Mi chiamavo Elisa Pomarelli e fui uccisa nel 2019.
Perché ero lesbica.
Massimo Sebastiani, era follemente innamorato di me, per me era solo un buon amico.
Gli dissi che non potevo amarlo perché ero lesbica: lui mi uccise e poi mi fece a pezzi.
Perché ve lo racconto?
Perché lui, essendo reo confesso, ha scelto il rito abbreviato.
Inoltre la perizia psichiatrica richiesta dal suo legale gli consentirà forse uno sconto di pena.
Ma niente femminicidio, perché il movente era un altro, secondo i giudici.
E qui cade l’asino.
Come dice Ilaria Todde, esperta giuridica di Eurocentralasian Lesbian Community, “il femminicidio non è l’omicidio della moglie o della compagna in quanto tale, ma l’omicidio di una donna in quanto donna.
Non c’è bisogno che sia moglie o compagna.”
“L’invisibilità dei gay e delle lesbiche è evidente quando si scrivono le leggi: le scrivono avendo uno standard in testa, si presume che ogni vittima sia automaticamente eterosessuale.
O nel caso della donna che possa subire violenza solo dall’uomo con cui ha una relazione”.
Non c’era nemmeno l’aggravante per lesbofobia, la legge per quel tipo di reato ancora non c’è.
Omofobia, lesbofobia… che problema c‘è?
Sono già tutelati dalla legge.
Così dicono i retrogradi medievali, che accettano solo il rapporto etero per un semplice motivo.
Quale?
I ruoli.
L’uomo deve fare l’uomo e la donna deve stare al suo posto: casa, chiesa e famiglia.
Hanno il sessismo nel DNA, questo è quello che sta alla base della persecuzione dei gay e delle lesbiche.
Sovvertono il loro ordine, mettono in pericolo l’egemonia del maschio.
E Massimo Sebastiani? È ancora in attesa di processo, a Marzo non si è nemmeno presentato all’udienza. Col rito abbreviato quanto prenderà?
Non è femminicidio.
Con il #DDLZan approvato avrebbe avuto almeno un’aggravante, invece no.
Voi continuate pure con i giochini di potere.
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Lauro Farioli morì per un raffica di mitra.
Marino Serri morì mentre cercava di aiutare il ragazzo.
Ovidio Franchi fu ucciso perché voleva far passare un’ambulanza.
Emilio Reverberi, fu pure falciato da una raffica di mitra.
E poi lui.
Afro Tondelli fu ucciso da un poliziotto che estrasse la pistola, si inginocchiò per prendere bene la mira, e fece fuoco.
Pericolosi terroristi?
No.
Erano operai, un pastore, tre di loro ex partigiani che erano sopravvissuti alle pallottole dei fascisti e nazisti.
E dunque?
Fu colpa del clima dicono.
Un clima di tensione, di lotta in una terra che non per niente fu chiamata “il triangolo della morte”.
20 anni di soprusi e delitti fascisti.
Miglia di morti per mano dei nazisti e della milizia RSI.
Poi il “perdono, la pacificazione”.
Non funzionò.
75 anni fa.
Sembrano tanti ma non è passato molto tempo.
Alcide De Gasperi il 23 giugno del 1946 firma un accordo con il Belgio: a loro serve manodopera e agli italiani serve il lavoro.
E a noi serviva il carbone.
L’accordo prevedeva l’invio di 2.000 lavoratori a settimana.
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Si pensava ad un totale di 50.000 lavoratori, in realtà furono molti di più a finire nelle miniere di carbone.
Partirono in treno, la maggior parte di loro lasciò a casa moglie e figli, erano in maggior parte giovani perché dovevano avere meno di 35 anni.
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La buona salute era un requisito fondamentale, non importa poi se le condizioni di lavoro erano disumane. Il contratto prevedeva il salario standard dei lavoratori belgi, peccato che nessun belga volesse più scendere in miniera viste le condizioni di lavoro.
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Un ricordo.
Febbraio 2011, la Meloni era Ministra della Gioventù.
Intervistata da Antonello Piroso in un programma che ospitava politici e personaggi pubblici, le viene rivolta la seguente domanda sul testo dell’Inno di Mameli.⬇️
Quale è la frase contenuta nell’inno di Mameli originario? 1- “Già l’aquila d’Austria ha le penne perdute” 2- “La vision dell’Alighier oggi brilla in tutti i cuor”.
Lei ha optato per la seconda, sapete dove si trova questa frase?⬇️
Si trova nel secondo verso di “Giovinezza”, inno ufficiale degli Squadristi fascisti del 1919 e poi inno trionfale del PNF nel ’24.
La sovranista, quella che sbandiera ovunque la bandiera italiana… il Ministro della Giovinezza. ⬇️
Il 22 Giugno del 1946 venne approvata una legge i cui effetti sono ancora ben visibili purtroppo.
Era il “Decreto presidenziale di amnistia e indulto per reati comuni, politici e militari” avvenuti durante il periodo dell'occupazione nazifascista.
1/n
Nel primo governo De Gasperi era Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti, segretario del PCI, promulgatore della legge.
L'amnistia prevedeva il condono della pena per reati comuni e politici dei condannati fino ad un massimo di 5 anni. 2/n
Il 14 luglio 1948 Palmiro Togliatti, uscendo da Montecitorio, fu ferito gravemente dallo studente Antonio Pallante che gli sparò tre colpi di pistola. Erano passati tre mesi dalle prime elezioni politiche della storia repubblicana e l’aria era molto pesante.
3/n
Tiny, minuscola.
Eh sì, fin da quando ero nata nel 1893 mi chiamarono così, pesavo infatti poco più di 1 Kg e mezzo.
Non è che poi sia diventata un gigante, sono arrivata fino a 1 mt. e 50 di altezza per 39 Kg.
Però mi ricordano come una grande donna, e vi racconto il perché.
Non è che avessi un grande avvenire davanti a me, mi ero sposata a 12 anni e a 13 ero già mamma.
Vivendo in Carolina del Nord finii poi per lavorare in una delle tante filature di cotone.
A quei tempi il lavoro minorile era la norma, costavamo poco e non rompevamo le scatole.
Il mio nome era Georgia Ann Thompson, ma tutti mi conoscono come Georgia “Tiny” Broadwick.
Avevo compiuto i 15 anni quando vidi lo spettacolo di “The Broadwicks and their Famous French Aeronauts”, capitanati da Charles Broadwick.
E gli chiesi una cosa.
Ieri ho letto la notizia che i giovani di FdI vogliono regalare il libro della Meloni nelle scuole di Verbania.
Già c’è stato un partito che dava gratis i libri alla scuola, si deve tornare un po’ indietro.
Ad esempio c’era ‘Berluè’ di Francesco Jovine, bellissima storia. 🔽
Berluè è un orfano della Grande guerra che vive con una zia e si prodiga nel far trionfare le ragioni di Mussolini. Partecipa a una spedizione punitiva contro i «rossi» e per premio i fascisti lo portano alla marcia su Roma.
Con la prima camicia nera incontra il Duce in persona.
(Francesco Jovine che col passare degli anni divenne un convinto antifascista e dopo il ‘43 aderì anche alla guerra partigiana, questo va detto per dovere di cronaca).