Fui espulso dalla scuola e il mio sogno di diventare tappezziere come mio padre svanì.
Finimmo insieme su un vagone merci e deportati nel campo di Buchenwald, in Germania.
“Arrivato a Buchenwald il 2 ottobre 1939 dopo un viaggio di due giorni in treno”.
Mi disse che voleva lasciare una testimonianza.
Nel caso non fossimo sopravvissuti.
“Ho la lista degli ebrei da trasferire a Auschwitz” mi disse.
“Nella lista c’è anche tuo padre”.
Sapevo esattamente quello che significava.
Lo sapevamo tutti.
Delle camere a gas, intendo.
Noi due insieme, come lo eravamo stati negli ultimi tre anni.
“In fondo un uomo può morire una sola volta”.
Ma si trovava nella mia Austria. Per quello preparai la fuga. Come è andata lo sapete. Liberato, sono arrivato a casa. Ora occupata da altri.
La custode mi ha appena detto che mamma Tini e mia sorella Herta sono morte nel campo di Minsk.
Finché avrò fiato continuerò a raccontare le storie di uomini e donne che sono sopravvissuti ai campi di concentramento.
Il loro passato non sia mai il futuro di qualcuno. Mai più.