In un paese dove ci sono voluti 21 anni solo per chiudere le indagini sulla morte violenta dell'allievo parà Emanuele Scieri, 40 per quelle sui mandanti della #stragediBologna e dove solo la caparbietà ostinata di Patrizia Moretti e Ilaria Cucchi
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che non si sono rassegnate alla morte di un figlio e un fratello mentre erano sotto la tutela dello stato che invece di proteggerli li ha ammazzati, tocca pure assistere ai pipponi garantisti/moralizzatori di persone affamate di notorietà
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che pensano di conquistare a botte di like nel social.
L'Italia non è solo quella di Enzo Tortora: è soprattutto quella delle decine di casi mai risolti, quella dei colpevoli mai puniti, delle stragi senza condanne
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perché i colpevoli, ricchi, potenti e con le protezioni giuste hanno approfittato dell'esperienza di avvocati pagati a peso d'oro e di uno stato sempre forte coi deboli e indulgente col potere;
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è quella delle sentenze ribaltate in Cassazione che hanno proclamato l'innocenza di chi era già stato condannato sulla prova di evidenze che, stranamente, poi non sono state più così evidenti.
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E' quella di un condannato amico della mafia spacciato ormai per un saggio padre della patria perché nessuno vuole inimicarselo e tutti ci tengono a far parte della sua corte casomai cadesse ancora qualche briciola dalla sua tavola.
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La sfiducia verso le istituzioni e lo stato in materia di giustizia non è sempre una faccenda giustizialista come pensano i chiacchieroni sempre pronti a difendere l'indifendibile per sentirsi migliori,
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è qualcosa che è potuta maturare solo in un paese dove i casi di giustizia negata hanno raggiunto e oltrepassato da tempo la soglia di non tollerabilità.
Ma di questo i garantisti d'accatto non parlano mai: non è un argomento da like facile. #2agosto #stragediBologna
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Certe polemiche hanno un discreto successo perché le balle che cerca di inculcare il potere nell'opinione pubblica attraverso il braccio armato dei media complici fanno parte di un sentire comune diffuso:
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l'operazione di lobotomia infatti va avanti da decenni, a molta gente questo trattamento piace assai e non dice mai basta.
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Altrimenti tutti sarebbero d'accordo sul fatto che il problema più grave in Italia e nel mondo sono proprio le disuguaglianze economiche e sociali, origine di tutti i mali e di quei famosi conflitti sociali che hanno prodotto la cosiddetta guerra tra poveri:
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Il Fatto Quotidiano si può criticare quanto si vuole ma è l'unico giornale che non ha manganellato Conte un giorno sì e l'altro pure, ed è l'unico che esercita un spirito critico col governo Draghi davanti al quale il 99% di stampa e informazione si è invece inchinato.
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Ecco perché i peggiori detrattori sono i giornalisti delle altre testate che si trascinano dietro il ciarpame social.
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Potrete e potete raccontarvela come e quanto vi pare, ma se il direttore di un giornale diventa ogni giorno il bersaglio dello squadrismo social
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Il governo rottama il sistema giudiziario senza ascoltare il parere della magistratura né del procuratore nazionale antimafia che forse di giustizia ne sanno più di Giorgetti, Gelmini e Bonetti e anche di Draghi.
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Un po' come se il governo non ascoltasse il Cts per i provvedimenti in tema di emergenza sanitaria.
[dal Fatto Quotidiano] #24luglio
Elisa Pazè è sostituto procuratore al Tribunale di Torino.
La fissa dei presidenti della repubblica dei governi di grande coalizione è tutto ciò che rende questo paese quello che è.
Lo dico? Lo dico: uno stato canaglia.
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L'Italia non è un paese come la Germania dove ai partiti di destra estremista non si fa toccare palla, non è nemmeno la Francia dove nei momenti topici la Le Pen viene ricacciata il più lontano possibile dalle leve di comando come si faceva col padre.
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Qui le destre estremiste, manifestamente razziste, fasciste, omofobe vengono descritte dai media come "centrodestra moderato"; sono quasi 30 anni che per giustificare la presenza nel palazzo di un colluso con la mafia,
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#salvini ha sempre spacciato per legittima difesa qualsiasi tipo di omicidio commesso con la scusa della difesa personale.
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Nel 2019 Marcellino Iachi Bonvin, detto Franco, tabaccaio, uccise un uomo disarmato che tentava di introdursi nel bar attiguo alla sua tabaccheria sparandogli sette colpi di pistola dal balcone, ovvero da una posizione che non presupponeva un imminente pericolo. 2/3
Il tabaccaio colpì alle spalle, l'autopsia rivelò che il foro del proiettile mortale sul petto non era quello di ingresso ma di uscita. Sette colpi di pistola alle spalle sparati da un balcone non sono legittima difesa: sono una precisa volontà di uccidere. 3/4
Il problema non è il colpo partito in modo accidentale, semmai fosse vera questa versione, è che qualcuno, qualcuno con un ruolo politico e dunque di responsabilità personale e pubblica in presenza di una lite tiri fuori una pistola.
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Se il colpo "accidentale" avesse colpito una persona qualsiasi come in una "stesa" di camorra, dove per ammazzarne uno sparano a casaccio,
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si capirebbe meglio che le armi più che per difendersi, difendere sono fatte per offendere e che chi ha una pistola prima o poi la usa in modo improprio e irresponsabile.
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