«Vi sono delle facce che ispirano fiducia. Alla signora #TitinaDeFilippo affideremmo il nostro libretto degli assegni, le nostre polizze di assicurazione, i nostri beni mobili e quelli immobili, se li avessimo», scriveva Alberto Savinio (Alberto de Chirico, fratello di Giorgio).
Titina è la chiave che dovete usare per capire Eduardo. Non Peppino, non Eduardo stesso. Titina fu trait d'union ma anche cartina di tornasole dei vari momenti del drammaturgo. Non fu attrice dialettale, fu una grande interprete del teatro italiano. Fu Filumena!
E so che molta gente al giorno d'oggi la immaginano coi tratti di Sofia Loren. Abbiamo poco della Filumena di Titina tonnellate di testimonianze ci dicono una cosa e una sola: fu così potente da dare eternità a quel ruolo.
Vogliate bene a Titina, non ve la dimenticate. Oggi si commemora il giorno della sua morte. Ma voi non ve la dimenticate!
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#PeppinoImpastato, giornalista.
Sono queste le tessere che ci fanno onore e che danno ancora un senso a ciò che facciamo.
Quando fu ridotto in polvere dal tritolo della mafia, Peppino Impastato non aveva il tesserino da giornalista, non era iscritto all'Albo.
Pur da non "formalizzato", Impastato attraverso un media, la radio, denunciava cose che l'avrebbero poi portato alla morte: la sua voce ora c'è per sempre.
Capite perché, quando qualcuno urla riferendosi a certi millantatori del mestiere: «Ma questo lo dovrebbero radiare dall'Ordine dei giornalisti!» io sto zitto?