E' certo un buon articolo, in particolare perché sottolinea l'importantissima circostanza che la Costituzione non prevede possibili stati di eccezione, che sono quindi automaticamente stati di eversione (Tra l'altro mi pare ci sia una certa confusione sull'espressione
"stato di eccezione": teoricamente si tratterebbe di un'eccezione alle regole per salvaguardarne il fine. Il fine della Costituzione è la sovranità popolare nell'uguaglianza sostanziale, forse che gli attuali stati di eccezione hanno la finalità di salvaguardarla?
Un'uscita dall'euro con sospensione temporanea di qualche regola potrebbe essere un vero stato di eccezione, quelli che ci fanno piovere fra capo e collo da anni certamente no).
Tornando all'articolo: si diceva è buono, però...l'autore è un ex giudice costituzione
Tornando all'articolo: si diceva è buono, però...l'autore è un ex giudice costituzione
e un accanito europeista. E si vede. *Oggi* scopre che parlamento e sistema delle fonti sono sotto schiaffo? Ma se perfino la letteratura europeista (Joseph Weiler per nominare il più famoso) ammette che c'è una connessione precisa fra accentramento nell'esecutivo e integrazione
comunitaria! E mi taccio dello strame della gerarchia delle fonti che si è fatto via art. 11. Sintomatico questo passaggio: "Riaffiora la tendenza degli ultimi decenni a mettere sulle spalle della Carta le responsabilità di una politica impotente, perché perennemente affaccendata
da baruffe di cortile e dall’ossessivo inseguimento di consenso emotivo ed immediato." Ma quale litigiosità demagogica, la politica è impotente a causa del vincolo esterno e la demagogia deriva dal tentare di mantenere uno straccio di consenso,
che in democrazia non è proprio una brutta cosa, nell'impossibilità di fare alcunché di buono per la maggioranza!
Ovvero timeo europeistas et dona ferentes.
Ovvero timeo europeistas et dona ferentes.
