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Jul 16, 2021 25 tweets 9 min read Read on X
#MdT (Macchina del Tempo) 1987 - Sull’Europeo Giulio Andreotti ha scritto che "il naufragio del pentapartito gli ricorda il matrimonio andato in frantumi di due suoi amici dopo un aspro litigio perché le ampolline dell’olio e dell’aceto erano rimaste senza tappo".
E’ chiaro che l’ultimo litigio tra Craxi e De Mita non è la vera causa del divorzio, ma la famosa ultima goccia in un vaso riempito ogni giorno da incomprensioni, malumori e un’accentuata incompatibilità caratteriale.
E così Craxi, sconfessando il "patto della staffetta” tanto evocato da De Mita ha rassegnato le dimissioni.

E’ il 3 marzo 1987, dopo tre anni e mezzo di governo.
#MdT 9 marzo 1987 - Cossiga ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo a Giulio Andreotti.

Andreotti accetta, sottolineando comunque “il valore non rituale della propria accettazione”.
#MdT 25 marzo 1987 - Andreotti ha fallito.
Restituisce il mandato per le “permanenti posizioni differenti” sui referendum emerse nella maggioranza pentapartito.
I referendum sono stati presentati dal Partito Radicale, dal PLI e dal PSI.
Riguardano la responsabilità civile dei magistrati, l'abrogazione della Commissione inquirente e tre sul nucleare.
La DC e il PCI sono inizialmente ostili ai quesiti. Inizialmente.
#MdT 27 marzo 1987 - Cossiga affida al Presidente della Camera dei deputati, Leonilde Iotti, un mandato esplorativo “per acquisire ulteriori elementi di conoscenza e di valutazione della crisi”.
#MdT 31 Marzo 1987 - Nilde Iotti torna da Cossiga.
A conclusione dei propri sondaggi, la Jotti comunica al Presidente della Repubblica l’esistenza di «tenui possibilità di formare un governo che porti a termine la legislatura».
#MdT 1 Aprile 1987 - Cossiga respinge le dimissioni di Craxi.
Che vada alle Camere per “parlamentarizzare” la crisi.
“La sola via percorribile, congrua e conforme ai principi del nostro regime rappresentativo e parlamentare”.
#MdT 8 aprile 1987 – Craxi si è presentato al Senato. Prima del dibattito parlamentare ha trovato però una bella sorpresa.
Una lettera in cui i ministri democristiani del suo governo rassegnano le dimissioni.
Che fare?
Cossiga vorrebbe un voto di fiducia.
Ma parlamentarizzare la crisi lo pone di fronte a un problema costituzionale.
Buona parte dei suoi ministri sono dimissionari.
Ma sì, facciamo una via di mezzo.
Affrontiamo il dibattito parlamentare e subito dopo rassegniamo le dimissioni senza aspettare il voto di fiducia.
E così fece.
Dopo le dimissioni di Craxi, Cossiga affida l’incarico di formare il nuovo Governo al presidente del Senato, Amintore Fanfani.
Come esponente della DC e non come Presidente del Senato.
Fanfani rifiuta.
Non ci sono le condizioni.
Sono pur sempre il Presidente del Senato e devo essere super partes, quindi poco adatto a entrare in un confronto politico-parlamentare nella costituzione di un nuovo Governo.
#MdT 9 Aprile 1987 - Cossiga assegna l’incarico a Scalfaro.
“Ma sì, proviamo anche Scalfaro” pensa Cossiga.
Chi meglio di un Ministro dell’Interno fuori dalle correnti DC può formare un Governo?
#MdT 14 Aprile 1987 - Scalfaro torna da Cossiga per comunicare l’esito negativo del suo tentativo.
#MdT 15 aprile 1987 - Cossiga incarica Fanfani.
Questa volta come Presidente del Senato.
E come tale lo invita a formare un nuovo governo istituzionale.
“Vabbè, se è come Presidente del Senato ci provo”.
#MdT 17 aprile 1987 - Dopo innumerevoli sforzi per cucire strappi interni, Fanfani e i ministri si sono presentati al Quirinale per giurare davanti al Presidente della Repubblica.

Fanfani, come richiesto da Cossiga, non ha formato un governo monocolore.
Ha presentato un governo “monocolore scolorito” con tre componenti essenziali.
Quella istituzionale (lui come Presidente del Senato e non rappresentante DC), quella tecnica formata da nove esperti (che sostituivano i componenti laici del governo Craxi).
E la componente “monocolore” rappresentata dai ministri riconfermati del partito di maggioranza del governo uscente.
Nel frattempo Craxi se n’è andato dall’Italia.
E’ volato in Tunisia, ad Hammamet.
Non vuole essere disturbato.
Ha mandato Amato per il passaggio di consegne.
A questo punto qualcuno di voi avrà esclamato “Finalmente un governo!”.
Dimenticando che avere un governo stabile, fare le riforme necessarie al Paese e risolvere i problemi, in quei giorni era l’ultimo dei loro pensieri.
E queste furono solo le consultazioni ufficiali.
Vi garantisco che persino per gli addetti ai lavori fu difficile seguire il vortice di tutte quelle consultazioni. Perché oltre a quelle ufficiali ci furono anche quelle ufficiose, limitate, esplorative, segrete e illimitate.
E poi quelle per mandato presidenziale, per iniziative personali, per incarico del partito.
Fanfani si consultava con Spadolini che consultava Natta che mentre consultava Pannella si consultava con Nicolazzi che si era appena consultato prima con Andreotti e Forlani.
Però alla fine si erano messi d’accordo su un nome.
E così il 28 aprile 1987 Fanfani si presentò alla Camera per la fiducia.
Sapendo di non avere i numeri (ne aveva 245 su 316 richiesti).
Con la precisa volontà, di andare a elezioni anticipate.
Con l’accordo tra il Partito Radicale e il PSI sui referendum (DC e PCI, inizialmente ostili).
E un disegno di legge, approvato giorni prima, che consentiva eccezionalmente lo svolgimento dei referendum nello stesso anno delle elezioni.
Semplice. Veloce.
I numeri non ci sono, andiamo lì, il Governo non ottiene la fiducia e andiamo tutti a casa felici e contenti.
Si vota a giugno e sicuramente sarà un democristiano il nuovo Presidente del Consiglio.
Tutto facile.
Ma sarà veramente tutto facile?
Alla prossima

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Jul 22
Se ho mai sentito la frase:"E' roba da uomini?"
Hai voglia.
Sono cose che dicono da sempre a noi donne.
Sei donna?
Mica puoi fare questo!
Mica puoi fare quello!
Non puoi certo avere il coraggio di guidare un'auto da corsa e battere i maschi!
Ricordo che era il 1962.
Ero una dei piloti di rally di maggior successo. Svedese.
Probabilmente non sarei mai andata a quella corsa in Argentina, una delle più dure al mondo.
Poi cosa mi vengono a dire?
Che non sarei mai stata capace di finire quella corsa. Figuriamoci vincere.
Ora.
So benissimo come siamo considerate noi donne quando si tratta di motori.
So anche che se chiedi ad una bambina cosa vuole fare da grande difficilmente risponderà “pilota di auto”.
Lo so.
Quello che voi forse non sapete, è questo.
Non bisogna mai sfidare una donna.
Mai.
Read 17 tweets
Jul 19
“Pilotino” mi chiamavano.
Rispetto ad oggi altro che pilotino.
Provate a farli correre con la Maserati dei miei tempi. Con quel volante che mi stampava una mezza smorfia ogni volta che lo dovevo girare, con il cambio in mezzo alle gambe e con l’acceleratore e freno invertiti.
Come sono arrivata, una contessa che abitava nel Palazzo Bianco di Merigliano e con un papà ingegnere che aveva elettrificato l’irrigazione in Campania, su un circuito?
Sinceramente non lo so.
Io amavo i cavalli.
Erano i miei fratelli che amavano correre.
Sono nata a Napoli l’11 novembre 1926.
E proprio grazie alla passione di due dei miei quattro fratelli, vinsi proprio in provincia di Salerno la mia prima gara.
Era il 1948 e su una Fiat Topolino 500 vinsi la 10 Km di Cava de' Tirreni.
E tutto per una loro scommessa Image
Read 16 tweets
Jul 17
Cosa abbiamo i comune noi quattro?
Quelli della foto intendo.
Due cose.
La prima.
Siamo quattro pionieri della cardiologia interventistica.
Nella foto siamo all’Università di Zurigo nell’agosto del 1980.
Ricordo che era un meeting sull’angioplastica. Image
Mason Sones (a destra) fu quello che eseguì la prima arteriografia coronarica il 30 ottobre del 1958. Possiamo dire in un modo del tutto casuale.
Quando accidentalmente il mezzo di contrasto finì all’interno della coronarica di destra. Image
Malgrado ciò il cuore non andò in fibrillazione.
Da quell’esperienza Sones comprese che piccole quantità di mezzo di contrasto non erano mortali per i pazienti.
Ciò avrebbe permesso di studiare meglio l’albero vascolare cardiaco.
Image
Image
Read 16 tweets
Jul 12
Perché non ho mai vinto le Olimpiadi?
Bella domanda.
So solo che ad ogni partecipazione era sempre la solita storia: “non corrisponde agli schemi tradizionali”.
Mi chiedo, ma quale progresso puoi ottenere seguendo solo schemi tradizionali, facendo sempre le stesse cose?
Se parliamo di sport.
Dick Fosbury ha seguito uno schema tradizionale?
Ulrich Salchow, svedese, primo campione Olimpico nel 1908, ha seguito uno schema tradizionale facendo il primo salto Salchow nel 1909?
Ma per piacere.
Chi sono?
Sono Surya Bonaly.
E questa è la mia storia.
Image
Image
Sono nata sull’isola della Riunione, un'isola dell'oceano Indiano occidentale
A 18 mesi sono stata adottata da una coppia di Nizza. Fu mia madre ad insegnarmi a pattinare.
Ma praticai anche ginnastica artistica a livello agonistico.
Fu quello che mi aiutò ad entrare nella storia
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Read 15 tweets
Jul 10
Sto morendo dissanguata.
Sento il sangue scorrere accanto a me mentre ripenso a quello che è stata la mia vita nei palazzi dorati.
Mai immaginato di poter finire in questo posto.
Ma dopo essere passata per il campo di smistamento a Bolzano mi avevano portata qui, vicino a Weimar
Ricordo l’entrata, e quel cancello con la scritta “Jedem das Seine”, “A ciascuno il suo”.
Non sapevo cosa volesse dire, ma non mi ci volle molto per capirlo.
Significava essere arrivati all’inferno: l’inferno del campo di concentramento di Buchenwald. Image
Era il 18 ottobre del 1943.

Il mio nome è Mafalda Maria Elisabetta Anna Romana, principessa d’Italia, Etiopia e d’Albania, figlia di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro. Sposata col principe tedesco Filippo Langravio d'Assia-Kassel.
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Read 18 tweets
Jul 8
Inverno 1944 – Mi chiamo Sara e ho tredici anni.
Tre anni fa vivevo in Lituania con tutta la mia famiglia, poi erano arrivati i tedeschi.
Mio padre e mio fratello erano stati rinchiusi nella "Fortezza numero sette".
So che sono stati uccisi, con altre centinaia di ebrei.
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Loro portate altrove, non so dove.
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Per ben tre anni.
“Avevo perso totalmente la nozione del tempo, non sapevo più che giorno fosse, notavo soltanto il cambiamento delle stagioni”
Era un giorno d’inverno quando i tedeschi radunarono noi bambini per caricarci su dei carri bestiame.
Fu un viaggio lungo.
Quando il treno arrivò faceva freddo.
Fa sempre molto freddo d’inverno ad Auschwitz.
Mi chiamo Sara e come detto ho tredici anni.
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