Scrisse il greco Strabone. “Radunate a Messina un gran numero di botti vuote le ha fatte disporre in linea sul mare legate a due a due in maniera che non potessero toccarsi o urtarsi. Sulle botti formò un passaggio di tavole coperte da terra e da altre materie”.
A realizzare il primo ponte sullo Stretto di Messina, nel 250 a. C., fu il console Lucio Cecilio Metello che aveva sconfitto il cartaginese Asdrubale nella battaglia di Palermo nel 251 a.C., durante la Prima guerra punica. Terminata poi con la conquista della Sicilia nel 241 a.C.
“Fissò parapetti di legno ai lati affinché gli elefanti non avessero a cascare in mare”.
Infatti il ponte si era reso necessario per il trasporto di centoquaranta elefanti da guerra catturati ai cartaginesi. L’unico modo per poterli esibire a Roma.
Dopo Lucio Cecilio Metello bisogna arrivare al IX secolo d.C., per trovare un interessamento da parte dell’imperatore Carlo Magno.
Una volta arrivato in Calabria provò a realizzare una sequenza di ponti galleggianti sul mare.
Ma il tentativo fallì. E dovette desistere.
Nel 1060 fu Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo, a pensare a un ponte sullo Stretto. Morì nel 1085 senza iniziare l’opera.
Nel 1140 Ruggero II, re di Sicilia, fece fare uno studio sulle correnti per poter realizzare il ponte.
Gli esperti lo convinsero a desistere.
Arriviamo al 1840, quando Ferdinando di Borbone Re delle Due Sicilie disse: “Il ponte lo faccio io”.
Radunò architetti e ingegneri affinché gli fornissero i disegni del progetto.
Ma con i disegni gli consegnarono anche l’elenco dei costi. E preferì rinunciare.
Nel 1866 l'ing. Alfredo Cottrau, costruttore di ponti e strade ferrate di fama internazionale, venne incaricato dal Ministro dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia, Conte Stefano Jacini, di realizzare un collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. Non si andò oltre.
Come non ebbe seguito nel 1870 un allacciamento sottomarino di 22 km, proposto dall'ingegner Carlo Alberto Navone.
Il progetto si ispirava a quello di Napoleone che prospettava una galleria sotto la Manica.
Un tunnel quindi.
Nel 1876 l'onorevole Giuseppe Zanardelli, bresciano afferma: "Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente".
Ne 1883 un gruppo di ingegneri delle ferrovie studiò un progetto di ponte sospeso, in cinque campate.
Anche quella volta non se ne fece nulla.
A bloccare l'idea del ponte ci pensò il terremoto di Messina del 1908. La gente cominciò a chiedere di valutare attentamente un ponte in quella zona.
L’anno successivo venne pubblicato uno studio geologico della zona, e nel 1921 si riparlò di galleria sottomarina.
Le due guerre mondiali interrompono momentaneamente ogni idea di progetto, che viene ripreso solo nel 1950, quando l'Associazione dei costruttori italiani in acciaio incarica lo statunitense David B. Steinman di redigerne uno nuovo che faccia a gara con il Golden Gate Bridge
Nel 1968 viene bandito un concorso dal ministero dei lavori pubblici per valutare la fattibilità dell'impresa.
Nel 1979 Francesco Cossiga approva la creazione della società a capitale pubblico concessionaria per la progettazione, la Stretto di Messina S. p. A.
#MdT 29/04/1985 – Sviluppo economico e criminalità. Questi i due temi che il capo del Governo, Bettino Craxi, ha affrontato nella sua visita a Palermo.
Nella sala d’Ercole di Palazzo D’Orleans ha sciorinato numeri drammatici per quanto riguarda la disoccupazione dell'isola.
Descrivendo la situazione economica-sociale dell’isola, Craxi ha detto: “Non è confortante, ma lo Stato vuole intervenire per dotare la Sicilia di infrastrutture che le consentano un inserimento dinamico nella realtà mediterranea e un collegamento più stretto con l’Europa”.
A questo proposito il Presidente del Consiglio ha promesso la realizzazione di una grande opera per l'isola.
Il Ponte sullo Stretto si farà. Finalmente.
#MdT 27/12/1985 - Oggi si è riunito il Consiglio dei Ministri. E’ l’ultima seduta dell’anno. Molte le decisioni. Tra queste il decreto interministeriale di concessione per il collegamento stradale e ferroviario tra la Sicilia e il continente.
Dopo anni di polemiche ecco l’atto decisivo.
Il Ponte sullo Stretto si farà.
Scelta del progetto entro luglio 1986.
Inizio lavori entro il 1989.
Conclusione e inaugurazione entro il 1996.
Tutto scritto. Nero su bianco.
Una tabella di marcia molto precisa.
Entro il 1986 bisognava scegliere quale tipologia di collegamento fosse più idonea.
Decine di miliardi di lire spesi senza nessun risultato.
Sempre fermi allo stesso punto.
Ponte o tunnel?
E poi nel 1994, l'anno della "discesa in campo", di Silvio Berlusconi.
“Faremo il ponte, c’è il parere favorevole di Anas e Fs”.
Dai che questa è la volta buona.
Niente da fare.
Siamo alle elezioni del 2001.
Silvio Berlusconi e Francesco Rutelli annunciano di voler costruire il ponte sullo Stretto di Messina.
#MdT febbraio 2013 – La società concessionaria dello Stretto di Messina S.p.A. (Soci: Rfi, Anas, Regione Sicilia e Regione Calabria) viene commissariata dal Governo Monti.
Si mette la parola fine ai tre Km più studiati, analizzati e progettati del mondo.
Fine?
Si ricomincia a parlare del Ponte sullo Stretto. #MdT 2012 - Matteo Renzi. "Basta parlare di ponte. I soldi vadano alle scuole".
Contrordine. #MdT 2016 - Matteo Renzi “Costa più non farlo che farlo”. E poi “crea lavoro”.
#MdT 11/08/2020 – Il Governo Conte è deciso a presentare all’UE l’idea di un tunnel sottomarino tra Villa San Giovanni e la Contrada Arcieri di Messina.
La relazione del 2017 riprende la vecchia idea dell'ingegner Carlo Alberto Navone.
MdT 11/04/2021 – Il ponte non si può fare con il Recovery.
#MdT 29/06/2021 - La Camera approva un odg che impegna il governo a individuare le iniziative per trovare le risorse necessarie per realizzare un collegamento stabile e veloce sullo Stretto di Messina.
#MdT 10 luglio 2021
"Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente”, diceva nel 1876 l'onorevole Giuseppe Zanardelli.
Dove siamo? Sempre allo stesso punto.
Ponte o tunnel?
Ponte.
No tunnel.
Ponte è meglio.
Ponte o tunnel basta che si faccia.
Cosa?
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Non potevo certo restare senza far niente.
Sono entrata alla Marian Hall, casa per anziani in Pennsylvania, nel dicembre del 1983.
Esattamente due anni fa.
Ed ho subito pensato a come rendermi utile.
I miei quasi settant’anni non erano certo un impedimento o un freno.
Anzi.
E così, tramite le mie conoscenze, mi ero procurata un personal computer, un Apple IIe.
Era uscito nel gennaio dello stesso anno, terzo modello della serie Apple II.
La “e” stava per enhanced (migliorato).
Includeva alcune funzionalità che gli utenti di Apple II avevano avuto solo come opzioni a pagamento.
Un numero impressionante di slot di espansione, una visualizzazione di 80 colonne di testo, 64 KB di RAM (espandibile fino a 128 KB) e, per la prima volta, le lettere minuscole.
Che ci faccio su un carro insieme ad altri condannati mentre attraverso Milano tra due ali di folla urlante?
Una lunga storia che viene da lontano.
Tra poco tutto sarà finito, ma prima devo raccogliere le forze necessarie per raccontarvi l’assurdità della mia condanna.
Ricordo che quel 21 giugno 1630 era venerdì.
E come ogni mattina ero uscito per fare uno dei soliti giri d’ispezione.
Come Commissario della Sanità del Ducato di Milano era mio compito controllare e prendere appunti sui tanti edifici rimasti ormai vuoti a causa della peste.
Barba lunga e vestito in modo trasandato camminavo lungo la strada della Vetra de’ Cittadini nel rione di Porta Ticinese.
Dato che pioveva procedevo rasente ai muri.
Dopo aver passato sotto un “corritore” (quei piccoli cavalcavia che uniscono due palazzi) indugiai un attimo.
Settembre 1940.
Le truppe italiane, al comando del generale Graziani, decidono di attaccare gli inglesi in Egitto.
Obiettivo Sidi el Barrani.
Ma come si era arrivati a questo punto?
Perché Mussolini prese questa decisione e come andò a finire la conquista di Sidi el Barrani?
Mettetevi comodi, perché quella che vi sto per raccontare è una storia incredibile, che non troverete sui libri di storia.
Tutto ebbe inizio quando Mussolini, con la Gran Bretagna sottoposta all'offensiva aerea tedesca, pensò che la fine della guerra fosse imminente.
Chiamò Graziani in Libia e lo invitò ad avanzare in Egitto contro gli inglesi.
Con quali obiettivi?
Qualsiasi cosa, basta dimostrare di aver combattuto gli inglesi prima che vengano aperte le trattative di pace.
Combattere gli inglesi da qualche parte.
Facciamo a Sidi el Barrani.
Vabbè, un po’ di ragione l’avevano.
Quelli che mi dicevano che forse era meglio per tutti se non avessi guidato quel mostro.
Dovevate vedermi alla guida.
Con i miei cappelli di Parigi, abiti blu con sfumature di vetro colorato e scarpe Buster Brown.
Un vero figurino.
L’unica cosa che ignoravo era quale pedale schiacciare.
E io per sicurezza li schiacciavo tutti.
Quando volevo fare una cosa nessuno riusciva a dissuadermi.
Nemmeno quando decisi di attraversare l’oceano per andare in Europa.
Lo stesso anno dell’affondamento del Titanic.
Ma io ero decisa a lavorare con lui, il professor Leonor Michaelis, noto biochimico tedesco.
Margaret Rossiter lo descriverà solo nel 1993.
Io, come tante altre donne, lo avevamo già provato sulla nostra pelle l’effetto da lei descritto.
L’effetto Matilda, intendo.
La fate facile voi.
Nel giudicare le donne, intendo.
Io, nata nel 1900, ho visto e vissuto gli anni dopo la guerra.
Il Trattato di Versailles non fu una trattativa tra vincitori e vinti, ma una vera punizione per noi tedeschi.
Con quegli assurdi risarcimenti.
L’inflazione schizzò alle stelle.
E per il marco fu un attimo diventare carta straccia. Per comprare anche solo un tozzo di pane si andava con un cesto di marchi.
Lavoratori pagati con sacchi di soldi che perdevano valore da un giorno all’altro.
Fummo costretti al baratto.
Poi quando piano piano si stava invertendo la tendenza arrivò il crollo della borsa di New York del 1929.
E fu di nuovo la stessa miseria e disoccupazione del 1919.
Con sei milioni di disoccupati che dovevamo fare?
Disoccupata che dovevo fare?
Perché questa domanda stupida Johannes?
Mi chiedi se un secolo fa, quando venni al mondo, le donne erano più propense a materie di accudimento?
Guarda che le donne hanno, fin dall’antichità, contribuito in modo significativo allo sviluppo scientifico.
Certo, abbiamo dovuto superare ostacoli e barriere importanti e molte donne non hanno visto riconosciuto il proprio lavoro.
Per esempio, quando pubblicavano il loro lavoro su riviste scientifiche, incredibilmente il loro nome spariva e al posto compariva quello di un maschietto.
È successo anche a me.
Quando feci quella scoperta.
Ricordo che più ne parlavo più loro mi prendevano in giro.
Molti anni prima, nel 1858, Antonio Snider-Pellegrini lo aveva ipotizzato trovando fossili di piante praticamente identici sia in Europa che negli Stati Uniti.