Dagli anni novanta in poi la globalizzazione ha trasformato radicalmente i sistemi economici della maggior parte del mondo: processi che prima avvenivano all’interno di un unico stato, oggi coinvolgono molti paesi (thread)
Ormai, dei prodotti assemblati – auto, device, elettrodomestici, mobili – quasi nessuno viene fabbricato in un paese solo. A seconda delle specializzazioni, delle competenze e dei livelli salariali, le fasi del processo produttivo sono dislocate su regioni e continenti diversi
Oggi i componenti viaggiano avanti e indietro finché il prodotto finale non è completato, e infatti dal 1990 il valore delle esportazioni mondiali è triplicato. Di fronte a questa nuova complessità, la tecnica tradizionale con cui si rilevano le statistiche può trarre in inganno
Rappresentare la complessità dell’economia dei paesi più intensamente globalizzati attraverso un solo indicatore, come il Prodotto interno lordo e la bilancia commerciale, diventa sempre più difficile
Per esempio, l'Irlanda: due terzi delle entrate internazionali della Apple derivano dalla proprietà intellettuale della consociata irlandese, anche se in Irlanda ci sono solo il 4% dei dipendenti e l’1% dei clienti dell’azienda lasci il paese.
Dal 2015 questa ricchezza fa la sua comparsa ovunque nelle statistiche irlandesi, moltiplicando le entrate dovute alle esportazioni senza che dal paese esca un singolo MacBook o iPhone
Con le sue sedi di Google, Apple e Microsoft (e altro ancora), l'Irlanda è un caso estremo, ma reale, che serve a identificare e rilevare questa nuova realtà dell'economia mondiale così iper-globalizzata
Ieri il @WSJ ha scritto che secondo l'intelligence statunitense la Cina vuole costruire una base militare permanente nell'Oceano Atlantico, in Guinea Equatoriale, nel porto della città di Bata
Il porto di Bata è stato costruito tra il 2009 e il 2014 dalla China Road & Bridge Co, un'impresa statale cinese. Al momento però non ci sono tracce di nuove grandi costruzioni, e investimenti commerciali come quello in Guinea Equatoriale non sono un'anomalia o un'eccezione
Negli ultimi 20 anni le aziende di Stato della Repubblica popolare hanno costruito circa 100 porti commerciali in Africa. Quattro anni fa la Cina ha creato la sua prima base militare d'oltremare, a Gibuti, dove però sono stanziati anche i militari di altri paesi (Italia compresa)
Con oggi le relazioni tra Cremlino e paesi occidentali sono al punto più basso dalla fine della guerra fredda: la Russia ha ordinato alla Nato di chiudere il suo ufficio di collegamento a Mosca e ha richiamato i suoi diplomatici accreditati presso l'alleanza a Bruxelles
Le misure spezzano il principale canale di comunicazione tra la Russia e la Nato, ed entreranno in vigore il 1° novembre. Quella di Mosca è la risposta all'espulsione di otto membri della delegazione russa a Bruxells definiti come «ufficiali dell'intelligence non dichiarati»
Dopo l'espulsione la Nato ha ridotto la dimensione massima della delegazione russa a 10 membri di personale diplomatico, inaccettabile per Mosca, che in questo modo non ha più «le condizioni necessarie nemmeno per un'attività i base», ha detto il ministero degli esteri russo
Oggi i porti più grandi dell’Europa sono quelli di Rotterdam, Anversa e Amburgo; delle potenze che insieme costruiscono il Nordrange, ovvero il sistema portuale che fa da porta di accesso all’heartland industriale dell’eurozona lungo l'asse del Reno-Meno-Danubio
Il ruolo di Trieste, oggi in crescita, è stato a lungo marginale dopo un secolo di decadenza dovuto agli esiti dei due conflitti mondiali. L’interesse cinese per il porto del nord-est italiano e l’espansione verso est dell’industrializzazione europea hanno rilanciato Trieste
Con la fine della Guerra Fredda le industrie europee – in primis la Germania – hanno esteso la propria catena del valore verso est, costruendo una una fitta rete di industrie che va dalla Polonia all’Ungheria passando per Cechia e Slovacchia arrivando fino in Slovenia e Romania
Secondo uno scoop del Financial Times ad agosto la Cina ha testato segretamente un missile ipersonico. Fonti dell'intelligence USA dicono al giornale di essere rimaste «sbalordite» dai risultati del test cinese
Sebbene il missile non sia riuscito a colpire l'obiettivo, le fonti spiegano che i risultati della sperimentazione dimostrano che la Cina ha compiuto «progressi sorprendenti» nello sviluppo missili ipersonici
«Non abbiamo idea di come siano riusciti a farlo», ha detto uno dei funzionari. Secondo il FT i cinesi si sono rivelati molto più avanti rispetto alle valutazioni degli americani, che finora hanno sottovalutato i progressi della Cina in questo settore degli armamenti
Venerdì l’EMA ha autorizzato il vaccino di Moderna per l’utilizzo nella fascia d’età 12-17 anni, nello stesso giorno Giorgetti e Figliuolo hanno incontrato due alti dirigenti della casa farmaceutica per la trattativa sulla produzione in Italia del vaccino USA
L'incontro è andato bene.
Tutto ciò avveniva nelle stesse ore in cui Salvini faceva il vaccinato per caso, mentre la sua truppa di economisti (ex)no-euro andava a caccia del consenso dei no-vax in vista della manifestazione (loro dicono apartitica e apolitica) di mercoledì sera
La notizia è del Sole 24 Ore di sabato, i dirigenti incontrati da Giorgetti e Figliuolo sono Nicolas Chornet e Said Francis, rispettivamente senior vice president di Moderna International Manufacturing e senior vice president Business Development and Corporate Strategy
Viktor Orbán stavolta l'ha fatta più grossa del solito. La storia è questa: diversi governi hanno usato un software israeliano per spiare cellulari di giornalisti, attivisti e manager, anche all'estero.
La rivelazione arriva da un'inchiesta condotta dal Washington Post e altre 16 testate internazionali, compreso il Guardian. Il software venduto dall'israeliana NSO Group si chiama Pegasus, ed è stato creato per consentire ai governi di dare la caccia a terroristi e criminali
Orbán avrebbe usato questo software per la sua guerra ai media avversati, prendendo di mira i giornalisti investigativi e le loro inchieste (per esempio quelle per l'uso losco dei fondi Ue), colpendo anche il ristretto circolo di ungherese dei manager di media indipendenti