1/ L'espressione "fiducia nella Scienza" è un artificio retorico che surrettiziamente introduce la dicotomia "scelte motivate dalla ragione" vs "scelte motivate dall'irrazionalità".
2/ Sottende un'interpretazione ingenua / animista della Scienza, rappresentata come un soggetto unico pensante, capace di indurre decisioni tramite una propria visione, una propria volontà. Ma la Scienza è fatta di metodo, ipotesi e di persone.
3/ La comunicazione scientifica è necessariamente disintermediata. Le scelte politiche ed etiche sono indotte a loro volta da un'ulteriore rivisitazione delle ipotesi scientifiche.
4/ Non è possibile attingere direttamente dal serbatotio della Scienza, così come non è possibile oggettivare la realtà, tramite la ragione, pervenendo a un'unica Verità.
5/ Ciò che si intende in realtà con "fiducia nella Scienza" è di fatto "fiducia in ciò che viene divulgato da un insieme circoscritto di persone (non necessariamente esperti) che sembrano concordare sulla bontà di alcune scelte piuttosto che altre".
6/ La questione non è quindi Scienza o non Scienza, ma si risolve nel più banale interrogativo: in CHI mi conviene riporre fiducia in modo da favorire il mio (e l'altrui) benessere?
7/ La convenienza è il motore dell'azione. Ogni decisione non può che partire da presupposti verificabili solo ex post: è *sempre* questione di fiducia.
8/ Chi pone la questione nei termini di una incontrovertibile "ragione" che fronteggia uno scetticismo stolto non è saggio, bensì presuntuoso e fazioso. La vera domanda (su cui è imperniato lo scontro) è: chi decide per me, sta agendo totalmente nel mio interesse?
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