Thread/ Perché ancora la campagna vaccinale non ingrana? 1) Manca meccanismo di controllo su come le direttive (“suggerimenti”) vengono portate avanti a livello locale da singola regione/ASL/punto vaccinale;
2) La maggior parte delle regioni è partita con categorie meno prioritarie ma più “pesanti” utilizzando sempre il solito “pool” di risorse. E nessuno a Roma ha mosso un dito per far rispettare i target;
3) Manca meccanismo per l’individuazione e la messa a fattor comune delle buon pratiche concepite o sperimentate a livello locale;
4) la disponibilità di vaccinatori aggiuntivi a quelli messi a disposizione dalle regioni è vaga e intanto si consente alle regioni di spostare le squadre vaccinali o le singole risorse da un target all’altro senza una panificazione governata;
5) Il problema del punto 4 esploderà quando arriverà la massa delle seconde dosi a seguito di un numero molto alto di prime dosi pregresse;
6) Manca una sinergia tra le farmacie e gli studi medici che anzi sono stati messi in “concorrenza”;
7) Mancano le unità mobili che per altro sembrano destinate solo a interventi straordinari quando invece, per come è fatta orograficamente l’Italia, servono soprattutto a gestire più rapidamente le vaccinazioni degli anziani nelle aree periferiche.
8) Chi definisce e propone al Parlamento obiettivi e linee guida in termini di priorità e modelli sanitari di intervento, ovvero chi definisce i target, è Speranza (con la collaborazione di AIFA, AGENAS, ISS e CSS). Cioè, sono gli stessi di prima;
9) A decidere quali categorie devono essere prioritarie, tra quelle contenute nei target, e come reperire le risorse (organizzandole) sono – come prima - le Regioni e le Provincie Autonome;
10) Il successo del Piano è lasciato alla fortuna. (FINE).
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