buco del verme), una struttura che collegherebbe due punti diversi dello spazio-tempo, anch’esso descritto da una possibile soluzione dell’equazione di campo di Einstein.

Teoricamente un wormhole potrebbe creare una scorciatoia tra due punti lontani dello spaziotempo, così come un verme potrebbe muoversi tra due punti opposti della superficie di una mela scavando un tunnel al suo interno anziché strisciando sulla superficie.

Non sappiamo però se esista in natura un meccanismo in grado di generare un wormhole e soprattutto di stabilizzarlo. È possibile che si tratti di un artefatto matematico dovuto alla nostra incompleta comprensione della realtà.

Forse ne capiremo di più se e quando disporremo di una teoria unificata di relatività generale e meccanica quantistica.

La nostra comprensione della natura è limitata e in futuro la scienza ci riserverà ancora nuove scoperte che oggi non possiamo nemmeno immaginare.

Ma ciò non significa necessariamente che un giorno viaggeremo tra le galassie, perché non basta desiderare con forza una cosa per renderla possibile. Se con la tecnologia non arriveremo ai confini dell’universo, per riuscirci continueremo ad affidarci alla fantascienza.

(fine)

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