Paolo Mossetti Profile picture
Politics, War and Adventure. ✍️ @Wireditalia @insideoverita In libreria: APPUGRUNDRISSE

Mar 8, 2024, 6 tweets

Ha scioccato innumerevoli osservatori la galleria di immagini pubblicata nei giorni scorsi @ytirawi, fotoreporter di Gaza e collaboratore del sito britannico @bellingcat, che da mesi rischia la vita per documentare gli effetti della guerra.

Tirawi ha spulciato le foto delle truppe IDF pubblicate sui loro profili social e canali Telegram, probabilmente aiutato da collaboratori occidentali e persino israeliani, e quello che si vede supera in orrore persino quello che proviene dai russi in Ucraina.

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Truppe che oltraggiano case devastate, indossano la biancheria intima di donne sfollate o uccise, bruciano ciò che non dev'essere bruciato, organizzano aperitivi tra le macerie e si fanno beffa dei poveracci cacciati via. L'elemento sessuale, diventato così centrale come sappiamo nella propaganda di guerra, emerge con prepotenza dalla documentazione di Tirawi.

I responsabili della diffusione di queste foto non sono tanto ragazzini strappati dalla scuola, ma soldati di grado superiore, scrive il giornalista.

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Mentre c'è una borghesia incattivita e «fallaciana» che organizza convegni per chiedere l'applicazione del termine «femminicidio» per i morti di una parte sola, allontanando così ancora di più la possibilità della riconciliazione, sono oltre 9mila le donne palestinesi morte nella rappresaglia.

Quasi 50 volte quelle morte nell'eccidio del 7 ottobre.

Qui sotto, soldati del 435° Battaglione Rotem (Brigata Givati) che condividono foto in cui mostrano della biancheria intima, reggiseni e infradito ritrovati nelle case di famiglie palestinesi sfollate o uccise.

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Sono immagini che creeranno i militanti di Hamas del futuro, nel migliore dei casi, o i futuri Bin Laden nel peggiore. Quando le piazze pro-Palestina chiedevano alla politica di frenare tutto questo, già l'8 ottobre, non lo facevano per antisemitismo, ma perché immaginavano quello che sarebbe successo.

Sotto, altri soldati del battaglione "Rotem".

Sono immagini che boicottano qualsiasi ipotesi di futura convivenza, con tutto l'oblio forzato che le negoziazioni di pace comportano.

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Dalle foto di Tirawi emerge uno scenario psicotico alla Full Metal Jacket, con una totale assenza di contegno e di senso del dovere da parte dei comandanti, nessun tentativo anche blando di moderarsi.

Ciò che indigna e indignerà sempre di più i giovani, i progressisti e i musulmani sparsi per il mondo non è l'orrore della guerra in sé, ma il fatto che siano i soldati stessi a pubblicare su Internet quell'orrore, in segno di vittoria di sfregio, sapendo che non ci sarà alcuna punizione.

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Per rimediare a questi errori, e al desiderio di vendetta che instigheranno nei popoli dell'area, non basterà il cessate il fuoco.

L'immagine di Israele è stata definitivamente compromessa, comunque vada a finire la guerra: la pulizia etnica definitiva di Gaza sarà una vittoria per Netanyahu, ma il tramonto di qualunque soft power possibile da parte del brand Israele. Per i filoisraliani più rigidi e ottusi è una situazione lose-lose.

Prima si ammetterà che in Europa e negli Stati Uniti il dibattito sulla questione è stato per molti anni ricattato, sequestrato e umiliato da gruppi di pressione spietati, con la complicità di intellettuali che hanno sbagliato tutto quello che potevano sbagliare, prima si potranno evitare tentativi radicali di vendicare le immagini che ci mostra Younis Tirawi.

6/6

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