guerra imperialistica (scoppierà a luglio) in conflitto di classe nei loro Paesi. #Lenin ritiene irrilevante chi l'inizia: tutti gli Stati borghesi vi si son pronti. Polemizza con Turati che, pur non avendo votato i crediti di guerra, è favorevole alla difesa della patria. >
Per #Lenin non ha senso parlare di "guerra nazionale" per la Patria (salvo il caso Serbia) contro un oppressore esterno, reazionario: l'imperialismo vuole spadroneggiare ovunque.
Egli ribadisce che il proletariato non ha patria. >
Il non aver capito la differenza tra "guerra di liberazione nazionale" (Patriottica) e "guerra imperialistica" (di conquista e ripartizione dei territori delle nazioni più deboli da parte di quelle più forti) è alla radice del tradimento della II Internazionale, dice #Lenin >
#Lenin sosteneva il 1914 segnò una decisa separazione dei partiti operai dai partiti opportunisti e considerava l'Italia, col partito socialista, un'eccezione positiva rispetto agli altri paesi europei, in quanto il Psi aveva avuto il coraggio di espellere i riformisti. >
Il Psi al congresso di Reggio Emilia del 1912 aveva affidato la direzione del partito alla sinistra.
La corrente di Bissolati e soci -dice #Lenin- da opportunista era diventata socialsciovinista, in quanto a parole difendeva l'idea di "nazione" ma> nei fatti appoggiava >
nei fatti appoggiava la linea imperialistica della propria borghesia al potere. Questo fu possibile perché tale corrente aveva avuto l'appoggio della cosiddetta "aristocrazia operaia", che, in virtù di taluni privilegi ottenuti dalla borghesia, s'era staccata dal proletariato>
Pure Mussolini viene considerato un socialsciovinista (era stato espulso dal Psi nel dicembre 1914).
Trai "privilegi" si poteva annoverare la concessione dell'allargamento del suffragio quale "premio" per la disciplina della classe operaia nel farsi ammazzare in Libia. #Lenin