Un leader che nella prima dichiarazione ufficiale post-voto si autoritrae insieme a due foto di Putin e una bandiera russa, simboli di una potenza straniera autoritaria che ha nell'UE il suo principale nemico e che ci usa per indebolirlo.
[1/8] #PutinsPuppets
Un partito di maggioranza che ha i suoi unici "esperti" di economia in un gruppuscolo di ciarlatani rancorosi, che predicano l'uscita dall'euro e la disintegrazione dell'Unione Europea come soluzione di tutti i mali.
[2/8]
L'economia ferma, gli investimenti a picco e una situazione di finanza pubblica insostenibile che ci porterà allo scontro con le istituzioni di un'Europa debole e divisa, ma determinata a far rispettare la disciplina fiscale e ansiosa di isolarci per prevenire il contagio.
[3/8]
Un "paese reale" sempre più alienato dalla realtà, disposto a bere qualsiasi frottola che assecondi l'aspirazione di campare di rendite e prebende.
[4/8]
Un'opposizione fragile, indecisa, e largamente contaminata dai deliri qualunquisti e sovranisti, poco capace (per ora e con diverse interessanti eccezioni) di proporre una visione alternativa e accattivante del futuro del paese.
[5/8]
Oggi l'uscita dall'euro sembra ancora un poco più vicina.
[6/8]
A noi il compito di resistere, e resisteremo. Nel dibattito pubblico, nelle istituzioni, nel nostro lavoro, nelle interazioni quotidiane. Chi ha competenze di economia dovrà spiegare con umiltà dove portano le balle sovraniste. Anche nelle aule universitarie.
[7/8]
E quando questo incubo finirà (perché finirà) ci conteremo e saremo fieri di poter raccontare che eravamo dalla parte giusta. Tanti altri invece dovranno abbassare lo sguardo e fare due passi indietro in punta di piedi.
[8/8]
🧵Dovremmo prestare molta più attenzione alle dichiarazioni dei consiglieri di Putin, che da anni inneggiano apertamente alla guerra contro l’Europa.
Ieri Sergey Karaganov ha dichiarato testualmente: “Siamo in guerra con l’Europa, non con l’Ucraina, e la guerra non finirà finché l’Europa non sarà sconfitta.”
1/9
Karaganov non è un personaggio marginale. Politologo di regime, già consigliere di Eltsin e poi di Putin, oggi considerato vicinissimo sia al dittatore russo sia al ministro degli esteri Lavrov. È dean della Faculty of World Economy and International Affairs della Higher School of Economics di Mosca.
2/9
Le sue parole sono solo una goccia in un mare di dichiarazioni di guerra russe contro l’Europa. Basti ricordare Dmitry Medvedev, ex presidente della Federazione e oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza, che sostiene apertamente la necessità di bombardare preventivamente l’Europa occidentale con armi nucleari.
Per distruggerla. Non metaforicamente: fisicamente.
3/9
🧵L’Europa non sta censurando nessuno. Sta provando a impedire che la manipolazione digitale inquini il dibattito democratico.
Da quando la Commissione Europea ha multato X, gli oligarchi russi e americani gridano alla censura.
Ma la realtà è completamente diversa. 👇
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L’UE non ha colpito opinioni o contenuti: ha colpito tre pratiche che erodono la trasparenza delle piattaforme digitali e che oggi costituiscono uno degli strumenti principali del progetto autoritario MAGA–Russia per indebolire l’Europa dall’interno.
2/11
⚠️ Prima di continuare, un avviso: questo thread è un estratto dal mio blog, dove si legge molto meglio:
Se volete continuare su questa piattaforma, trovate sotto una sintesi.
🧵 La fine dell'Occidente come lo abbiamo conosciuto.
La nuova National Security Strategy americana segna una frattura storica: per gli USA l'Europa non è più un'alleata, ma oggetto di interferenze politiche mirate a provocare cambi di regime. 💣
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Il documento non è un discorso estemporaneo né uno sfogo del presidente: è la linea ufficiale della politica estera e di difesa dell’amministrazione americana.
E sancisce, senza alcuna ambiguità, che la relazione transatlantica nata nel 1945 è arrivata al capolinea.
2/10
⚠️ Prima di procedere, un avviso: questo thread è un adattamento del nuovo post sul mio blog, dove si legge molto meglio:
Consiglio di andare lì. Se invece volete continuare su questa piattaforma, trovate una sintesi qui sotto. 👇
🧵Le conversazioni di Steve Witkoff con i negoziatori russi sono state registrate dai servizi di intelligence statunitensi, e alcuni frammenti di queste registrazioni sono finiti nelle mani dei giornalisti. Poiché in entrambe le conversazioni trapelate finora compare Yuri Ushakov — il principale consigliere di politica estera di Vladimir Putin — è plausibile che il telefono intercettato fosse il suo.
A questo punto non siamo più di fronte a una “fuga di notizie”. La diffusione delle trascrizioni assomiglia più a un’operazione di divulgazione controllata. Resta da capire chi ne sia il regista: e soprattutto perché abbia deciso di rivelare il dietro le quinte di un passaggio cruciale per l’Europa, per gli Stati Uniti e per la moribonda Alleanza Atlantica.
Nel nuovo post sul blog (link nei post successivi del thread) ho riportato la traduzione integrale delle conversazioni pubblicate da Bloomberg: quella tra Witkoff e Ushakov, in cui l’inviato americano spiega al consigliere di Putin come manipolare Trump, e quella tra Ushakov e Kirill Dmitriev (il capo del fondo sovrano russo che avrebbe negoziato con Witkoff il “piano di pace” proposto in questi giorni), che rivela la matrice interamente russa del piano.
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Questo thread è solo un adattamento minimo del post completo pubblicato oggi sul mio blog. Lì trovate oltre alla ricostruzione integrale, i link alle fonti, il commento delle implicazioni politiche. Si legge molto meglio rispetto ai frammenti forzati dei social.
Se volete sostenere questo lavoro di divulgazione potete iscrivervi alla newsletter.
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La trascrizione è accompagnata da alcune osservazioni che ne spiegano la portata politica — una portata che, considerato il testo del piano svelato qualche giorno più tardi, sfiora il livello storico. Le telefonate mostrano infatti, senza filtri né eufemismi, il grado di allineamento dell’amministrazione statunitense alle richieste del Cremlino, e il modo in cui vengono trattati i due soggetti sacrificati nel processo: l’Ucraina, l’aggredito, e l’Europa, il vecchio alleato. Se i negoziatori danno per scontato che l’Ucraina debba essere costretta ad accettare la propria resa, l’Europa – da tempo il principale finanziatore della resistenza ucraina – non viene mai nemmeno presa in considerazione.
Molto sinteticamente, le telefonate confermano cinque punti chiave: 1. La paternità russa del piano è esplicita. 2. Il Cremlino auspica che il piano sia presentato come un’iniziativa congiunta USA–Russia. 3. Witkoff agisce come un facilitatore degli interessi russi, non come un mediatore. 4. L’intera dinamica è asimmetrica: Mosca detta, Washington esegue. 5. Le telefonate, insieme al contenuto del piano e alle successive reazioni dell’amministrazione americana (di cui darò brevemente conto nel paragrafo successivo) mostrano che l’Ucraina non viene considerata una parte negoziale, ma un oggetto di scambio.
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Secondo quanto riportato da Bloomberg, nella telefonata del 14 ottobre durata poco più di cinque minuti, Steve Witkoff fornisce a Ushakov istruzioni su come Putin dovrebbe impostare un colloquio con Trump per trarre il massimo vantaggio per la Russia nel negoziato. Tra i suggerimenti: organizzare una telefonata tra Putin e Trump prima della visita di Zelensky alla Casa Bianca, e usare l’accordo su Gaza come aggancio per adulare Trump e aprire un nuovo fronte negoziale.
Interpellato dai giornalisti sull’Air Force One riguardo all’audio pubblicato da Bloomberg, Trump ha risposto così:
Q: Ha sentito l’audio pubblicato da Bloomberg, in cui Witkoff suggerisce ai russi come rivolgersi a lei?
TRUMP: È una cosa normale. Deve vendere questa cosa all’Ucraina, e deve vendere l’Ucraina alla Russia. È così che lavora un negoziatore. Non l’ho ascoltato, ma mi hanno detto che è normale prassi negoziale.
E ancora:
Q: Che tipo di concessioni farà la Russia?
TRUMP: Be’, faranno concessioni. La loro grande concessione è che smetteranno di combattere e non si prenderanno altra terra.
Il commento è più o meno volontariamente brutale: deve vendere l’Ucraina alla Russia.
Le telefonate rivelano quanto siano stati sbilanciati i negoziati che hanno portato allo pseudo-piano di pace presentato nei giorni scorsi. La trattativa è stata interamente guidata dalla Russia; la versione finale è di matrice russa; e Trump, Vance e Rubio hanno mentito pubblicamente attribuendone la paternità agli Stati Uniti.
Segue la documentazione completa, con i alcuni commenti.
SW = Steve Witkoff
YU = Yuri Ushakov
Ushakov è il consigliere diplomatico di Putin.
Witkoff, in questa conversazione, fornisce a un rappresentante di un paese ostile istruzioni per manipolare il Presidente degli Stati Uniti.
SW: Ciao Yuri.
YU: Sì Steve, ciao, come stai?
SW: Bene Yuri. Tu come te la passi?
YU: Sto bene. Congratulazioni, mio amico.
SW: Grazie.
YU: Hai fatto un lavoro straordinario. Davvero straordinario. Grazie mille. Grazie, grazie.
SW: Grazie Yuri, e grazie per il vostro sostegno. So che il vostro paese l’ha sostenuto, e te ne sono grato.
YU: Sì, sì, sì. Per questo abbiamo sospeso l’organizzazione del primo summit russo-arabo.
SW: Sì.
YU: Perché pensiamo che tu stia facendo un lavoro davvero importante nella regione.
SW: Ascolta, voglio dirti una cosa. Penso che, se riusciamo a risolvere la questione Russia-Ucraina, tutti saranno al settimo cielo.
YU: Sì, sì, sì. Devi risolvere un solo problema.
[ridacchia]
SW: Quale?
YU: La guerra russo-ucraina.
SW: Lo so! E come facciamo a risolverla?
YU: Amico mio, voglio un tuo consiglio. Pensi che sarebbe utile se i nostri due capi parlassero al telefono?
SW: Sì, lo penso.
YU: Lo pensi? E quando credi che sarebbe possibile?
SW: Credo che, appena lo suggerirete, il mio capo sarà pronto.
YU: Ok, ok.
SW: Yuri, Yuri, ecco cosa farei io. La mia raccomandazione.
YU: Sì, dimmi.
SW: Io farei partire la telefonata semplicemente ribadendo che vi congratulate con il presidente per questo risultato, che lo avete sostenuto, che lo avete sostenuto davvero, che rispettate il fatto che è un uomo di pace e che siete molto contenti di vedere questo sviluppo. Direi questo. Penso che da lì verrà fuori una telefonata molto buona.
Perché… lascia che ti dica cosa ho detto al Presidente: gli ho detto che voi — la Federazione Russa — avete sempre voluto un accordo di pace. Ho detto al presidente che è ciò che credo. E credo che il problema sia che abbiamo due nazioni che faticano a trovare un compromesso, e quando lo troveranno, avremo un accordo. Stavo anche pensando che potremmo preparare una proposta di pace in, diciamo, venti punti, come abbiamo fatto a Gaza. Un piano Trump in venti punti. Possiamo fare la stessa cosa con voi. Il punto è che…
YU: Ok, ok mio amico. Penso che questo punto potrebbe essere discusso dai nostri leader. Steve, sono d’accordo con te che si congratulerà, che dirà che il signor Trump è un vero uomo di pace e così via. Questo lo dirà.
SW: Ma ora ti dico cosa penso che sarebbe fantastico.
YU: Ok, ok.
SW: E se… aspetta… ascoltami…
YU: Ne parlerò con il mio capo e poi ti richiamo. Ok?
SW: Sì, perché ascolta quello che sto dicendo. Forse potresti semplicemente dirlo riferire quello che ti ho detto al Presidente Putin, perché tu sai che ho il massimo rispetto per lui.
YU: Sì, sì.
SW: Magari potrebbe dire a Trump: “Sai, Steve e Yuri hanno discusso di un piano di pace molto simile, in venti punti, e potrebbe essere qualcosa che pensiamo possa far avanzare le cose. Siamo aperti a esplorare cosa ci vorrebbe per arrivare a un accordo.” Ora, tra me e te, so cosa ci vorrebbe per arrivare a un accordo: l’Ucraina deve cedere Donetsk e probabilmente un altro pezzo di territorio da qualche parte. Ma invece di parlare così, parliamo in modo più positivo, perché penso che arriveremo a un’intesa. E penso, Yuri, che il Presidente mi darà molto margine per arrivarci.
YU: Capisco…
SW: …quindi, se riusciamo a creare questa possibilità — che dopo questa cosa io abbia parlato con Yuri e che abbiamo avuto una conversazione costruttiva — penso che potrebbe portare a grandi sviluppi.
(nota a margine nel testo originale: “notate come ridono di Zelensky”)
YU: Ok, va bene. Mi sembra una buona idea.
SW: C’è un’altra cosa: Zelensky viene alla Casa Bianca venerdì.
YU: Lo so.
[ridacchia]
SW: Andrò a quell’incontro, perché mi vogliono lì. Ma penso che, se possibile, dovremmo avere la telefonata con il vostro capo prima di quell’incontro di venerdì.
YU: Prima, prima… sì?
SW: Esatto.
YU: Ok, ok. Ho capito il tuo consiglio. Lo discuto con il mio capo e poi ti richiamo. Va bene?
SW: Va bene Yuri, a presto.
YU: Perfetto, perfetto. Grazie mille. Grazie.
SW: Ciao.
YU: Ciao.
[Fine chiamata]
🧵Fateci caso: in Italia, qualsiasi personaggio con un minimo di visibilità disposto a sostenere pubblicamente l’assurdo ha una buona probabilità di diventare una celebrità nazionale. Sostenere tesi palesemente false garantisce posti fissi nei talk show e il supporto di eserciti di bot — a condizione che quelle assurdità coincidano con i talking points del Cremlino e dell’internazionale dell’estrema destra (ormai l’unica “internazionale” rimasta in vita). 👇
1/10
Chi diffonde la paura dei vaccini, chi nega l’efficacia delle terapie fondate sul metodo sperimentale — una delle battaglie più subdole e distruttive del mondo MAGA — chi rilancia teorie complottiste su immigrazione, energie rinnovabili, euro, stampa di moneta, “nazismo” dell’Ucraina o “mamme di Mariupol”: tutti trovano spazio.
Si ha l’impressione che, se domani la Russia riscoprisse la pietra filosofale, vedremmo sfilare schiere di “esperti” pronti a spiegare che si può trasformare la cacca in oro (ma l'Europa ce lo impedisce).
2/10
Vale in particolare per alcuni professori universitari. Gli accademici sono preziosi per la disinformazione: insinuano il dubbio che la comunità scientifica sia “divisa”, alimentano il confirmation bias dei creduloni e legittimano le bufale con la propria carica universitaria. Aiutano a presentare le menzogne come interpretazioni alternative, sullo stesso piano dei fatti accertati.
Questi accademici sono molto rari — forse uno ogni diecimila — ma bastano a inquinare il dibattito: una voce stonata, amplificata dalla propaganda, può coprire il lavoro silenzioso di 9.999 persone serie.
🧵L'America di Trump: l'autocrate che vuole il Nobel per la pace mentre dichiara guerra ai suoi stessi citttadini. Agenti mascherati che colpiscono civili che protestano pacificamente.
Il piano di Trump per usare l'esercito nella repressione del dissenso. 👇
1/17
Nel nuovo post sul mio blog - ora anche nella versione inglese su The Civic Economist:
ho provato a ricostruire il piano di Trump per invocare l'Insurrection Act e usare le forze armate per la repressione del dissenso. Qui sotto una sintesi.
Alla Casa Bianca si discute sempre più seriamente della possibilità che Trump invochi l’Insurrection Act, una legge del 1807 che attribuisce al presidente il potere di usare le forze armate in compiti di ordine pubblico – come perquisizioni e arresti – sul suolo americano. Lo hanno rivelato a NBC News cinque fonti a conoscenza diretta dei colloqui.