Tra il 1944 e il 1956, nel Massachusetts, alcuni bambini con disabilità furono sottoposti ad esperimenti di nutrizione con cibo radioattivo.
Le ricerche furono sponsorizzate dall'AEC (Commissione Energia Atomica) e condotte da ricercatori dell'Università di Harvard e del MIT.
I bambini della Fernald State School di Waltham, furono nutriti con cereali per la colazione della "Quaker Oats" contenenti traccianti radioattivi per testare l'eventuale assorbimento di minerali vegetali e calcio.
Il tutto, ovviamente, senza informare adeguatamente i genitori.
Per quasi dieci anni gli ignari bambini mangiarono cereali mescolati con latte radioattivo ad ogni colazione, che fornivano radiazioni equivalenti ad almeno 50 radiografie del torace.
Questo permise di aiutare i ricercatori a comprendere meglio il processo digestivo umano.
Robert S. Harris, biochimico del Massachusetts Institute of Technology, rassicurò il sovrintendente della Fernald con una lettera ad inizio sperimentazione sulla quantità di sostanze radioattive previste per la ricerca.
Alcune forme di consenso non menziona nemmeno le radiazioni.
Ma in realtà alcuni rapporti inediti rivelano cifre totalmente diverse: i bambini furono in realtà esposti dai 544 ai 1.024 millirem di radiazioni per sette pasti.
Basti pensare che un uomo medio, a confronto, riceve circa 300 millirem di radiazioni da fonti naturali ogni anno.
Ciò che avvenne alla Fernald School rappresenta certamente una delle vergogne della medicina moderna. Anche se, paradossalmente, alcuni difendono l'operato degli esperimenti condotti sul calcio radioattivo, come ad esempio Constantine J. Maletskos, ex ricercatore del MIT.
La vicenda però venne alla luce solo nel 1993, grazie al giornalista del Boston Globe, Scott Allen che scoprì alcuni documenti che mostravano gli esperimenti condotti al Fernald Center, pubblicando il 26 dicembre dello stesso anno l'articolo chiamato "Radiation Used on Retarded".
L'articolo di Scott Allen riaccese un dibattito nazionale sull'etica della ricerca medica in America, inoltre, il governo federale, decise di avviare un'indagine sulla situazione emersa.
Ma dove c'è critica esiste anche purtroppo la difesa estenuante di chi non conosce vergogna.
Gina Kolata, del New York Times, adottò un taglio decisamente più solidale con i ricercatori e gli esperimenti condotti, citando anche lo scandalo di Willowbrook, a cui però attribuisce i meriti per lo sviluppo del vaccino contro l'epetite e il morbillo. nytimes.com/1994/01/01/us/…
Per difendere il "buon operato" condotto alla Fernald School, venne citato persino il Dr. Victor Bond, fisico e medico del Brookhaven National Laboratory, che difese gli esperimenti sostenendo l'ovvietà nell'utilizzo di marcatori radioattivi nel bambini per studiarne gli effetti.
Come oggi per i vaccini, l'omeopatia, il 5G, il glifosato, gli OMG e altre questioni su cui verte un dibattito scientifico, anche per il caso della Fernald State School molti scienziati difesero la condotta dei dottori impegnati in esperimenti su persone incapaci di rifiutare.
Sempre dall'articolo di Kolata, nel citare il Dr. Bond, si afferma che lo studio ha offerto una serie di "informazioni utili".
Ribadendo che:
"È utile sapere quale dose di radiazioni sterilizzano; è utile sapere quali dosi differenti di radiazioni sopportano gli esseri umani."
Rimane però la consapevolezza, oltre ogni difesa adducibile, di essere di fronte ad un ignobile retaggio dell'era atomica vissuta nel Massachuset, in piena guerra fredda.
Oltretutto gli stessi sostenitori, oggi quasi sicuramente, non consentirebbero gli stessi esperimententi.
• • •
Missing some Tweet in this thread? You can try to
force a refresh
“Datemi un bambino e posso trasformarlo in qualsiasi tipo di uomo.”
Queste sono le parole dello psichiatra Dr. J.B. Watson, il fondatore del comportamentismo.
Nel 1920 alla John Hopkins University, J.B. Watson conduce diversi esperimenti su piccoli pazienti tra i 3 mesi e 1 anno
Uno di questi esperimenti consisteva nel porgere ad un bambino una candela accesa, per osservare la sua possibile paura del fuoco.
Un altro tipo di esperimento consisteva nell'introdurre degli animali nell'ambiente per verificare se il bambino potesse essere spaventato.
Quest'ultimo esperimento prende il nome di “Little Albert Experiment”, in onore del bambino coinvolto, ovvero il piccolo Albert di 3 mesi. Albert entra inizialmente in contatto con un coniglio, finendo per accarezzarlo ed affezionarsi dopo un po' di tempo trascorso insieme.
La giornata del 1°Gennaio 2022 ha fatto registrare un nuovo record di contagi in Italia: 141.262 positivi, con un tasso di positività al 13%, a fronte di oltre un milione di tamponi effettuati.
Secondo gli esperti gli attuali contagi sono spinta dalla variante Omicron del Covid.
Identificata per la prima volta nel novembre 2021 in Botswana e successivamente in Sud Africa, la Omicron è una variante del Coronavirus SARS-CoV.2
È stata classificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) “VOC”, ovvero variante preoccupante. who.int/news/item/26-1…
Da un punto di vista molecolare la Omicron si differenzia dalle altre varianti poiché il virus, subendo 50 mutazioni, con un numero elevato di mutazioni del gene S.
Appare completamente diverso dal ceppo originale di SARS-CoV-2 sino ad ora noto. ecdc.europa.eu/en/publication…
La Children Vaccination Initiative (CVI) nasce nel settembre del 1990 dopo il vertice mondiale per i bambini tenutosi a New York
L'iniziativa è co-sponsorizzata dalla Banca Mondiale, dalla Fondazione Rockefeller, dall'UNICEF e dalla United Nations Development Programme (UNDP).
La CVI nasce principalmente come costola dell'Organizzazione Mondiale della Salute, l'OMS, con lo scopo di perseguire l'immunizzazione di tutti i bambini ed estendere le vaccinazioni a tutta la popolazione pediatrica mondiale, con la collaborazione dell'industria farmaceutica.
Il piano strategici della Children Vaccination Initiative è quello di aumentare la "consapevolezza del valore delle vaccinazioni nella società e nei decisori, in modo da far aumentare la domanda di vaccini in ogni paese" attraverso l'utilizzo di mezzi di comunicazione di massa.
Volevo proprio partire da questo annuncio dello scorso 30 Marzo: la Fondazione GIMBE si occuperà di "contrastare attivamente la disinformazione scientifica e la manipolazione della scienza".
Ma le attività "indipendenti" della Fondazione sono realmente frutto di competenti?
Per chi non lo sapesse la Fondazione GIMBE si occupa di fornire settimanalmente un approfondito bollettino sull'andamento dell'epidemia di Covid-19 e, recentemente, anche sui progressi della campagna vaccinale in corso.
Offrendo un punto di vista, detta da loro, indipendente.
La Fondazione GIMBE nasce nel 1996 dall’associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, e diventa Fondazione nel 2010.
Come espressamente citato nel loro statuto senza scopo di lucro, "offrendosi" come mezzo di interazione tra organi politici ed istituzionali.
"La salute può essere un affare".
Ve lo racconto con questo aneddoto molto semplice.
Quando fu tempo di immettere nel mercato un nuovo farmaco ritenuto capace di abbassare il colesterolo, nei pazienti ipertesi, venne stimata una probabile riduzione del 36% di subire un infarto.
La diminuzione di oltre 1/3 della probabilità di avere un infarto del miocardio può rappresentare sulla carta un notevole vantaggio, oltre ad essere un grande risultato sotto il profilo medico.
Se non fosse che tale valore (36%) risulti essere praticamente privo di contesto.
Viene facile domandarsi, a questo punto, cosa significhi la riduzione della probabilità di avere un infarto partendo dal valore del 36% se non conosciamo, all'origine, il valore stesso a cui applicare tale riduzione di un evento che può essere raro o molto comune.
Lo studio sulla sifilide di Tuskegee fu un esperimento clinico eseguito dall'Ufficio per la Salute Pubblica degli Stati Uniti d'America, prende il nome della città di Tuskegee, in Alabama.
Per lo studio vennero reclutati ben 399 inconsapevoli afroamericani malati di sifilide.
Lo scopo dello studio, sviluppato dal 1932 e sino al 1972, era verificare gli effetti della progressione naturale della malattia su un corpo infetto non curato.
Venne scelta la popolazione maschile nera dell'omonima cittadina da cui l'esperimento ne prende il nome.
Ironia della sorte dopo pochi anni dall'inizio dello studio, intorno al 1940, in ambito medico era comoravata oramai l'efficacia della penicillina come cura della sifilide.
Eppure i medici continuarono imperterriti il programma, consapevoli di un disastro sanitario e sociale.