A proposito di responsabilità del datore di lavoro in caso di infortunio, una storia: nella fabbrica era collocato un container per la raccolta dei rifiuti ingombranti. Lo stesso era dotato di una scaletta esterna (foto) normalmente accessibile e priva di segnaletica > 
> Un giorno, il lavoratore addetto alla gestione dei rifiuti, vedendo il container pieno, con alcuni materiali che uscivano dalla sagoma dello stesso, decise di intervenire. Lo decise perché sapeva che l'autista non avrebbe caricato il container in quelle condizioni. >
> Per sistemare il carico, salì la scaletta e si mise all'opera. Perse l'equilibrio e cadde, da 2 metri. Cadde male e restò tetraplegico (vicino alla pensione). Intervenne il sindacato e i RLS: verificarono la mancanza della valutazione dei rischi (DVR) inerente a quel lavoro. >
> Verificarono l'assenza di formazione specifica sull'uso del container e verificarono un documento di valutazione dei rischi da interferenza (DUVRI - il container era di proprietà dell'azienda cittadina di raccolta rifiuti ed era dato a noleggio) totalmente assente sul punto. >
> Verificarono, inoltre, che il manuale di uso e manutenzione della ditta costruttrice del container disponeva che la scaletta esterna serviva solo per le operazioni di controllo e verifica della attrezzatura. Era vietato l'uso per OGNI altro scopo. Divieto non segnalato >
> e non comunicato al lavoratore addetto all'uso ed alla gestione. Venne fatto un verbale e i RLS scrissero tutto. La Procura aprì un'inchiesta d'ufficio (infortunio con prognosi superiore a 40 giorni) e il magistrato incaricato diede al servizio prevenzione e sicurezza >
> ambienti di lavoro (SPSAL) il compito di indagare e riferirgli. L'ispettore dello stesso servizio entrò in fabbrica, verificò, parlò con la dirigenza, ma non parlò con i RLS e non lesse ciò che i rappresentanti dei lavoratori avevano scritto. Alla fine comunicò al magistrato >
> che "tutte le norme antinfortunistiche erano rispettate". Il magistrato archiviò l'indagine e il lavoratore ebbe il risarcimento INAIL. Fine. Si deducono due cose: o il lavoratore tentò il suicidio e fu sfigato, o il lavoratore si fece molto male per responsabilità sua. >
> Cosa improbabile, visto che la Cassazione stabilisce come "negligenza, imprudenza e imperizia del lavoratore non siano sufficienti a interrompere il nesso causale che lega l’evento e la condotta colposa del datore di lavoro".
Ora, nel caso le responsabilità erano evidenti. >
Ora, nel caso le responsabilità erano evidenti. >
> Eppure non è bastato. Il "peso" concreto dei RLS nella vicenda nullo. La CGIL informata dell'accaduto, muta. Ed è solo un esempio: l'ottanta per cento delle inchieste a seguito di infortunio grave o mortale sono archiviate. Ecco di cosa parliamo, nel concreto, quando >
> discutiamo di responsabilità (e conseguenti risarcimenti) dei datori di lavoro. Allora, non allarmatevi. Nessuno risarcirà lavoratori eventualmente ammalati di Covid-19. Al massimo si prenderanno il premio INAIL, tranquilli.
cc @cgilnazionale
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