Il grillismo è stata quell'epoca in cui, un partito in particolare, ha ingegnerizzato l'odio sui social per costruire il proprio consenso. #Renzi, #Boschi ma anche #Boldrini sono stati dei profili scelti accuratamente su cui sono state fatte migliaia di campagne mirate. (1/n)
Casaleggio capì prima degli altri che soprattutto nell'epoca dei social sarebbe stato più facile costruire il proprio consenso costruendo l'odio verso gli avversari politici piuttosto che soffermandosi su contenuti e idee per il Paese. (2/n)
Che a farlo siano stati prima il M5S e poi Lega e Fdi, ormai è un dato assodato. Che questi percorsi si siano stranamente incrociati con la propaganda russa, idem. Ma che queste tecniche vengano utilizzate anche da quotidiani italiani questo no, è inaccettabile. (3/n)
Oltre che inaccettabile è pure pericoloso. È anche per questo motivo che, al netto di visioni a volte differenti, sosterrò sempre tutti coloro che in questi anni hanno subito processi mediatici, campagne d'odio, minacce e insulti senza precedenti. (4/n)
La qualità della nostra democrazia e del dibattito politico sono stati indeboliti scientificamente per indebolirci e solo alcuni partiti italiani ne sono responsabili. Hanno pensato al loro consenso anziché al bene del Paese.
Prima o poi dovremo farci i conti con questa fase storica iniziata col Vaffaday e conclusasi con la fine del Conte bis.
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Secondo l'Osservatorio dei Conti Pubblici, il taglio dei parlamentari porterà un risparmio di 57 milioni netti all'anno, 275 nei cinque anni di legislatura.
Lo 0,007% della spesa pubblica italiana.
Non so a voi, ma a me bastano questi numeri per comprendere la portata demagogica di questa scelta, votata da tutta la Camera ad eccezione di 14 parlamentarie tra i quali quelli di +Europa.
Non sarò disfattista e apocalittico come gli esponenti di punta del mio partito.
Il tema, a mio avviso, non è il pericolo della riduzione della rappresentanza o lo stupro della Costituzione. La vera svolta che questo passaggio certifica è l'egemonia culturale del populismo. La vittoria della demagogia sulla realtà.