Perché lo #smartworking e il #turismo dovrebbero viaggiare insieme. (thread)

In questo anno e mezzo di pandemia si è discusso molto di smart-working, troppo spesso male. Partiamo dal presupposto che quello di cui si è parlato in Italia, almeno,
non è mai stato un ricorso allo #smartworking, bensì al #telelavoro o al lavoro da #remoto, ovvero lo svolgimento della stessa attività lavorativa, nella stessa fascia oraria, soltanto in una sede diversa da quella classica (l'azienda) che 9 volte su 10
è corrisposta alla propria abitazione. Si è detto che questa attività fosse sinonimo di alienazione, mal di schiena, depressione, problematiche sulla salute psicofisica di ogni genere. Nel frattempo, milioni di lavoratori però hanno scoperto di essere più produttivi e più
felici. Si è abbattuto il pendolarismo, si sono abbattute le emissioni di CO2 nell'aria, i pranzi non sempre salutari o economici e molti lavoratori hanno scoperto la bellezza di poter usare per vivere con sé stessi e con la propria famiglia il tempo speso di solito nel traffico
o sui mezzi pubblici. Molti lavoratori hanno investito in arredamento stile ufficio nelle proprie case, il mercato immobiliare ha virato verso case più grandi e con una stanza dedicata al lavoro. Certamente ci sono state moltissime difficoltà soprattutto nelle famiglie con i
figli in DaD, per abitazioni talmente piccole da non avere neanche un minimo spazio da poter destinare ad un ambiente confortevole per lavorare, per convivenze forzate con tutta la famiglia che non sempre è sinonimo di benessere. Ma questa, non va mai dimenticato che è stata una
misura emergenziale in una situazione altamente emergenziale. Dall'altra parte invece, c'è stato un fenomeno fortissimo, che ha trovato espressione in movimenti quali quello del @SouthWorking,
dove molti emigrati professionali sono tornati a casa o qualcuno ha semplicemente scelto dei posti belli in cui vivere e dove poter anche lavorare. Il dramma dei luoghi a trazione esclusivamente turistica è quello dello spopolamento invernale, del turismo massivo concentrato
in poche settimane, contro il deserto durante il resto dell'anno. Insieme ai turisti, in quelle stesse settimane di agosto, ci sono spesso gli emigrati a tornare a casa. Si è visto anche un nuovo tipo di consumo.
I baretti per lavoratori situati nelle zone industriali, nati esclusivamente per il fabbisogno dei lavoratori, sono stati sostituiti dai negozietti di prossimità, chi ha lavorato da casa non ha smesso di consumare, l'ha soltanto fatto altrove, questo significa che dove qualcuno
ci ha perso, qualcun altro ci ha guadagnato. Una piccola parte di economia, in un crollo così drastico ha comunque continuato a girare, i sussidi non sono stati erogati a chi ha continuato a percepire il normale stipendio, molti servizi non si sono fermati, grazie a chi
ha continuato a lavorare. È il momento di cambiare, il momento di riqualificare certi luoghi per farli passare da luoghi desiderabili per trascorrere qualche settimana di vacanza a luoghi desiderabili per vivere.
Ritengo giusto sottolineare che non tutte le attività possono essere svolte da remoto, non ritengo giusto contrapporre però questi due mondi e metterli in conflitto tra loro anziché farli collaborare. Facciamo un esempio pratico;
se il vero #smartworking che significa lavoro intelligente, agile, flessibile, ovvero organizzato secondo la disponibilità del dipendente e volto al raggiungimento degli obbiettivi fosse perseguito sul serio, i lavoratori smart, potrebbero scegliere di vivere in luoghi che
hanno dovuto abbandonare in passato, investire, consumare, popolare, tutto l'anno. Se l'albergatore non può lavorare OVVIAMENTE in #smartworking, può lavorare PER lo #smartworking. Può mettere a disposizione nella sua struttura un piccolo #coworking, una sala attrezzata a ufficio
una sala riunioni su prenotazione. In questo modo, il lavoratore può scegliere di visitare luoghi diversi tutto l'anno potendo lavorare secondo i propri obiettivi e vivere in un posto desiderato o apprezzato il proprio tempo libero. L'idraulico non può lavorare in #smartworking,
lo sappiamo tutti. Se però l'idraulico di un piccolo paese vedesse questo piccolo paese ri-popolarsi di persone che si sono trasferite per lavorare in #smartworking avrebbe un maggior bacino di utenza, così come i meccanici, gli elettricisti, i benzinai, i negozianti e qualunque
altra categoria ci possa venire in mente. Il decentramento è la parola chiave dello #smartworking; finora i piccoli paesi sono stati svuotati da milioni di cittadini che hanno dovuto scegliere, volentieri o no, di affollare le grandi città. Siamo pronti a questo cambiamento?
Probabilmente no. No almeno finché non creiamo sinergia tra i due mondi, no almeno finché non potenziamo la rete internet, no finché continuiamo a parlare degli impiegati come privilegiati col culo al caldo. Mi permetto una conclusione volgare, ma efficace.
Il culo al caldo è dato dal lavoro, che è pur sempre lavoro anche se non è fisico: ma quel culo caldo, se gli venisse permesso potrebbe, grazie alla sua condizione di flessibilità soprattutto di luogo, scaldare anche gli altri culi. Sicuri sicuri che litigare e criticarsi sia
meglio di collaborare? A voi la riflessione.

Scusate la lunghezza del thread.

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31 Jul
Gentile senatore @matteorenzi, chi le scrive è una giovane donna di 34 anni che lavora come analista di dati, nell'ambito dell'intelligenza artificiale. Per arrivare qui, dopo la laurea ho conseguito un master di II livello. 👇
Alle mie prime esperienze lavorative avevo 15 anni. Non ho mai goduto di un ferragosto, di una pasquetta, di una festa da adolescente, né da universitaria; affinché potessi fare la vita della fuorisede servivano gli sforzi economici congiunti miei e dei miei genitori, allora 👇
entrambi "lavoratori di schiena". Per arrivare qui ho dovuto allontanarmi da casa mia di 500km, ancora vivo in affitto perché il posto in cui non vivo non mi piace, ergo non è un posto in cui voglio investire o farci 👇
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