Nel mese di marzo in via dell'Abbadia, a Bologna, sono stati affissi da Cheap (progetto bolognese di public art), in collaborazione con la spagnola "School of feminism", dei manifesti nell'ambito del progetto "Tette fuori", immagini e parole contro la cultura sessista.
Il progetto prova a infrangere il tabù dei capezzoli femminili, censurati nei luoghi pubblici anche quando assolvono alla funzione di nutrimento dei cuccioli umani.
Quando il petto di una bambina diventa seno? Perché si può mostrare il seno di un uomo ma non quello di una donna?
Perché possono essere esposti corpi di donne ipersessualizzati ma non il seno di chi allatta un bambino? Perché sono tollerati manifesti di donne a torso nudo per sponsorizzare una automobile o foto di mozzarelle che simulano il seno?
Perché sono culturalmente accettati messaggi pubblicitari contenenti stereotipi di una consolidata cultura sessista dove il focus non è il prodotto ma la ragazza dello spot?
occhioallospot.it/intimo-chilly-…
Cheap prova a rompere gli schemi accompagnando le immagini da una riflessione politica e sociale. Le donne si raccontano e si mostrano perché la loro autodeterminazione passa anche dalla liberazione dei capezzoli.
Quando il seno diventa tetta?
Immagini e parole che turbano se a distanza di pochi giorni qualcuno ha pensato bene di coprirli con una vernice spry, a riprova di come la cultura sessista sia dura a morire.
Seno
Tette
Minne
Poppe
Zizze
Bombe
Oggi così
E così
"Breast", la parola censurata.
Si può mostrare un seno mutilato? Maria dice di sì.
Tette libere. Viva!
Tenteranno di oscurarci e di metterci a tacere, ma noi saremo ancora in strada e sui muri delle città con i nostri corpi e le nostre narrazioni. Un pennarello non ci fermerà.
Non saremo come ci volete.
Chiudo con un omaggio a una donna meravigliosa.
Mia Martini

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