Io a Genova c'ero in quei giorni. Il G8 non l'ho letto sui libri, non l'ho visto in TV. Ero lì, con i miei vestiti tie-dye equo solidali, il tizio per cui avevo preso una cuffia tremenda avvolto nella bandiera anarchica, i cartelli, gli slogan, i fischietti, i megafoni.
I cortei che si allargavano scuola dopo scuola, università dopo università. Gli striscioni appesi, il suono ipnotico degli jambè, mentre si strisciava lungo le strade modificate dalle barriere, zone gialle e zone rosse. In qualche quartiere i resti dei bidoni rovesciati, bruciati
Non c'era violenza, all'inizio. C'era la voglia di farsi sentire, di fare rumore. Erano cortei colorati, eravamo partiti carichissimi, col nostro bagaglio di ideali, eravamo incazzati e orgogliosi e giovani e incoscienti, ehi, lottavamo contro il sistema, era la nostra occasione
Poi è degenerata. Avete presente il percorso obbligato degli animali destinati al macello? Ecco, ad un certo punto ci si è sentiti così. Non si poteva scappare, le strade erano bloccate o dalle barriere o dai posti di blocco. Hanno cominciato ad arrivare le telefonate allarmate.
"Non andate di là, ci stanno caricando!". I cortei hanno cominciato a sfaldarsi, a disperdersi. Qualcuno ha cercato riparo nei portoni, qualcuno ha deciso di rispondere. Hanno cominciato a volare sampietrini e lo sa il cielo cosa, si lanciava di tutto, si gridava. Poi un inferno.
La guerriglia e tutto quello che è successo, facile pensare "perché non avete preso le distanze? Ma perché non avete isolato le "teste calde"?" Ma chi? Cosa? Si correva, si cercava di chiamare e riunire gli amici, ci si assicurava di stare bene e si cercava di scappare. Tutto lì.
È stato doloroso, nei giorni successivi, camminare per le strade devastate, le vetrine delle banche venate dalle sassate, le scritte acab su tutti i muri, sentirsi additati come facinorosi, una bella pietra su tutto, solo dei giovani esaltati ridotti al silenzio. Tutto a posto.
La vera sconfitta, in tutto quello che è successo, è stata aver ridotto al silenzio tutte le voci che si opponevano al capitalismo e alle multinazionali, tutti i movimenti in ballo, su tutti una bella lettera scarlatta di teppisti, avevamo perso la voce, la credibilità, le forze.
Mia madre mi ha ostacolato ogni giorno da quella volta, chi abbia mai provato a impegnarsi nelle associazioni solidali sa già quanto sia difficile essere considerati e presi sul serio e quella è stata la goccia: ero diventata la pazza, l'illusa, la mezza criminale, la manipolata.
Noi no global, galvanizzatissimi in quegli anni, subito dopo l'uscita di No Logo di Naomi Klein, etichettati come violenti, un movimento calpestato, represso, che ha subito una battuta d'arresto enorme, come un bicchiere su di una candela accesa. Poi non è stato più lo stesso.
Questi sono gli episodi che definiscono una generazione, non delle tappe arbitrarie ogni 15 anni c.: chi aveva tra i 15 e i 25 anni quel giorno l'ha vissuto in un modo diverso, c'ha creduto in modo diverso, è stato segnato poi negli anni a venire in un modo difficile da spiegare.
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Veramente tra chi starnazza che non si vuole vaccinare perché ne sa più dei medici e chi che il green pass è anticostituzionale non so più davvero dove vogliate andare a parare perché allora o sapete fare pure le magie oppure come cazzo dovremmo continuare ad andare avanti così?
Senza vaccini e con varianti sempre più contagiose finiamo come l'anno scorso, direi che è uno scenario già visto, non serve manco tanta immaginazione, quindi? Che suggerite?
Cioè se voi avete la possibilità di vivere in una bolla e vi sentite al sicuro così buon per voi ma io lavoro a contatto col pubblico e sinceramente sono stanca di un anno e mezzo di roulette russa.
Boh, ragà, fate come volete ma non è che ci siano tutte 'ste alternative per uscirne, poi vedete voi.
Se parliamo di salute pubblica non stiamo parlando di un argomento su cui si possa soprassedere ma di un argomento in cui la decisione di un singolo moltiplicata per tutti i singoli determina il destino di una collettività. Non di Super Santos vs Super Tele. Inutile il vittimismo
Quello che si decide quest'anno, in questi giorni, deciderà della nostra vita nei prossimi mesi. Quindi sì ok bello parlare pourparler ma ogni opinione è un sasso su di una bilancia e spostare il peso da una parte e dall'altra avrà conseguenze dirette nel nostro futuro prossimo.