Da certe affermazioni si capisce la distanza coi comuni mortali di chi non conosce il lavoro in tutte le sue sfaccettature.
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Quando mio figlio faceva il sorvegliante al centro commerciale lavorava anche a natale e santo stefano, quando, con sommo dispiacere dei liberisti de noantri, quelli che il lavoro non si deve fermare nemmeno con la pandemia, i negozi erano chiusi.
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In base ai turni dovevamo andare a portargli il pranzo o la cena "della festa" perché nella struttura non c'era nemmeno il bar aperto.
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Leggere certe cose fa veramente incazzare, perché più che il sintomo di una mancanza di conoscenza quello che spicca è la mancanza di rispetto di chi, da posizioni privilegiate, si permette di giudicare e pontificare. #3agosto
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crosetto l'ho commentato molte volte, lo faccio da anni perché mi sembra incredibile che molta gente apparentemente seria gli dia credito condividendo i suoi tweet solo perché come l'orologio rotto ogni tanto pare che funzioni. Ma solo ieri si è accorto di me.
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Ieri sono stata oggetto di un attacco violentissimo da parte di Crosetto che ha chiamato a raccolta tutti i suoi manipoli: non solo fascisti come sarebbe normale ma anche molti renziani e fan di calenda.
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L'ovra del twitter si muove così, appena un tweet scomodo ad una parte politica ottiene un po' di visibilità parte il branco e se una persona non ha la capacità di reagire, soccombe.
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Il problema è proprio questo, perché i politici fanno il loro da sempre, e, certo, i social facilitano l'operazione di discredito, ma quando sono i giornalisti ad aggredire altri giornalisti, specialmente uno, qui dentro? 1/2
Il fatto che Travaglio non abbia mai risposto a nessun insulto, provocazione via social semplicemente perché non sta tutto il giorno qui dentro a spettegolare, a mettersi d'accordo con altri sul che fare, a darsi di gomito e ridacchiare con gli amichetti,
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ad augurare il fallimento di altri giornali e a mandare a quel paese le giornaliste, anzi non ci sta mai non ha mai suscitato la benché minima riflessione.
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Il 23 giugno 1980, un mese e mezzo prima della #stragediBologna fu ucciso a Roma il giudice Mario Amato, all'epoca sostituto procuratore e titolare di tutte le inchieste sul terrorismo nero nel Lazio.
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Amato stava indagando anche sull'omicidio di Valerio Verbano, lo studente attivista di Autonomia Operaia che aveva raccolto un dossier sui fascisti del quartiere in cui abitava,
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Valerio fu ammazzato a casa sua il 22 febbraio 1980, quattro mesi prima del giudice da due fascisti che erano entrati dicendo alla madre di essere suoi amici.
Gli assassini di Valerio non sono mai stati trovati.
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In un paese dove ci sono voluti 21 anni solo per chiudere le indagini sulla morte violenta dell'allievo parà Emanuele Scieri, 40 per quelle sui mandanti della #stragediBologna e dove solo la caparbietà ostinata di Patrizia Moretti e Ilaria Cucchi
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che non si sono rassegnate alla morte di un figlio e un fratello mentre erano sotto la tutela dello stato che invece di proteggerli li ha ammazzati, tocca pure assistere ai pipponi garantisti/moralizzatori di persone affamate di notorietà
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che pensano di conquistare a botte di like nel social.
L'Italia non è solo quella di Enzo Tortora: è soprattutto quella delle decine di casi mai risolti, quella dei colpevoli mai puniti, delle stragi senza condanne
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Certe polemiche hanno un discreto successo perché le balle che cerca di inculcare il potere nell'opinione pubblica attraverso il braccio armato dei media complici fanno parte di un sentire comune diffuso:
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l'operazione di lobotomia infatti va avanti da decenni, a molta gente questo trattamento piace assai e non dice mai basta.
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Altrimenti tutti sarebbero d'accordo sul fatto che il problema più grave in Italia e nel mondo sono proprio le disuguaglianze economiche e sociali, origine di tutti i mali e di quei famosi conflitti sociali che hanno prodotto la cosiddetta guerra tra poveri:
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Il Fatto Quotidiano si può criticare quanto si vuole ma è l'unico giornale che non ha manganellato Conte un giorno sì e l'altro pure, ed è l'unico che esercita un spirito critico col governo Draghi davanti al quale il 99% di stampa e informazione si è invece inchinato.
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Ecco perché i peggiori detrattori sono i giornalisti delle altre testate che si trascinano dietro il ciarpame social.
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Potrete e potete raccontarvela come e quanto vi pare, ma se il direttore di un giornale diventa ogni giorno il bersaglio dello squadrismo social
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