La crisi Covid è essenzialmente una crisi di funzionamento dello Stato. Lo Stato non riesce più a proteggere i cittadini in emergenza perché non riesce più a far accadere le cose. Questa situazione si è determinata per ragioni politiche e amministrative che sono collegate.
Quelle politiche dipendono da una storia che ha prodotto un’idea del confronto tra partiti come scontro ideologico. In questo contesto il buongoverno e l’amministrazione non sono più obiettivi delle politica e motivazioni di voto degli elettori. Amministrare è roba per tecnici.
Il politico puro e’ altra cosa, ovvero colui che è capace di mobilitare la sua parte. Il risultato è una politica che non riesce più a implementare provvedimenti, di destra o di sinistra. Pensate all’immigrazione. Arriva Salvini e vuole espellere gli irregolari. Non ci riesce.
E racconta che gli immigrati si sono magicamente ridotti da 600k a 80k. Arriva il PD. Dovrebbe lavorare su integrazione. Non fa assolutamente nulla. Il punto non è che non esistono più dx e sx, ma che nessuno è in grado di fare politiche di destra o di sinistra!
Questa incuria gestionale decennale determina la chiusura in difesa della burocrazia. Nessuno si occupa di gestirla o farla funzionare ma solo di incolparla. Intorno a queste disfunzioni media e corpi intermedi smettono di analizzare e proporre. Tutto è ridotto a attacco e difesa
Una democrazia pluralista e uno Stato liberal democratico funzionano se tutti i pezzi che li compongono agiscono, pur nel legittimo confronto e contrasto, in modo responsabile. Altrimenti la richiesta di ordine alla fine travolge le istituzioni e genera L’autoritarismo. Siamo qui
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