75 anni fa.
Sembrano tanti ma non è passato molto tempo.
Alcide De Gasperi il 23 giugno del 1946 firma un accordo con il Belgio: a loro serve manodopera e agli italiani serve il lavoro.
E a noi serviva il carbone.
L’accordo prevedeva l’invio di 2.000 lavoratori a settimana.
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Si pensava ad un totale di 50.000 lavoratori, in realtà furono molti di più a finire nelle miniere di carbone.
Partirono in treno, la maggior parte di loro lasciò a casa moglie e figli, erano in maggior parte giovani perché dovevano avere meno di 35 anni.
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La buona salute era un requisito fondamentale, non importa poi se le condizioni di lavoro erano disumane. Il contratto prevedeva il salario standard dei lavoratori belgi, peccato che nessun belga volesse più scendere in miniera viste le condizioni di lavoro.
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75 anni dopo la storia si ripete con altri interpreti.
Guardate nelle concerie,nelle fonderie, nelle cave, nelle campagne: in tutti i lavori umili e pesanti troviamo la stragrande maggioranza di immigrati, povera gente in cerca di lavoro e di un futuro migliore.
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La memoria è invece svanita.
“Ci rubano il lavoro”
“Sono tutti delinquenti”
“Rimandateli a casa”
“Violentano le nostre donne”
Beh… sappiate che le stesse identiche cose le dicevano degli italiani 75 anni fa, nei locali pubblici gli italiani erano considerati al pari dei cani.
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Allo sfruttamento e agli insulti si aggiungevano le malattie dovute al lavoro, e le disgrazie.
A Marcinelle nell’Agosto del 1956 morirono 136 migranti italiani, uccisi dalle esalazioni di fumo per un incendio scoppiato nella miniera.
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L’integrazione? Sì, arrivò.
Ma ci vollero molti e molti anni.
Alcuni minatori emigrati ritornarono appena possibile al loro paese di origine negli anni del boom economico.
Ma in tanti restarono là e così i loro figli, la comunità italiana conta ancora circa 300.000 persone.
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In tutto il 2020 sono sbarcati in Italia poco più di 34.000 immigrati, meno della metà degli italiani che andarono in Belgio fra il ‘46 ed il ‘47.
Chi parla di invasione non è che non ha memoria o non conosce la storia: è solo un misero opportunista che stravolge la realtà.
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Un ricordo.
Febbraio 2011, la Meloni era Ministra della Gioventù.
Intervistata da Antonello Piroso in un programma che ospitava politici e personaggi pubblici, le viene rivolta la seguente domanda sul testo dell’Inno di Mameli.⬇️
Quale è la frase contenuta nell’inno di Mameli originario? 1- “Già l’aquila d’Austria ha le penne perdute” 2- “La vision dell’Alighier oggi brilla in tutti i cuor”.
Lei ha optato per la seconda, sapete dove si trova questa frase?⬇️
Si trova nel secondo verso di “Giovinezza”, inno ufficiale degli Squadristi fascisti del 1919 e poi inno trionfale del PNF nel ’24.
La sovranista, quella che sbandiera ovunque la bandiera italiana… il Ministro della Giovinezza. ⬇️
Il 22 Giugno del 1946 venne approvata una legge i cui effetti sono ancora ben visibili purtroppo.
Era il “Decreto presidenziale di amnistia e indulto per reati comuni, politici e militari” avvenuti durante il periodo dell'occupazione nazifascista.
1/n
Nel primo governo De Gasperi era Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti, segretario del PCI, promulgatore della legge.
L'amnistia prevedeva il condono della pena per reati comuni e politici dei condannati fino ad un massimo di 5 anni. 2/n
Il 14 luglio 1948 Palmiro Togliatti, uscendo da Montecitorio, fu ferito gravemente dallo studente Antonio Pallante che gli sparò tre colpi di pistola. Erano passati tre mesi dalle prime elezioni politiche della storia repubblicana e l’aria era molto pesante.
3/n
Tiny, minuscola.
Eh sì, fin da quando ero nata nel 1893 mi chiamarono così, pesavo infatti poco più di 1 Kg e mezzo.
Non è che poi sia diventata un gigante, sono arrivata fino a 1 mt. e 50 di altezza per 39 Kg.
Però mi ricordano come una grande donna, e vi racconto il perché.
Non è che avessi un grande avvenire davanti a me, mi ero sposata a 12 anni e a 13 ero già mamma.
Vivendo in Carolina del Nord finii poi per lavorare in una delle tante filature di cotone.
A quei tempi il lavoro minorile era la norma, costavamo poco e non rompevamo le scatole.
Il mio nome era Georgia Ann Thompson, ma tutti mi conoscono come Georgia “Tiny” Broadwick.
Avevo compiuto i 15 anni quando vidi lo spettacolo di “The Broadwicks and their Famous French Aeronauts”, capitanati da Charles Broadwick.
E gli chiesi una cosa.
Ieri ho letto la notizia che i giovani di FdI vogliono regalare il libro della Meloni nelle scuole di Verbania.
Già c’è stato un partito che dava gratis i libri alla scuola, si deve tornare un po’ indietro.
Ad esempio c’era ‘Berluè’ di Francesco Jovine, bellissima storia. 🔽
Berluè è un orfano della Grande guerra che vive con una zia e si prodiga nel far trionfare le ragioni di Mussolini. Partecipa a una spedizione punitiva contro i «rossi» e per premio i fascisti lo portano alla marcia su Roma.
Con la prima camicia nera incontra il Duce in persona.
(Francesco Jovine che col passare degli anni divenne un convinto antifascista e dopo il ‘43 aderì anche alla guerra partigiana, questo va detto per dovere di cronaca).
Dicono che una mela non cade mai lontana dall’albero.
Beh, nel mio caso non fu così: mi spostai più lontano possibile da quella pianta malsana.
Ma non bastò.
Qui sono io a 5 anni, e come vedete ho già uno sguardo triste, serio.
La mia era una famiglia mafiosa, cosa molto comune nel mio paese di Cinisi. D’altronde ero nato a cento passi dalla casa di Gaetano Badalamenti.
Forse sapete chi era, vi dico solo che condizionò non poco la mia vita.
E la mia morte.
Alla sua corte andavano nel 1970 funzionari del ministero dell'Interno, della prefettura e della questura di Milano, forse pure un magistrato.
Mafia, magistratura e politica, in parole povere il potere.
E a quel tempo era già confinato fuori dalla sua Sicilia, in Basilicata.
In 2.000 si erano riuniti per ascoltarci oggi, pacificamente.
Dopo i disordini alla manifestazione del Iº Maggio, con più di 50.000 operai presenti, ieri ci eravamo trovati davanti alla McCormick, la fabbrica di trattori, e lì la polizia ha sparato uccidendo dei manifestanti.
Perché tutta Chicago a Maggio del 1886 era in sciopero?
Per avere condizioni di lavoro più umane, per porre fine allo sfruttamento degli operai, per ridurre l’orario ad 8 ore giornaliere, per vivere degnamente insomma.
Il mio nome è Albert Parson, sono un sindacalista, e con me sul palco in Haymarket Square, ci sono altri leader dei sindacati.
Parlavamo alla folla, in modo pacifico, ma 180 agenti di polizia ebbero l’ordine di disperdere il presidio.