@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia Ti dovevo una risposta sul secondo punto. 😎 Il tempo medio rilevato tra infettività e inizio del tracing su casi positivi in Lombardia è di circa 11g, ma può arrivare a 20g. Se dividi per il serial interval, ottieni da 2 a 3/4 cicli infettivi prima del contenimento dei contatti.
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia Ciò implica che quando inizia il tracing, il virus ha già infettato i contatti di secondo e forse di terzo livello. Se tracci anche il 100% dei 1st-level, sei comunque uno o due cicli in ritardo sulla catena trasmissiva. Impossibile fermare l’epidemia senza lockdown generale.
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia Puoi fare anche 60 milioni di tamponi al giorno con questo cicli di ritardo. Non fermeresti comunque l’epidemia. È una semplice equazione differenziale che dimostra che aumentare i volumi - con questi delay di processo - non blocca in tempo il propagarsi delle catene trasmissive.
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia Puoi verificare tu stessa quanto sto dicendo modificando i parametri sul modello matematico del Big Data Institute di Oxford, usato come base per l’articolo su Science. Qui il link science.sciencemag.org/content/early/…
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia Data la peculiarità dei parametri epidemiologici rilevati per il virus, risulta quindi che: a) la tempestività del ciclo test-trace-isolate è molto più importante del volume assoluto di test, ceteris paribus. Questa comparazione, tratta dal citato modello di Oxford, lo evidenzia: 
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia b) data la velocità trasmissiva e i tempi medi di processing manuale di un contatto, basta un ritardo di 48 ore sul tracing per perdere il controllo dei contagi. Il tracing manuale richiede 12 ore di lavoro lineare medio per caso (ovvero 36 ore elapsed), quindi non è efficace.
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia Serve quindi il tracing digitale, ad alta % di diffusione, per rendere (quasi) immediato il ciclo test-trace-isolate, governato da tracer professionali che dispongano gli interventi appropriati. Quest’ultimo oggi è il vero fattore scarso che può rendere inefficace il “test&trace”
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia c) la dimostrazione più evidente che sono i fattori tempo & tracing a contare marginalmente più dei volumi assoluti di test è la comparazione tra Lombardia e Veneto (2x % test/abitanti, ma con tracing data-driven e test mirati, a bassa latenza logistica).
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia d) quanto al legittimo interesse individuale a non subire cicli successivi di quarantena, pur sempre subordinato al superiore bene di sanità pubblica, sono talmente convinto che non debba essere arbitrario da aver proposto al parlamento un “voucher Covid” di equo indennizzo.
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia La probabilità che un singolo individuo possa subire una sequenza di quarantene per contatti critici è in assoluto molto bassa (R0 max=3, serve sfiga bestiale) e finora non mi risulta mai rilevata empiricamente. Essa viene ovviamente e ulteriormente ridotta da un tracing efficace
@annalisabi76 @e_pagliarini @Lavvelenata @simonespetia Ergo: 1) il trace serve a qualsiasi volume di test; 2) il trace non serve se i test sono lenti, non se sono pochi; 3) chi teme di subire più quarantene, deve semmai supportare fortemente il trace per ridurne la teorica probabilità. 4) contro la sfiga, ci stiamo attrezzando. 😎
