Alle ore 19:34 di quarantuno anni fa, un fortissimo #terremoto di magnitudo 6.9 colpì l'#Irpinia, una delle zone più sismiche di tutto il nostro paese. Da quel giorno l'intera geologia, sismologia e perfino l'intero sistema emergenziale italiano cambiò radicalmente. 👇🧵
L'epicentro esatto venne localizzato, dopo diverse ore, nella zona di Castelnuovo di Conza, un piccolo centro abitato che si trova al confine tra la Campania e la Basilicata. È proprio in questa zona che furono registrati gli effetti più gravi di questa complessa sequenza sismica
La scossa delle 19:34 venne avvertita in una vastissima zona del nostro paese, le segnalazioni dell'epoca arrivarono fino alla Pianura Padana verso nord e fino alla Sicilia nord-occidentale verso sud, un dettaglio che ci fa capire sin da subito la gravità di quel tragico evento.
Come abbiamo accennato poco più sopra, la maggior parte dei danni furono però concentrati tra Campania, Basilicata e Puglia, tre regioni in cui si registrarono decine e decine di centri abitati completamente rasi al suolo.
Tra questi, i più importanti furono quelli di Castelnuovo di Conza (SA), Conza della Campania (AV) e Balvano (PZ) tre località in cui crollarono la quasi totalità degli edifici cittadini, il che corrisponde al X grado della scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS).
Con una magnitudo così elevata, i danni provocati dalla scossa interessarono un'area molto estesa. Basti pensare che perfino a Napoli furono danneggiati oltre 7.700 edifici, alcuni dei quali crollarono completamente uccidendo ben 69 persone.
Ancora più a nord invece, nella zona di Carinola (Caserta), oltre 500 abitazioni subirono ingenti danni e due persone rimasero uccise.
Il bilancio finale fu catastrofico: 280.000 sfollati, 8.848 feriti e almeno 2.914 morti, un numero impressionante che fu sicuramente aggravato dalla lentezza dei soccorsi che arrivarono nelle aree epicentrali soltanto dopo diversi giorni.
Emblematico in questo senso fu la prima pagina pubblicata tre giorni dopo il terremoto dal quotidiano "Il Mattino" che intitolava a caratteri cubitali un "Fate Presto!".
La macchina dei soccorsi fu lenta e macchinosa per diversi motivi: all'epoca non era ancora nata la Protezione Civile, un servizio che negli anni successivi cambiò e migliorò in modo incredibile la tempestività dei soccorsi.
Inoltre i comuni più colpiti si trovavano in zone molto complicate da raggiungere già in situazioni normali, figuriamoci dopo un evento sismico di quella portata che ha contribuito a far crollare ponti, fatto franare pezzi di strada e di montagna
e in più ha danneggiato in modo irreparabile la maggior parte delle linee elettriche e di radiotrasmissioni che servivano per comunicare con le zone più colpite. La maggior parte di queste zone furono raggiunte dai soccorsi e dai volontari soltanto a cinque giorni di distanza.
Un'altra problematica da non sottovalutare era la mancanza di un istituto come l'INGV. In quegli anni infatti, non esisteva una sala di monitoraggio che potesse registrare e calcolare in modo tempestivo l'area epicentrale del terremoto per poter coordinare meglio i soccorsi.
Ciò fu aggravato dalla mancanza di una vera e propria rete di sismografi ed accelerometri che potesse fornire più informazioni in merito all'evento sismico, cosa che cambiò proprio a seguito di quella terribile catastrofe.
Nonostante tutti questi problemi tecnici comunque, il terremoto dell'Irpinia fu un evento davvero complesso da inquadrare e da studiare. Anche se lo chiamiamo "terremoto" infatti, quello del 23 novembre fu un evento multiplo.
Ovvero un tipo di evento sismico composto da ben tre terremoti di magnitudo compresa tra 6.4 e 6.6 (totale Mw 6.9) che sono avvenuti nell'arco di 40 secondi e che ruppero quattro segmenti di faglie differenti. È proprio per questo motivo che fu percepito molto a lungo.
Il terremoto dell'Irpinia fu anche anche il primo in Italia ad essere studiato grazie alla paleosismologia. La scossa creò infatti un rigetto della faglia in superficie alto ben 1.20 metri e lungo oltre 38 km, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto.
Il terremoto del 1980 fu un evento che cambiò radicalmente anche ciò che si pensava sul meccanismo che scatenava i forti terremoti appenninici italiani. In quegli anni infatti, si pensava che l'appenino italiano fosse una catena nata da un processo di compressione
l'esatto opposto di quello che risultò essere il meccanismo focale del terremoto dell'Irpinia, ovvero un terremoto di tipo estensionale.
Con quella terribile sequenza sismica insomma, i sismologi capirono che l’Italia centrale e meridionale si stava ”stirando” dal Tirreno verso l’Adriatico, teoria che fu confermata durante i terremoti di Colfiorito del 1997 e dell'Aquila del 2009.
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Esattamente 392 anni fa, il 16 dicembre 1631, il #Vesuvio generò una delle eruzioni più violente della sua recente storia. Stiamo parlando di un'eruzione sub-pliniana avvenuta dopo una lunga quiescenza durata circa 500 anni e che causò tra le 1.000 e le 14.000 vittime. 🧵
L'eruzione del 1631 fu preceduta da una moltitudine di precursori che iniziarono a manifestarsi piuttosto chiaramente a partire dalla seconda metà di novembre, ovvero una ventina di giorni prima dell'inizio della fase eruttiva.
Intorno a quel periodo, molti degli abitanti di Portici iniziarono ad udire dei rari ma improvvisi boati che si manifestavano con il cielo completamente sereno, un fenomeno che oggi potremmo ricondurre ad una probabile attività sismica di bassa magnitudo.
Alle 9:10 un nuovo #terremoto di magnitudo 3.2 è stato registrato nel Golfo di Pozzuoli, all'interno della caldera dei #CampiFlegrei. La scossa fa parte di un nuovo sciame sismico, l'ennesimo delle ultime settimane. I livelli sono ormai paragonabili alla crisi degli anni 80' 🧵
Nelle ultime settimane la sismicità è notevolmente aumentata. Gli sciami sismici sono ormai all'ordine del giorno, mentre le scosse di magnitudo pari o superiore a 3 vengono registrate quasi settimanalmente. Siamo ormai entrati nel vivo di una nuova crisi sismica.
Come si può vedere dal bollettino mensile dell'Osservatorio Vesuviano infatti, ad agosto sono stati registrati 1.118 terremoti, il numero in assoluto più alto dalla crisi sismica degli anni 80'. Tra poche settimane sapremo se il mese di settembre lo supererà o meno.
Come ormai già tutti sapete, nella tarda serata di ieri un violento #terremoto di magnitudo 6.8 è avvenuto nel cuore del #Marocco, dove secondo i primi bilanci si contano già 820 vittime e oltre 672 feriti. Si tratta del terremoto più forte della storia del paese 🧵
La scossa si è verificata lungo la catena montuosa dell'Atlante, un'area fortunatamente non densamente popolata che però si trova a soli 70 km di distanza da Marrakech, una delle città più popolose del paese. Lo scuotimento in quest'area è stato molto intenso dannoso.
A causa della sua intensità e profondità di 18 km, la scossa è stata chiaramente avvertita in tutto il Marocco, nella zona occidentale dell'Algeria e perifno in alcune aree della Spagna (Malaga, Siviglia, Isole Canarie) e del Portogallo (Lisbona, Faro).
A partire da questa notte, un corposo sciame sismico è in corso all'interno della caldera dei #CampiFlegrei, tra Pozzuoli e Bagnoli (#Napoli). In poco meno di 8 ore sono stati registrati circa 120 piccoli terremoti, il più forte dei quali ha avuto una magnitudo di 3.6. 🧵
Di queste 120 scosse, la stragrande maggioranza ha avuto una magnitudo molto contenuta (≤ 2.0) e soltanto 6 hanno avuto una magnitudo pari o superiore a 2 (2.0, 2.5, 2.0, 3.1, 2.5, 3.6 e 2.8). Per via della loro superficialità però, ne sono state avvertite tantissime in città.
Per via della persistenza dello sciame, una buona fetta della popolazione di Pozzuoli e Bagnoli è rimasta sveglia e (comprensibilmente) in ansia. Questo video per esempio, ci mostra lo scuotimento provocato dalla scossa principale di magnitudo 3.6 delle 6:18 di questa mattina.
All'alba del 21 luglio del 365 d.C. un violentissimo #terremoto di magnitudo stimata, a seconda degli studi, tra 8.0 e 8.5 si è verificato vicino #Creta, in Grecia, lì dove la placca africana si immerge al di sotto della microplacca egea. 🧵
Il terremoto del 365 è durato oltre un minuto ed è oggi considerato l'evento sismico più intenso avvenuto nel Mediterraneo in epoca storica. L'area in cui si è verificata la scossa, ovvero lungo l'arco ellenico, è una delle zone più sismiche dell'intero bacino.
In poche decine di secondi, la scossa ha provocato un sollevamento del suolo (e in particolare del fondale marino) di circa 8-9 m, un valore incredibile. Oggi possiamo ammirare i suoi effetti lungo l'antico molo di Phalasarna, un'antica città portuale di Creta.
Dopo un incremento della sismicità che è durata diversi mesi e che è culminata pochi minuti prima con un forte terremoto avvertito dagli abitanti di Torre del Greco, la sera del 15 giugno 1794 è iniziata un'importante eruzione laterale sulle pendici del #Vesuvio 🧵 1/12
L'eruzione è iniziata alle 22 con l'apertura di una serie di fratture eruttive localizzate a bassa quota sulle pendici nord-orientali e sud-occidentali del vulcano. Lungo queste ultime in particolare, si erano aperte almeno 6 bocche tra i 325 e 550 m di quota. 2/12
Queste bocche avevano iniziato ad alimentare una fluida e voluminosa colata di lava diretta proprio verso la città di Torre del Greco. Poco meno di cinque ore dopo, nel cuore della notte, la lava aveva già raggiunto e superato il perimetro delle mura cittadine. 3/12