«Gesù era indubbiamente ebreo, un ebreo apocalittico e messianico con tendenze fortemente universalistiche ed egualitarie, che voleva la purificazione del tempio e l'annuncio dell'anno di misericordia del Signore (traduzione: liberazione degli schiavi per debiti e rivoluzione
nella gestione mafiosa e privatistica del tempio, grande collettore di ricchezze), ed appunto per questo si
trovò facilmente un accordo fra l'occupante militare romano (Ponzio Pilato) e il capomafia ebraico locale (Caifa) per farlo fuori crocifiggendolo con la falsa accusa
di essere un terrorista, cioè un capo militare zelota. In proposito, bisogna ripetere, ripetere e non stancarsi a ripetere con i belanti pecoroni sostenitori di un Gesù buonista alla Veltroni o con i sessuomani monomaniaci sostenitori di un Gesù che corre continuamente dietro
alla Maddalena, che Gesù fu crocifisso come terrorista. Capito bene, ipocriti? Fu fatto fuori come terrorista. È bene ripeterlo oggi, in particolare in inglese, perché oggi la lotta al terrorismo è un fattore cruciale di coesione sociale negativa agli inizi dell'attuale
fase capitalistica. E questo non è un caso, perché l'ossessione antiterroristica è una componente ideologica strutturale per la cancellazione di uno spazio politico reale ed ancor più per la regolazione dei conflitti sociali, classisti o meno»

-Costanzo Preve

(NoVax=Terrorista)

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15 Nov
Eccellente, compagno Romani, soprattutto l'eco di un italiano meraviglioso vergato fino a giorni nient'affatto remoti.

Rigettiamo però -con forza- il tema del mito, parte di una tradizione irrazionalista che riteniamo rigettata dagli italiani che hanno costituito la Repubblica.
Senza nulla togliere alle necessità pratiche di comunicare i principi della democrazia e del patriottismo costituzionale, con tutta l'arte necessaria per raggiungere i cuori delle persone per mezzo anche di archetipi ed emozioni, crediamo nell'intelligenza dei nostri connazionali
e nel loro sopito eroismo, scientemente narcotizzato.

Crediamo che non esista alcuna separazione tra cuore e ragione, ma che siano semplicemente le due forme che lo spirito dell'uomo, l'anima, possa significare il mondo della vita, apprendere il proprio tempo col pensiero e,
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14 Nov
«Per quanto rigido sia l’apparato disciplinare, per quanto automatizzata sia la tecnologia e per quanto repressive appaiano le condizioni di lavoro, il processo lavorativo dà sempre luogo a un insieme complesso di relazioni umane. Una delle conquiste più insigni di Marx fu
proprio quella di riconoscere che è il lavoratore,cioè la persona che effettua concretamente il lavoro,che detiene il vero potere nel processo lavorativo, anche se può sembrare che sia il capitalista a godere di tutti i diritti riconosciuti dalla legge e a manovrare la maggior
parte delle leve politiche e istituzionali (grazie, in particolare, al comando sullo Stato).

Tuttavia, nel processo lavorativo, il capitalista è in ultima analisi dipendente dal lavoratore; è il lavoratore, infatti, che produce capitale sotto forma di merci
Read 5 tweets
14 Nov
«Gli ordinamenti istituzionali e le culture statali e burocratiche hanno qui un peso determinante. Nondimeno, le ondate di innovazione tendono a diventare più rapide, più compresse e più
speculative sotto la spinta del tasso composto di accumulazione del capitale e del bisogno
schiacciante di trovare nuovi sbocchi per l’assorbimento del capitale eccedente. Dove si svilupperà, quindi, la prossima bolla speculativa alimentata dall’innovazione? *In questo momento scommetterei sull’ingegneria biomedica e genetica*
è in questo campo che le grandi organizzazioni filantropiche finanziate da personaggi come Bill Gates e George Soros, che hanno in parte rimpiazzato lo Stato nel sovvenzionamento della ricerca, stanno concentrando le proprie attività), insieme con le cosiddette tecnologie
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14 Nov
«Nel caso di Malthus,l’obiezione centrale di Marx era che il capitalismo crea povertà attraverso le relazioni di classe e il bisogno pressante di mantenere un’eccedenza di lavoro impoverito da sfruttare in futuro.
Ma l’idea che i bassi tenori di vita siano da attribuire alle scarsità presenti in natura (anziché all’oppressione del capitale) trova di tanto in tanto nuovi sostenitori. Le spiegazioni di matrice ambientale erano all’ordine del giorno durante la crisi degli anni settanta
(l’influente saggio di Donella H. Meadows, Limits to Growth, fu pubblicato nel 1972 e la prima “Giornata della Terra” fu celebrata nel 1970); e non desta meraviglia che in occasione delle turbolenze economiche registrate a partire dal 2006 si sia fatto riferimento a una varietà
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14 Nov
Eutichis Bitzakis (15 ottobre 2011): “Bisogna creare un fronte popolare di salvezza nazionale; un movimento anticapitalista che leghi insieme il patriottismo e l’internazionalismo. Nel corso di questa alleanza potremo sciogliere i problemi delle finalità strategiche attraverso l
a creazione di alleanze più larghe e di azione comune”. Ed afferma l’economista Flora Papadede: “Il rifiuto del pagamento del debito e l’uscita dall’euro con la ricostituzione di una moneta nazionale non è per nulla una richiesta di sinistra che deriva da qualche considerazione
ideologica. E’ l’elemento fondamentale perché possa sopravvivere il Paese e il suo popolo”. E ancora aggiunge la Papadede: “Non basta oggi riaffermare davanti al popolo che le cose vanno male e che diventeranno ancora peggiori. Il popolo lo vede ogni giorno al lavoro, a scuola,
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14 Nov
Qui, dietro la formulazione incerta, c'è però una questione molto seria, a cui però esistono risposte ben note. Se il diritto si riduce a pronunce indiscutibili, cioè alla forza, collassa logicamente, ossia non è più riconoscibile come diritto.
Come ha scritto Ruiz Manero, "se ammettiamo che tutte le norme giuridiche – con la solita eccezione (le norme individuali) – abilitano gli organi giuridici a dettare norme di qualunque contenuto e attraverso qualunque procedimento, sembra ineludibile estendere questa
alternatività alla stessa identificazione dell’organo competente". Insomma, come diceva Rousseau, se il diritto si riduce alla forza, "ce mot de droit n’ajoute rien à la force" (Rousseau).
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